<%@LANGUAGE="VBSCRIPT"%> <% Dim Repeat1__numRows Dim Repeat1__index Repeat1__numRows = 8 Repeat1__index = 0 Recordset1_numRows = Recordset1_numRows + Repeat1__numRows %> LSDI: Dossier
home pagechi siamocerca
Uomini e fatti
Mediacritica
Censura
gIORNALI & pERIODICI
rADIO & tV
Televisione
iNTERNET
fOTOGIORNALISMO
Giornalisti e Giornalismi
bLOG
dICONO dI nOI
pubblicità
documentazione
Formazione
Deontologia & Leggi
Libri

appuntamenti


dossier
SEZIONE
AGGIORNATA

Dossier Tv: l'anomalia italiana

Dossier free-lance
L'altra metà delle redazioni

Dossier Venezuela


Siti utili
Edicole nel mondo

Italia

Internazionali

Stati Uniti

Federazione Nazionale Stampa Italiana

Poster di Bowling For Columbine

Un’ altra anomalia italiana
L’ esclusione dei quotidiani gratuiti da Audipress e Ads
Intervista ad Alexander Koeb

In tutti gli altri paesi europei – tranne che in Italia – la diffusione dei quotidiani gratuiti viene considerata nelle ricerche ufficiali sulla diffusione compiute dai vari organismi di settore alla pari di quelli a pagamento. L’ ultimo paese a ‘sdoganare’ la free press e’ stata la Francia, dove la Europqnl’ Audipress d’ Oltralpe -, dopo un ricorso all’ Autorità per la concorrenza da parte di Metro, 20 Minutes e Ville plus, ha accettato di inglobare i quotidiani gratuiti nelle proprie indagini ufficiali.

“E’ dal 2001 che chiediamo all’ Audipress di avere lo stesso trattamento degli altri quotidiani – spiega Alexander Koeb, general manager di Edizioni Metro Italia, la società a cui fa capo l’ edizione italiana del quotidiano Metro. L’ ultima richiesta ufficiale risale all’ anno scorso e siamo ancora in attesa che questa anomalia venga sanata”.

D - Ma non potete rivolgervi ad altre istanze?

R – La decisione spetta a loro, sono i soci dell’ Audipress che possono decidere su quali soggetti fare le proprie ricerche di mercato.

D – Insomma vi sentite discriminati…

R – Noi viviamo di pubblicità ed è evidente che su questo piano la mancanza di rilevazioni ufficiali ci penalizza. Cerchiamo naturalmente di difenderci ed abbiamo fiducia che anche i clienti inserzionisti sollecitino Audipress e Ads a considerarci come tutti gli altri quotidiani.

D –Gli altri due quotidiani gratuiti nazionali diffusi in Italia fanno capo a gruppi editoriali che pubblicano anche giornali a pagamento: City alla Rcs e Leggo al Gruppo Caltagirone. Non ci pare che abbiano sollevato la questione Audipress…

R – In Italia l’ Audipress è stata costituita ed è tenuta in piedi dagli editori. Che così, paradossalmente, si autocertificano la diffusione. Ecco, un po’ di protezionismo c’ è.

D -Ma non si tratta di prodotti molto diversi fra loro?

R – Noi non siamo un fenomeno, ma un quotidiano come tutti gli altri. Abbiamo giornalisti regolarmente contrattualizzati, come gli altri quotidiani, che eleggono il loro Cdr. Il contratto che seguiamo è lo stesso. Quanto all’ impostazione la differenza è solo una questione di scala: le scelte che i nostri vertici fanno sono scelte in tutto e per tutto giornalistiche. E poi a volte è più difficile scrivere notizie brevi.

Comunque – aggiunge Koeb – in Italia c’ è anche un quarto settore della free-press (oltre a Metro, City e Leggo, ndr): se facciamo i conti con tutte le copie omaggio che i quotidiani a pagamento distribuiscono in giro arriviamo alla stessa tiratura di un giornale gratuito.

D – Ritiene che in Italia la free press sia ormai accettata? O viene ritenuta ancora editoria di serie B?

R – Guardi, noi facciamo business certo, ma il nostro lavoro ha anche un aspetto culturale. La free press sta creando dei nuovi lettori di giornali. Il 70% dei nostri lettori non leggono altri quotidiani: non sono lettori che noi sottraiamo ai quotidiani a pagamento. Ecco, senza di noi sarebbero lettori perduti.Io li chiamo così. E questo lo ritengo un aspetto molto importante.

D – Il futuro?

R – Viviamo di pubblicità e la concorrenza della Tv sul mercato pubblicitario ha un peso assolutamente anomalo. Ci dobbiamo battere per rafforzare la pubblicità sulla carta stampata e far sentire la nostra presenza. Sa com’ è? Se in una strada aprono due, tre, quattro barbieri, prima o poi tutti quelli che vogliono andare dal barbiere andranno in quella strada. Ecco, anche noi siamo aperti.

D – E per farsi la barba continueranno a venire anche da voi?

R – Guardi che fra tante lettere via e-mail che ci arrivano ce ne sono anche parecchie di lettori che scrivono: “ci piacete, saremmo disposti anche a comprarvi”.

Introduzione

1) Un’ altra anomalia italiana
L’ esclusione dei quotidiani gratuiti da Audipress e Ads
Intervista ad Alexander Koeb

2) Metro, City, Leggo
Tre quotidiani per tre milioni di copie


Il popolo della free-press in Italia
1.738.000 lettori nel giorno medio
(Eurisko, 17 febbraio 2005 )

3) Sarà l’ era della free press?

Free press: City, Metro e Leggo, nuovi astri nella Galassia Gutenberg tra web e tv
di Micol Mazzeo

4) Se nessuno lo compra, perché tutti lo pianificano?
(Inserzione Publikompass per Metro)

Metro international: investiti 220 milioni di euro in dieci anni
Intervista a Pelle Tornberg, presidente e CEO di Metro international
(da Dagens Nyheter, Stoccolma)

5) Negli Usa la free press punta in alto
L’ Examiner diventa gratuito e consegnato a casa senza costi per sfidare il Washington Post
di Giuliana Ferraino

6) La rivoluzione della free press
(Megachip.info)


E ora tocca ai magazine, le bibbie del divertimento
Colorate e dalla grafica accattivante, le nuove pubblicazioni sono rivolte a un pubblico di giovanissimi
di Giovanna Canzi

7) E la Fieg?

Cheli: la free press ci avvicina alla media dei lettori europei
L’ indice diventa 145 su mille, come in Francia
(di Silvia Lambertucci, Ansa)

Rapporto Asig (Associazione stampatori giornali)
Nel 2003 l’ industria dei quotidiani flette ma cresce la free press

I Free papers non influiscono sui consumi dei quotidiani tradizionali

Un convegno Ifra
(novembre 2002)

SCARICA IL DOSSIER IN FORMATO DOC PER WORD

SCARICA IL DOSSIER IN FORMATO PDF