l - I media come partiti

3 - Escualidos e antiescualidos

 I due gruppi, divisi dal più feroce astio sociale che sia mai esistito in Venezuela, all'odio aggiungono anche il dileggio reciproco. Un esempio fra gli altri mostra la carica di risentimento e profonda inimicizia - quasi antropologica - fra le due parti che si scontrano: gli oppositori del governo del colonnello Hugo Chavez vengono chiamati escualidos (un termine con significati diversi, che può suonare come squalidi - cioè della famiglia degli squali -, ma anche sporchi, ripugnanti, macilenti, rachitici . Ma loro, gli escualidos , hanno finito per rivendicare come un onore quella definizione.

ESCUALIDO
www.mipagina.cantv.net/antichavista/escualido.htm

Qualche giorno fa mia nonna mi chiese che cosa significava nella realtà il termine escualido e io, nella mia ignoranza, le risposi che era un attributo relativo agli squali, a un animale a sangue freddo, a un predatore, e che era per questo che l'Innominabile (Chavez, ndr) ci dava di escualidos e che, secondo lui e la sua IGNORANZA, tutti noi che ci opponiamo al suo ''ILLUSTRE REGIME'' siamo escualidos... Però la richiesta di mia nonna mi ha spinto a fare una ricerca più approfondita sul termine e in vari dizionari, fra cui il Larousse, e in Internet ho trovato questi risultati:

Il termine escualido, secondo i dizionari, ha tre distinti significati: 1) sudicio, ripugnante; 2) macilento, rachitico; e, infine, 3) sottordine di pesci clasmobranchi a cui appartengono gli squali, ecc. Che voleva dire Chavez quando chiamò escualida l'opposizione, compresi i mezzi di comunicazione? Forse voleva dire che tutti i suoi oppositori sono sudici e disgustosi? Non ci sarebbe niente di straordinario, visto che dal giorno in cui giurò davanti a un plotone di dignitari stranieri, e a milioni di compatrioti che seguivano in tv, ha usato il termine ''cupole putride'' per riferirsi ai due partiti che avevano governato per 40 anni il paese (las cuatro decadas de democracia puntofijista).

Quello che è sicuro è che non voleva dire squali. Perché questo sanguinario abitante dei mari tropicali ispira rispetto, e anzi terrore, e non è possibile che un eroe di mille battaglie, di così provata valentia e di coraggio senza limiti, possa ammettere di aver paura di quelli che stanno ''sull'altra sponda'' ( en la acera de enfrente , doppio senso, si usa anche riferendosi agli omosessuali, ndr).

Insomma abbiamo un ''PRESIDENTE'' che basa i suoi discorsi su insulti, mancanza di rispetto e parole molto ricercate come escualido, ma anche un po' più popolari, come escremento ( plasta ), con cui ha definito il Tribunale supremo. Lo stesso Tribunale che gli ha regalato un anno e mezzo di governo: era stata questa la sua ''torta'' ( parola che vuol dire torta e torto, ndr ). Certo è che davanti a un personaggio che dà di sudici e ripugnanti ai suoi oppositori, che cosa si può sperare quanto a valori e ideali? ... ammesso sempre che ne abbia...

I sostenitori di Chavez, da parte loro, si autoproclamano fieramente antiescualidos e hanno chiamato così un loro sito internet, diventato un punto di riferimento importante del fronte popolare filo-chavista.
www.antiescualidos.com
I nemici di classe - gli escualidos - sono talmente caratterizzati dalla antropologia popolare che, per esempio, su un altro sito chiave del movimento chiavista - www.aporrea.org - una signora, Ana Viloria, traccia addirittura un' analisi spietata dei Valori del bambino figlio di escualidos

I FIGLI DEGLI ESCUALIDOS
(www.aporrea.org/imprimir_doc.php?docid=4498)

Il bambino figlio di escualidos - fatte naturalmente le debite eccezioni - è quello che tutte le vacanze va a Miami o a Orlando, agli Universal Studios e a Disneyland. Gioca con i giochini elettronici e va al cinema al Sambil o al San Ignacio. Se paragona questi centri commerciali con le mall di Miami ovviamente queste utlime sono meglio. Vede solo tv via cavo in inglese perché deve praticare la lingua. Di solito parla del Venezuela come di merda, ''Il Venezuela è una merda'', dice. È piuttosto disgustato per essere nato qui e non in gringolandia. Paragona in continuazione il suo paese con gli Stati Uniti, ''lì non è come qua, è meglio'', ''Vedi questo? Lì negli Stati Uniti lo fanno meglio''. Generalmente ha dei parenti negli Usa, in qualsiasi caso lì si vive meglio.

È socio di qualche club. Quando cammina per strada (quelle poche volte) e vede qualcuno più o meno scuretto in volto si mette in allarme, di sicuro è un ladruncolo (choro ). Tutti quelli che vivono nei barrios son malandrini. Crede che l'unica soluzione contro la povertà sia ammazzarli tutti, ''questi tipi''. Le persone che vivono nei barrios sono sempre ''quelli delle bidonvilles'' ( cerreros) . Ha un computer sempre acceso e vive completamente immerso nei giochini violenti. Internet lo usa solo per chattare. Possiede cellulari ultimo modello per mandare messaggini agli amici. Soffre di stress perché suo padre ha delle grandi aspettative sul suo conto. Va nelle scuole private che hanno fama di essere le più esigenti. Punta ad essere il primo della classe, il migliore nello sport, il primo in tutto in modo che i suoi possano essere contenti e raccontare quale meraviglia sia il loro figlioletto e quanto sia esigente il collegio in cui sta -''pensate che mio figlio sta alle elementari e studia già le divisioni''(in classe/in classi, ndr).

Copia in tutto i ricchi dei film americani, vestiti, atteggiamenti, comportamenti. A scuola fa gruppo per sfottere quei compagni che considera più deboli (proprio come nei film americani). Compete con gli amici a chi possiede di più. Generalmente è intollerante, crede di poter risolvere tutto con la forza o lo scherzo. È poco critico. La donna che fa i servizi a casa sua è la cachifa (donna di servizio che di solito dorne anche in casa, ndr) e le urla sempre. Se non si trova qualcosa pensa immediatamente che è stata la cachifa a rubarla. Non è mai passato in un quartiere popolare. Non conosce Caracas occidentale. Non conosce la parola solidarietà e fratellanza.

Gli amici sono quelli che lo invitano al club e hanno il suo stesso livello socioeconomico. Di solito invidia quelli che hanno più soldi di lui. Se per caso questi amici non gli piacciono si deve sforzare per accettarli perché i suoi lo obbligano a fare così. Pensa che quando sarà grande vivrà all'estero, quasi certamente negli Stati Uniti. Sa esattamente quando è il giorno dell'indipendenza Usa ma non sa qual è quello del Venezuela. Celebra la festa di Halloween. Non capisce perché in Venezuela non ci sia il Giorno del ringraziamento. Quando gli si dice che nel suo sangue scorre sangue indio, negro o spagnolo, gli si dà la peggior notizia della sua vita e si sbatte per cercare fra i suoi antenati qualche tedesco, francese, americano, ecc. Pensa che la povertà sia un qualcosa di normale, che i poveri sono poveri solamente perché sono gente a cui non piace lavorare. I poveri desiderano solo rubare tutto quello che la sua famiglia si è fatta sudando. Tutti i poveri sono negri e brutti. Tutte le case dei barrios sono baracche. Se da qualche finestra di casa sua si vede un quartiere popolare, ci soffre e se qualche amico va a casa sua gli chiede scusa per quella vista, ''è l'unico neo di questa casa''. Tutto quello che hanno i poveri è rubato. Se nella sua zona conosce qualcuno che viene considerato povero e che riesce a comprarsi qualcosa, è convinto che se l'è rubato.

E così via (...)

Le persone che stanno educando i loro figli con questi valori sono gli stessi che lavorano in PDVSA (l'azienda petrolifera pubblica, ndr) o in varie altre istituzioni fondamentali per il nostro paese. Sono quelli che sono potuti andare all'università e ottenere un titolo. Se non si fa qualcosa, e speriamo che la gente dei nostri quartieri possa andare all'università, questi bambini continueranno a fare i medici, gli ingegneri, gli avvocati del futuro della nostra patria.

Dobbiamo cercare di fare in modo che queste persone abbiano degli altri valori fondamentali, che credano nella solidarietà, nel rispetto dei diritti umani, eccetera. Come? Non lo so, però credo che ci dovrebbe essere una precisa politica dello Stato. Io, da parte mia, quando vengo in contatto con loro cerco di metterci il mio granello di sabbia.

