II - Il golpe e i media

6 - Chavez e la rivoluzione bolivariana

 Ma quale politica persegue il governo di Chàvez? Per quale motivo ha suscitato un'opposizione così violenta da parte dei privilegiati in Venezuela e da parte degli Usa? E per quale motivo Chàvez resiste nonostante da due anni ormai sia presentato sui media di tutto il mondo come un pazzoide che persegue sogni di gloria, isolato dal paese?

Una prima risposta può venire da questa analisi (di taglio marxista) di Jorge Martin, Venezuela, la rivoluzione a una svolta decisiva ( In difesa del marxismo n°6, 2003), che può essere letta integralmente nell' Appendice 9.

Chàvez - spiega Martin - assurge per la prima volta alla notorietà nel febbraio 1992, quando (era allora tenente colonnello dei paracadutisti) cerca con un colpo di Stato di mettere fine a trent'anni di egemonia del partito Azione democratica (Ad, socialdemocratico) e del Copei (democristiano).

Erano stati loro ad aver portato, in un paese produttore di petrolio, l'80% dei venezuelani sotto la soglia di povertà. La decisione di organizzare il golpe la prese poco dopo il 27 febbraio 1989, quando esplose lo spaventoso dramma del Caracazo. Allora, in risposta spontanea agli aumenti dei prezzi decretati dal governo del "socialdemocratico" Carlos Andrés Pérez, le masse dei ranchitos attorno a Caracas erano scese per le strade e il movimento dei militari "bolivariani", che Chávez organizzava clandestinamente da anni, non era stato in grado di reagire.

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Imprigionato e poi liberato, Chàvez è arrivato democraticamente al potere nel dicembre 1998. Una profonda riforma della costituzione, approvata con referendum nel dicembre 1999, ha preceduto la sua rielezione, il 30 luglio 2000.

Da allora il governo conduce quella che chiama la rivoluzione bolivariana: "Non è né socialista né comunista, poiché rimane nell'ambito del capitalismo, ma è radicale e provoca profondi cambiamenti della struttura economica", spiega il ministro della presidenza Rafael Vargas. Causando grande preoccupazione a Washington, Caracas vuole anche promuovere una politica petrolifera che permetta di mantenere il prezzo del greggio sopra i 22 dollari al barile, attraverso la rivitalizzazione dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec). Moltiplica le dichiarazioni contro la globalizzazione neoliberale e in particolare contro l'Alca (l'accordo commerciale proposto dagli Usa per l'America) mentre si dichiara a favore di un mondo multipolare, in opposizione alla pretesa egemonica degli Stati uniti.

Dopo le elezioni del dicembre 1998 i nuovi dirigenti si rendono conto delle enormi esigenze della popolazione in materia di sanità, di alloggi, di alimentazione. Così, sessantamila soldati hanno il compito di riparare gli ospedali, le strade, le scuole, di costruire ambulatori, di organizzare mercati popolari dove, grazie alla scomparsa degli intermediari, i prezzi sono più bassi del 30%.

 Secondo le Nazioni unite quando Chávez fu eletto l'80% della popolazione era povera. Poco più dell'1% dei proprietari controlla il 60% delle terre coltivabili, le cui immense superfici rimangono spesso abbandonate, mentre il paese importa il 70% del suo fabbisogno alimentare (a tutto vantaggio delle mafie della distribuzione). In questo contesto Chávez è riuscito a mantenere una crescita economica costante (attorno al 3%) dal 1999 al 2001, dopo che l'anno della sua vittoria elettorale l'economia era caduta del 7%. Di conseguenza la disoccupazione è passata dal 17,8% nel 1998 al 12,1% nel 2002. La serrata di dicembre-gennaio ha peggiorato considerevolmente i conti del 2002 e le prospettive per il 2003.

Il 27 febbraio 1999 viene avviato il piano Bolívar 2000 . "La data è stata scelta per commemorare il Caracazo del 1989 . L'esercito non ha più il compito di reprimere, ma partecipa al cambiamento . Conduce una guerra alla povertà, agente destabilizzante del sistema politico", sottolinea l'ex tenente Rafael Isea, che partecipò alla rivolta del 4 febbraio 1992. Nelle intenzioni originali il piano doveva durare solo sei mesi o un anno. Ma solo quando l'Assemblea nazionale avrà votato le leggi, quando il pubblico ministero e il difensore del popolo funzioneranno, quando i governatori e i sindaci risponderanno della loro gestione davanti alle assemblee popolari, il piano potrà dirsi concluso.

Anche se provoca malumori tra qualche ufficiale di grado superiore , il piano è considerato positivamente dai soldati e ovviamente anche dai civili, che ne sono i principali beneficiari . "Nell'ambulatorio costruito in piazza Gloria Patria sono stato operato di cataratta senza pagare nulla. Altri si sono fatti curare i denti", dice Gabriel, un operaio di Mérida. "Sono state distribuite medicine. Non si era mai vista una cosa del genere dai tempi degli adecos e dei copeyanos".

A questi servizi sociali si aggiungono programmi di lavoro temporanei. L'esercito censisce i lavoratori disoccupati e propone all'operaio o al giardiniere un lavoro che l'occuperà per tre o quattro mesi.

Dall'ottobre 1999 la Banca del popolo ha concesso più di 10.000 microcrediti per un investimento complessivo di 11,84 miliardi di bolivar; dall'ottobre 2001 al febbraio 2002 la Banca delle donne ha stanziato 2,92 miliardi di bolivar per aiutare 6.286 progetti. A Caracas nel quartiere 23 di Enero, grandi palazzi in cemento con una forte tradizione di lotta, il coordinamento Simón Bolívar sostiene il presidente mantenendo però un atteggiamento critico, segnala gli errori e denuncia una corruzione rimasta endemica. I suoi responsabili sottolineano comunque la presenza di uno spazio di partecipazione inesistente in passato. "Negli anni '80 e '90, siamo stati duramente repressi con decine di morti e di arresti. Con l'arrivo di Chávez il clima è cambiato, si comincia a respirare".

Il 13 novembre 2001, il presidente Chávez ha firmato 49 decreti legge, tra cui una legge sulle terre che stabilisce un'imposta sui latifondi improduttivi (o addirittura la loro espropriazione) e la concessione di appezzamenti di terra ai contadini. Inoltre, per assicurare loro un mercato, le mense scolastiche, gli ospedali e l'esercito privilegeranno questi produttori piuttosto che la grande distribuzione. La terza di queste leggi dichiara l'impossibilità di privatizzare la Pvdsa e conferma la necessità del controllo dello Stato sull'export petrolifero. La legge sulla pesca estende da 3 a 6 miglia la zona di protezione costiera in cui è permessa la pesca con lo strascico, proteggendo i pescatori locali e l'equilibrio biologico marino. Nell'immenso stato di Amazonas, con le sue diciannove etnie indigene, gli autoctoni sono stati direttamente associati alla redazione della costituzione, che amplia enormemente i loro diritti. Un'effettiva partecipazione politica ha permesso di portare i loro rappresentanti all'Assemblea nazionale, al posto di governatore dello Stato e alla carica di sindaco di diversi municipi. Adesso il 95% delle loro comunità dispone di elettricità.

La dignità delle persone passa attraverso i diritti sociali, in primo luogo la sanità e l'istruzione . Il ministro della Sanità, Gilberto Rodriguez Ochoa, che per tutta la vita ha esercitato come medico condotto, si è imposto quattro obiettivi: ristrutturare e modernizzare il ministero, in particolare per quanto riguarda la riduzione del personale e la lotta contro la burocrazia; rafforzare il sistema sanitario attraverso la creazione di centri ambulatoriali in cui i pazienti potranno essere curati; migliorare il servizio ospedaliero e, infine, cambiare strategia nella lotta alle malattie endemiche come la dengue, la malaria, ecc.

"Il nostro sistema era pieno di inefficienze", ammette il ministro.

"Un esempio era la priorità data agli interessi dei medici e degli infermieri rispetto a quelli dei pazienti. Così questi ultimi avevano perso qualunque rispetto e fiducia nei centri medici". Con il Plan Bolívar 2000 è stato avviato un programma di vaccinazioni completamente gratuito per combattere le malattie più comuni e l'esercito ha messo a disposizione due équipe che prestano attenzione sanitaria alle popolazioni più bisognose. La spesa pubblica nella sanità è arrivata all'8% del Pil nel 2002.

La riscossa della scuola pubblica, dell'edilizia e delle infrastrutture

 L'educazione è vitale per lo sviluppo sociale e il progetto delle "scuole bolivariane" prova ad assicurare il diritto all'educazione a tutti i bambini venezuelani. La Banca Mondiale ha accordato più di 30 milioni di dollari a questo progetto di educazione integrale. I bambini ricevono la colazione, il pranzo e la merenda, cure mediche e l'attività sportiva è obbligatoria. In tre anni, il governo ha costruito 900 nuove scuole e ne ha ristrutturate 3100. Sicuramente ci sono molti problemi non risolti, ma è un fatto che la percentuale del Pil destinata all'educazione è salita dal 3% al 6,8%. Tutto è gratuito, quando prima era normale far pagare ai genitori le tasse scolastiche.

Le famiglie non devono più pagare le tasse di iscrizione per i figli (la matricola, che si aggirava intorno ai 120 euro), e i direttori che non rispetteranno la legge rischiano ormai di perdere il posto. Ecco un primo modo per combattere il terribile problema dell'abbandono scolastico. Si stima in circa un milione e mezzo il numero di ragazzi che lasciano la scuola prima del tempo. Fino ad aprile dell'anno scorso la soppressione delle tasse scolastiche ha permesso l'entrata di 600mila nuovi studenti nel sistema dell'istruzione. Nelle scuole bolivariane l'alunno, nutrito direttamente nell'istituto scolastico, ha un programma di attività ben definito; il suo tempo è diviso tra l'istruzione (letteratura, matematica, storia, ecc.) e le attività culturali, sportive, manuali. Il governo desidera unificare il sistema scolastico e valorizzare la funzione della scuola aprendola durante il giorno agli studenti, e la sera ai cittadini e alla collettività. "Attenzione", osserva il ministro dell'istruzione, della cultura e dello sport, "non vogliamo dichiarare guerra alle scuole private. Tuttavia non nascondiamo la nostra intenzione di voler diventare competitivi, rimettendo in sesto una scuola laica di qualità".

Accanto a 20.000 scuole obbligate a fare i doppi turni (una metà degli studenti la mattina, l'altra il pomeriggio), vi sono 2.250 istituti a tempo pieno e altri 750 lo dovevano diventare entro il 2002.

Il Progetto "Simoncito" offre aiuto alla donna durante la gravidanza e dopo la nascita si prende cura sia del bambino che della madre. Ai quattro anni il bambino entra nella scuola materna.

Il Plan Caracas gestito dal comune tenta di migliorare i "ranchitos", i quartieri abusivi costruiti sulle colline attorno alla capitale. Gli abitanti stanno ricevendo il titolo di proprietà del terreno e della casa dove vivono, che costituisce il primo passo per dargli sicurezza nel futuro e bloccare la speculazione immobiliare.

Dal 1999 fino al settembre 2002, il governo ha costruito 92.000 case popolari con condizioni di acquisto agevolate (tasso fisso del 12% durante 20 anni). Si può paragonare questa quantità con le 65.000 case realizzate tra il 1989 e il 1998 dalla IV República).

L'autostrada José Antonio Páez nei Llanos è stata completata dall'esercito dopo quasi 20 anni di ritardo. Il secondo ponte sull'Orinoco è stato cominciato. Il ponte è stradale e ferroviario, collega il nord del Brasile col Mar Caribe. Il Venezuela è uno dei pochi paesi al mondo dove sono in costruzione contemporaneamente quattro progetti di metropolitana: a Caracas, Teques, Valencia e Maracaibo.

La rabbia della borghesia

Gli ambienti affaristici si scatenano contro l'orientamento "statalista" e "interventista" della nuova costituzione ; in particolare contro l'economia mista, la concessione della previdenza sociale alle madri di famiglia e ai cittadini di oltre sessantacinque anni privi di versamenti, il limite posto ai licenziamenti ingiustificati e la riduzione della settimana lavorativa ad un massimo di quarantaquattro ore.

All'inizio del 2002 comincia una campagna feroce in tutti i mezzi di comunicazione contro l'aumento della spesa pubblica e la "supervalutazione" del bolivar. La Banca centrale spende quasi 5 miliardi di dollari per mantenere il bolivar entro i valori di cambio col dollaro per controllare la svalutazione e l'inflazione conseguente. Infine, il governo si arrende per proteggere le riserve di valuta e gli imprenditori ottengono l'ambita svalutazione che avrebbe dovuto aiutare l'export.

Ma non si è visto il boom delle esportazioni, solo i guadagni degli speculatori. Con la scusa della svalutazione aumentano tutti i prezzi, perfino dei prodotti locali e i profitti continuano ad essere investiti all'estero. Fino alla promulgazione della legge sui prezzi massimi degli alimenti di base il governo controllava solo il prezzo della benzina che è fisso dal 1996.

La borghesia è arrabbiata con Chávez perché questo governo indirizza i grandi flussi di petrodollari verso i ceti più poveri attraverso il Plan Bolívar 2000, Il Banco del Popolo, la Banca della Donna e investe in molti progetti di infrastrutture nelle zone più povere. Dal 1999 più di 1,5 milioni di venezuelani dispongono per la prima volta di acqua potabile. L'acqua potabile è basilare per far uscire la popolazione dalla povertà, abbassare il livello di mortalità infantile (che è calato dal 21 per mille al 17 per mille), combattere le malattie diarroiche e incrementare la speranza di vita che nel 2000 arrivava a 72,9 anni rispetto ai 72,6 di prima di Chávez.

Nell'aprile 2001, quando Chávez chiede la formazione di "un milione di Circoli bolivariani " per sostenerlo, decine di migliaia di venezuelani, ognuno nella sua via, nel suo quartiere, rispondono con entusiasmo. In gruppi di 7-15 persone discutono sul futuro, sui bisogni più importanti, immediatamente comunicati alle autorità interessate. "È un mezzo per fare in modo che arrivino le risorse nei settori interessati", spiegano al centro di coordinamento dei Circoli bolivariani del municipio di Sucre, nella parte orientale di Caracas, "prima il destino della comunità era nelle mani di una minoranza di politici".

Attraverso la presentazione dei progetti e con gli organismi adeguati - Banca del popolo, Banca delle donne, Fondo di sviluppo della microimpresa, Fondo intergovernativo per il decentramento (Fides), - lo Stato comincia in questi anni a dotare queste strutture di mezzi importanti.

La legge delle terre

Un punto di svolta decisivo arriva il 13 novembre 2001, quando Chávez firma la legge delle terre, la legge sulla pesca e la legge sugli idrocarburi.

Immediatamente, una coalizione formata dai ceti benestanti - comprendente la Chiesa cattolica (rappresentata soprattutto dall'Opus Dei), l'oligarchia finanziaria, il padronato, la borghesia bianca e il vertice di un sindacato corrotto - e che pretende di rappresentare la cosiddetta "società civile" assieme ai proprietari dei grandi media moltiplicano la loro campagna contro il governo, mentre cresce a dismisura la fuga di capitali. Non c'è menzogna capace di far indietreggiare i media, che arroventano l'opinione pubblica ribadendo ossessivamente un'idea fissa: "Chávez è un dittatore"; e alcuni non esitano a definirlo "un Hitler", benché nel paese non ci sia neppure un detenuto per reati d'opinione; e martellano sempre con la stessa parola d'ordine: "Bisogna rovesciarlo!".

Il 10 dicembre 2001, per protestare contro queste "minacce al libero mercato", l'organizzazione imprenditoriale Fedecámaras, diretta da Pedro Carmona, organizza una serrata generale sostenuta dai media e dalla Confederazione dei lavoratori del Venezuela (Ctv). Organizzazione corrotta, cinghia di trasmissione di Azione democratica, la Ctv ha negoziato per anni i contratti collettivi al ribasso svendendo gli iscritti in cambio di qualche compenso per i suoi dirigenti.

 Il 5 marzo 2002 questo "dirigente operaio" stringe la mano a Carmona e, alla presenza della chiesa cattolica, firma con lui un Patto nazionale di governabilità che ha l'obiettivo di ottenere "l'allontanamento democratico e costituzionale" del presidente.

Senza programma, senza progetto, autoproclamatisi "società civile" ignorando cinicamente la maggioranza, che continua a sostenere il capo dello Stato, i quattro protagonisti - Fedecámaras, Ctv, Chiesa e ceti medi - ai quali si uniscono i media riconvertiti in partito politico, cercano di creare artificialmente una situazione di ingovernabilità.

Le continue dichiarazioni estremiste, le marce di protesta (seguite da contromanifestazioni ancora più massicce di sostenitori del governo) e la comparsa di quattro militari dissidenti che rifiutano pubblicamente l'autorità del capo dello Stato non riescono a far vacillare il potere.

La Petroleós di Venezuela Sa ( Pdvsa) , società per azioni che ha come solo azionista lo Stato anche se è gestita in realtà da un ristretto gruppo di una quarantina di dirigenti, la cosiddetta "nomina mayor ", è al centro dello scontro. Questi " generali del petrolio" dettano legge, applicano la "loro" politica, privilegiano gli interessi stranieri, violano le norme dell'Opec aumentando la produzione, vendono in perdita, indeboliscono l'impresa e ne preparano attivamente la privatizzazione.

Desideroso di rimettere la Pdvsa al servizio di un progetto collettivo, il governo prova a riprendere il controllo di questo settore strategico caratterizzato da un sistema fiscale alla deriva: rispetto a vent'anni fa, quando il 75% dei profitti era riversato allo stato (il 25% rimaneva all'impresa), si è passati oggi all'80% per la società e il 20% al fisco. Chávez nomina un nuovo presidente, Gastón Parra, e un'équipe dirigente. Ma con la scusa di una gestione più efficiente, della produttività, della redditività, dell'indipendenza di fronte alla "politicizzazione" imposta dal governo, i tecnocrati rifiutano queste nomine e invitano alla rivolta. I contestatori, tutti dirigenti di alto livello che occupano posti di fiducia, non possono per la natura del loro incarico invocare lo sciopero. Ma la cosiddetta "società civile" si schiera con loro. Sullo sfondo gli stretti rapporti tra la borghesia venezuelana e Washington.

 Dalla capitale Usa l'amministrazione di George W. Bush moltiplica gli attacchi verbali nei confronti del presidente "bolivariano". La sua freddezza nell'accettare la "lotta al terrorismo", in particolare contro la guerriglia colombiana, i suoi accordi militari con la Cina e la Russia , il discorso antiglobalizzazione e la sua "rivoluzione bolivariana" irritano sempre di più. Il 6 febbraio 2002 il segretario di Stato americano Colin Powell, in un discorso al Senato, mette in dubbio "che Chávez creda realmente alla democrazia" e critica le sue visite "a governanti ostili agli Stati Uniti e sospettati di sostenere il terrorismo, come Saddam Hussein o Muhammar Gheddafi".

Il 25 marzo Alfredo Peña, sindaco di Caracas e oppositore forsennato del presidente, incontra di nascosto le autorità americane. Qualche giorno dopo nel suo ufficio passano il presidente di Federcámaras Pedro Carmona e il vicesegretario generale della Ctv Manuel Cova, che a sua volta incontra i rappresentanti dell'Istituto repubblicano internazionale, tutti interlocutori ben noti per la difesa degli interessi dei lavoratori!

Per "difendere" la Pdvsa , dove 7 dirigenti sono stati licenziati e altri 12 messi in pensione, la Ctv e la Federcámaras chiamano a uno sciopero (in realtà una serrata), con un successo modesto su scala nazionale. A questo punto, con il pretesto che il governo potrebbe decretare lo stato di emergenza, fanno appello a partire dall'11 aprile allo sciopero generale a tempo indeterminato. Il generale Nestor González (destituito nel dicembre 2001) alla televisione, accusa il presidente Chávez di tradimento e chiede all'alto comando di agire. (segue in Appendice 9).

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni