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Cheli: la free press ci avvicina alla media dei lettori europei
L’ indice diventa 145 su mille, come in Francia

(di Silvia Lambertucci, Ansa)

(8 Agosto 2003) - L' editoria quotidiana italiana fa i conti con la crisi, con gli investitori di pubblicità che prendono il largo e soprattutto il numero dei lettori che rimane al palo, ben lontano dalle cifre vantate in Europa da Gran Bretagna, Germania e Francia. Eppure una speranza di riscatto anche per il Belpaese, rispetto almeno alle classifiche internazionali sulla diffusione dei quotidiani, c’è. E potrebbe arrivare, perché no, dalla giovane free press.A richiamare l'attenzione sul fenomeno in crescita dei giornali gratuiti, che in soli tre anni è arrivato a coinvolgere 14 città italiane, è l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che lo analizza nella sua relazione annuale. E avverte: il consolidamento e l'ulteriore radicamento della free press “è un elemento che potrebbe influenzare non marginalmente la dimensione e la composizione del mercato dell'editoria quotidiana”. Il perché lo dicono i numeri: solo nel corso del 2002, riporta l'Autorità (la stima e' ripresa da un tesi di laurea dell' Università La Sapienza di Roma) la diffusione dei quotidiani distribuiti gratuitamente avrebbe superato i 2,2 milioni di copie al giorno. Che già non è poco.

Lanciata solo tre anni fa e come fenomeno di importazione (il primo a uscire, il 3 luglio del 2000 a Roma, fu “Metro” della svedese Mtg) la free press vanta oggi ben 7 testate edite da editori diversi che distribuiscono in 14 città. E ha subito trovato terreno fertile, guadagnando in poco tempo un notevole numero di lettori. Tanto da convincere già nel 2002 anche due grandi gruppi editoriali italiani (Caltagirone e Rcs) a raccogliere la scommessa.

Il mercato tira, insomma, soprattutto perché - in totale controtendenza rispetto a quanto succede per i quotidiani tradizionali - è sostenuto da un buon andamento della pubblicità locale. Certo si parla ancora di cifre ridotte (gli oltre 53 milioni di euro di pubblicità raccoltinel corso del 2002 dalla free press - sottolinea l'Autorità – costituiscono poco più del 3% del totale degli investimenti pubblicitari sui quotidiani). Ma resta il fatto che per fare un esempio nel solo 2001 i ricavi pubblicitari incassati dalla free press si sono più che triplicati ( passando dal 16,4 a 53,3 milioni di euro), mentre quelli dei quotidiani a pagamento si sono ridotti del 6%.

Insomma: alla luce di questa realtà, suggerisce l'autorità guidata da Enzo Cheli, “andrebbe almeno ridimensionata la preoccupazione per la posizione occupata dal nostro Paese nelle classifiche internazionali sulla diffusione dei quotidiani”. Eprende in seria considerazione l'ipotesi, del resto avanzata da più parti, che nel nostro paese i giornali gratuiti stiano occupando lo spazio editoriale che in altri paesi è presidiato dalla stampa popolare. Tant'è, fanno notare i relatori, che “aggiungendo alla diffusione dei quotidiani a pagamento quella dei quotidianigratuiti si otterrebbe per l'Italia un indice di diffusione di 145 copie ogni mille abitanti e dunque un valore simile a quello della Francia (145) anche se ancora lontano da quelli di Gran Bretagna (300) e Germania (290)”.

Il primo risultato dunque, è l'aumento dei lettori, che non sembra siano transfughi dei quotidiani tradizionali: “la dimensione del mercato della free press - scrive l'Autorità - lascia intendere che questa tipologia di quotidiani si sia diffusa in larga parte in strati della popolazione che fino ad oggi consuma sporadicamente o per niente i quotidiani, definendo così una domanda aggiuntiva più che sostitutiva”. Ma da verificare, suggeriscono i ricercatori, c'è anche la possibilità che proprio la free press possa contribuire “sotto la spinta dell'esigenza di maggiori approfondimenti informativi, all'allargamento del bacino dei lettori di quotidiani a pagamento”. Un obiettivo che potrebbe essere perseguito ancora meglio, suggeriscono, con lo sviluppo della distribuzione diretta ( gli abbonamenti con consegna a domicilio e i distributori automatici) ma anche con l'allargamento della rete di vendita dei giornali. Una scelta, conclude l'Autorità, che la recente sperimentazione sembra proprio incoraggiare. (ANSA). 

Continua

INDICE

Introduzione

1) Un’ altra anomalia italiana
L’ esclusione dei quotidiani gratuiti da Audipress e Ads
Intervista ad Alexander Koeb

2) Metro, City, Leggo
Tre quotidiani per tre milioni di copie


Il popolo della free-press in Italia
1.738.000 lettori nel giorno medio
(Eurisko, 17 febbraio 2005 )

3) Sarà l’ era della free press?

Free press: City, Metro e Leggo, nuovi astri nella Galassia Gutenberg tra web e tv
di Micol Mazzeo

4) Se nessuno lo compra, perché tutti lo pianificano?
(Inserzione Publikompass per Metro)

Metro international: investiti 220 milioni di euro in dieci anni
Intervista a Pelle Tornberg, presidente e CEO di Metro international
(da Dagens Nyheter, Stoccolma)

5) Negli Usa la free press punta in alto
L’ Examiner diventa gratuito e consegnato a casa senza costi per sfidare il Washington Post
di Giuliana Ferraino

6) La rivoluzione della free press
(Megachip.info)


E ora tocca ai magazine, le bibbie del divertimento
Colorate e dalla grafica accattivante, le nuove pubblicazioni sono rivolte a un pubblico di giovanissimi
di Giovanna Canzi

7) E la Fieg?

Cheli: la free press ci avvicina alla media dei lettori europei
L’ indice diventa 145 su mille, come in Francia
(di Silvia Lambertucci, Ansa)

Rapporto Asig (Associazione stampatori giornali)
Nel 2003 l’ industria dei quotidiani flette ma cresce la free press

I Free papers non influiscono sui consumi dei quotidiani tradizionali

Un convegno Ifra
(novembre 2002)

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