Ana Viloria

Nelle edicole "carta igienica"

Ancora un esempio. L'8 luglio 2002 - qualche mese dopo il fallito golpe - sempre su aporrea.org (che è il sito web dell' Assemblea popular revolucionaria , una delle principali voci del movimento bolivariano), un editoriale intitolato "Nelle edicole oggi regalano carta igienica" parlava di un servizio di El Nacional sulla tv comunitaria CatiaTv (la più nota emittente del fronte popolare) addirittura come di "merda mediatica". Al di là di questo aspetto, comunque, si tratta di un documento molto importante, che illustra in pochi tratti l'atteggiamento dei circoli bolivariani - strutture di base che partecipano e appoggiano la rivoluzione bolivariana - rispetto all'informazione.

NELLE EDICOLE OGGI REGALANO CARTA IGIENICA
(Aporrea.org - Assemblea Popolare Rivoluzionaria, 8 luglio 2002)
www.aporrea.org/dameverbo.php?docid=30

Nella loro esasperazione di finirla a tutti i costi con i media alternativi e popolari, i media corporativi hanno accentuato la loro insana aggressività. Oggi, domenica, la merda mediatica è finita tutta su Catia Tv attraverso il ventilatore di El Nacional.

Scopriamo con stupore che oggi l'amico edicolante ci offre una copia di El Nacional gratis, grazie della banca Banesco. Non abbiamo potuto rifiutare perché qualsiasi giornale è molto apprezzato dai nostri ragazzini quando devono fare i loro bisogni e da noi stessi quando scopriamo durante il lavoro che ci è finita la carta igienica.

In un articolo intitolato "Quattro ore di fronte allo schermo di Catia Tv", esperti di comunicazione che mai hanno messo piede in un quartiere popolare, descrivono quell'emittente in questi termini: "Catia TV non è una espressione della televisione comunitaria", "Catia Tv non è un mezzo alternativo di comunicazione", "Il materiale ricorda i video che diffuse Bin Laden dopo gli attentati alle Torre gemelle".

Criticano Catia Tv perché essa si è "apertamente identificata col progetto politico del presidente Chavez". Ma che per caso i media commerciali non si sono identificati con progetti politici, anche fascisti? "I media possono agire come opposizione" ha dichiarato Human Rights Watch, riferendosi alla stampa e alla tv golpista. Se nelle nostre comunità esiste un ampio schieramento a favore del processo di cambiamento guidato dal presidente Chavez, perché i media comunitari non possono farsi eco del sentimento della comunità, ignorato dai media commerciali?

Sono realmente leader comunitari? O dalla notte alla mattina si sono trasformati in un partito?, si chiede un esperto citato nell'articolo. E' quello che non capiscono i maledetti borghesi venezuelani che non hanno mai messo un piede a Catia Tv, e cioè che i movimenti popolari non sono controllati né da Chavez né dal MVR. Il governo nemmeno sa dell'esistenza di molti dei Circoli bolivariani vista l'inefficienza della burocrazia statale.

"Chi ci guadagna è Chavez" continua l'articolo. Con quale logica infantile si insinua la partecipazione del governo nella costruzione dei media alternativi, se nello stesso tempo questi ultimi vengono criticati per le evidenti carenze tecniche e produttive che sono proprie di uno staff giovane e composto di volontari? Forse che Chavez è tanto bestia da non potersi rivolgere a professionisti, pagarli un bel po' di soldi e dar loro una sede adatta per fare il loro lavoro? Cazzate signori. Ma le bestie non saranno allora quelli che non riuscirono a impedire che Chavez vincesse le elezioni e che ora non sanno come cacciarlo dal potere nonostante i milioni di dollari che hanno investito e l'appoggio del governo degli Stati Uniti?

L'affetto e l'ammirazione che il pubblico ha per Catia Tv, Radio Perola e altri media alternativi non potranno mai capirli i ricconi dalle loro comode poltrone. Per quanti cronisti possano mandare a Catia o in altre zone popolari, i borghesi di El Nacional e degli altri media golpisti non riusciranno mai a capire il sentimento e la realtà del popolo venezuelano. Questo sentimento e questa realtà la capiscono solo la gente del popolo come è quella che raccoglie Chavez. Per questo difendiamo lui e il processo di cambiamento che lui guida. Lo difendiamo malgrado tutti gli errori e gli equivoci, perché è un processo che ora come mai - specialmente dopo il 13 aprile - appartiene al popolo, ed è il popolo organizzato che la borghesia venezuelana teme, e non Chavez.

 

 

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni