IV - I controgolpisti

2 - I media comunitari

È interessante l'ultima notazione di Hernandez: attenzione, sul ruolo dei media commerciali - dice - c' è un equivoco. La "colpa" non è interna a loro, non è la loro natura. I media non sono enti autonomi, ma parte di una trama sociale, politica ed economica globale. Gustavo Cisneros, l'aspirante Berlusconi dei Caraibi, come lo definiscono a Caracas, è un tycoon anche dei servizi e dei beni di consumo. "Bisogna pensare a una politica generale per affrontare gli imprenditori che controllano i media".

Innanzitutto, aggiunge Sanchez, "la prima cosa da fare per attaccare i media commerciali" è "smascherare le manipolazioni che fanno. Per esempio, quando c'è una manifestazione a favore di Chavez, spesso trasmettono immagini di una strada vuota alle prime ore del mattino, come se fossero state riprese al momento della marcia... è accaduto molte volte a Globovision ".

"I media non mentono, preferiscono le omissioni - spiega ancora Sanchez -. Mostrare solo una parte della verità equivale a mentire. Ecco che cosa fanno. E questo è il modo con cui noi vogliamo riempire questo vuoto, mostrare l'altro volto dell'informazione. E anche andare nei quartieri popolari e nelle fabbriche, cosa che mai i media commerciali hanno fatto e mai faranno. In questo modo crediamo che si guadagnerà anche audience".

Gaby, dell'Associazione media comunitari del Venezuela, illustra in questa intervista al Laboratorio campano per la disobbedienza sociale il loro progetto: si tratta, in sostanza, di costruire il messaggio in un'altra maniera, o, ancora, costruire una piattaforma comunicativa che, dal basso, garantisca democrazia nella comunicazione.

In particolare, spiega Gaby (Appendice 22), "creiamo una figura che sono gli ECPAI (gruppi comunitari di produzione audiovisiva indipendente). L'idea è che ogni collettivo che fa i laboratori non lo fa perché vuole essere un cineasta individuale ma perché fa parte di un collettivo che deve lavorare insieme perché per produrre, per lo più senza soldi, devi stare insieme ad altri. A noi non interessa costruire una comunicazione dove non si consideri "l'altro", non ci interessa una produzione dove io sono "Catia" e parlo di me, di me e di me e non mi importa altro. Devi assumere di essere indipendente, non dipendi dalla televisione. La tv è un nucleo piccolo. Questo mezzo, come la radio perché il funzionamento è più o meno lo stesso, è come un marchio, una macchina che ti permette di riprodurre le tue idee. Però chi è che scrive un libro, chi lo distribuisce, chi è responsabile del libro, quello sei tu. E responsabile allo stesso modo (e questo abbiamo ottenuto di inserirlo nella legge) è che nella misura in cui i produttori sono indipendenti e responsabili di quello che dicono i mezzi non devono curarsi di quello che dicono gli altri".

 

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni