IV - I controgolpisti

 

1 - Reporter di strada e media comunitari

 

L'altra faccia del golpe è il controgolpe e di fronte ai media privati, d'impresa, cominciano a prendere corpo e voce i media alternativi e comunitari . Primo fra tutti, come si è già visto nell'analisi di Narconews ("I tre giorni che sconvolsero i media") www.Aporrea.org , il sito nato dall'esperienza di un gruppo di militanti bolivaristi e antigolpisti impegnati nel volantinaggio filo chavez nei giorni dell' aprile 2002 e diventato il punto di riferimento principale del movimento.

Come si legge in questa intervista, che racconta come per loro il termine aporrear in quel contesto assunse il significato di controgolpire. Un nuovo termine del lessico venezuelano: aporrear come antiescualidos .

"Mettemmo quel nome - spiega Gonzalo Gomez, uno degli animatori del collettivo - per dire... facciamo un controgolpe, abbattiamo i golpisti, i cospiratori della destra, i settori economici forti, i fascisti, ma c'è anche una forte dose di critica verso quei settori pseudorivoluzionari che non mantengono una linea conseguente. Non solo rispetto alla linea editoriale di Aporrea, ma rispetto a quello che il popolo vuole: contro i corrotti, contro gli opportunisti...",

 

LA NUOVA VOCE DEL POPOLO IN VENEZUELA.
INTERVISTA COL COLLETTIVO APORREA.ORG

di Luis Gomez ( Narco News , 23 aprile 2003 )

 

All'alba dell'11 aprile 2002 il golpe era già in movimento. In quelle ore drammatiche un gruppo di militanti diffuse 100.000 volantini nei quartieri poveri di Caracas, chiamando il popolo venezuelano a concentrarsi intorno al Palazzo di Miraflores per bloccare "la marcia dell'opposizione appositamente preparata per l'operazione golpista". La marcia sfociò in scontri armati. L'opposizione al governo Chavez usò questo come pretesto finale per il fallito golpe che costò la vita di molte persone scese in strada in quei giorni per difendere il suo governante eletto democraticamente.

Il gruppo del volantinaggio, un collettivo che "si era cominciato a riunire proprio per contrastare l'offensiva cospiratoria golpista", rimase attivo anche durante le azioni del controgolpe nato dal popolo i giorni 12 e 13 aprile. I suoi componenti, che avevano cominciato a riunirsi per l'emergenza la sera del 10 aprile, sono "parte dei gruppi popolari, culturali e di impegno comunitario dei barrios di Caracas, comunicatori alternativi delle radio comunitarie, attivisti venezuelani della Fuera Bolivariana dei lavoratori, gente delle reti sociali popolari e progressiste che sono sorte nella capitale venezuelana".

Il loro nome? Assemblea popolare rivoluzionaria... o Aporrea, "che non coincide esattamente ma alla fine suona come aporrear , che per noi significa fare golpe... mettemmo quel nome per dire... facciamo un controgolpe, abbattiamo i golpisti, i cospiratori della destra, i settori economici forti, i fascisti, ma c'è anche una forte dose di critica verso quei settori pseudorivoluzionari che non mantengono una linea conseguente. Non solo rispetto alla linea editoriale di Aporrea, ma rispetto a quello che il popolo vuole: contro i corrotti, contro gli opportunisti...", spiega Gonzalo Gomez, uno dei componenti del gruppi di veri giornalisti che dà vita al sito internet alternativo più popolare e più ricco di informazioni sull'attualità in Venezuela e il suo processo di democrazia reale.

Aporrea.org "è diventata l'altoparlante del popolo, dei lavoratori, degli abitanti dei nostri barrios". A quasi un anno dal suo approdo su internet, il sito ha registrato quattro milioni di visite ("e forse anche tre volte di più, non è agevole registrare le visite da tutti i server", dice il webmaster Martin Sanchez). Tutto questo da parte di una equipe di volontari, che svolge il suo compito come un lavoro sociale, impegnato, per combattere "il circo mediatico imposto dai mezzi privati di comunicazione", per "servire come un veicolo di democrazia partecipativa" e per molti altri obbiettivi locali, internazionali e rivoluzionari... tutto questo in un mezzo di espressione, informazione, dibattito e diffusione di contenuti di interesse collettivo e di promozione culturale"... o, come si usa dire nella redazione di Narco News, Aporrea è una macchina da guerra al servizio delle masse.

Non li trattengo più. Via, facciamo parlare Martin Sanchez, Gonzalo Gomez, Greti Richardas, Ivan Gil e Miguel Hernandez, membri del nucleo storico, in una calda domenica, fra pesce e birra.

Narco News: come vi decideste a lanciare Aporrea.org?

Martin Sanchez: Siccome stavo studiando negli Stati Uniti, il giorno del golpe non avevo avuto nessuna notizia. Arrivava solo qualcosa da Univision ma era l'eco di quello che trasmettevano qui la stampa e le tv golpiste. Così fecero credere alla gente che Chavez aveva ordinato di sparare contro il popolo (l' 11 aprile), che Chavez si era dimesso, eccetera. Per questa mancanza di informazioni chiamai Gonzalo per sapere se sapeva qualcosa su quello che bisognava fare per denunciare la cosa, perché sicuramente ci sarebbero state persecuzioni contro i dirigenti popolari e sindacali. Come in effetti ci furono.

Golzalo mi disse subito di prendere contatto con le organizzazioni dei diritti umani negli Usa per avvertirle che stavano "tagliando" le radio comunitarie, che stavano facendo retata di leader popolari chiavisti e che si era insediato un governo fascista schierato contro le classi povere. Mi misi alla posta elettronica. Cercavo di informarmi sulla pagina di Antiescualidos, dove c'era qualche informazione su quello che stava accadendo... ma era poca roba, la pagina era molto lenta. Allora, visto che sono studioso di informatica, decisi che potevo usare la mia esperienza politica per appoggiare il gruppo che era sorto il 10 aprile, chiamato Assemblea popolare rivoluzionaria... Quando riparlai con Gonzalo gli dissi che i volantini del gruppo potevamo metterli in internet, una pagina per pubblicare documenti. Bene, a poco a poco, cominciarono a inserire altre cose. "Mandateci le vostre denunce", e la gente mandava per posta elettronica le sue notizie, le sue cose. Fu così che nacque, come un'appendice di Assemblea popolare rivoluzionaria. Ora è un progetto completo, indipendente.

Gonzalo Gomez: Qui, nei giorni prima e durante l'11 aprile, era nata questa istanza di coordinamento del movimento popolare, delle organizzazioni popolari di Caracas, che si era chiamata Assemblea popolare rivoluzionaria. Il nostro compito era di prepararci a resistere a quello che stava maturando per evitare il golpe. Allora l'obbiettivo principale a cui ci siamo dedicati è stato quello di organizzare per il giorno 11 una mobilitazione e fare una barriera popolare per impedire l'assalto a Miraflores, dal momento che il progetto della destra era lanciare le masse della classe media e dei settori privilegiati in una forte agitazione per dire poi che era stato il popolo a prendere il palazzo in modo che così sarebbero intervenuti i militari.

Successivamente il gruppo continuò a funzionare, ma questi sono organismi congiunturali, che nascono per affrontare specifiche contingenze. Il gruppo cominciò a diluirsi e la gente rientrò nei suoi spazi naturali. Da quello nacque l'Assemblea popolare rivoluzionaria de Coche, che è l'erede della nostra organizzazione. Ma la pagina web rimase, come strumento di contatto fra le organizzazioni popolari. E appena cominciammo a raccogliere informazioni, notizie, convocazioni, denunce, eccetera, si profilò in forma spontanea il fenomeno dei reporter di strada: gente che, per esempio, in una mobilitazione che c'era stata a Valencia (fu uno dei nostri primi reportage), una signora entrò in un Internet caffé e ci mandò una nota. A questo punto cominciammo a scoprire una nuova dimensione, a partire da qui Aporrea si è trasformata sostanzialmente in una agenzia popolare alternativa di notizie e in una casella postale aperta per il movimento popolare e per la classe lavoratrice, con un carattere ampio. Da quelli che difendono a spada tratta le posizioni di Chavez a quelli che difendono il processo rivoluzionario ma hanno istanze che vanno oltre, chiedono che vada più a fondo questo processo rivoluzionario ed esprimono critiche in positivo. È questo che sta funzionando ora...

Narco News: Quante persone lavorano da voi in questo momento? Gonzalo Gomez: L'equipe di base è fatta di sei-otto persone. Martin, per esempio, si occupa a tempo pieno della grafica, della programmazione e di tutto quello che ha a che fare col software, inserisce le notizie e ha un ruolo chiave nell'orientamento politico della pagina. Ma in tutto siamo molti, centinaia. Ci sono collaboratori che mandano articoli in maniera costante, informazioni da diversi luoghi, compresa gente che non conosciamo personalmente o che conosciamo solo dopo che ha svolto qualche lavoro per la pagina. È una specie di magma, una rete di persone in un lavoro volontario. Non è una cosa iperspecializzata, con una testa gerarchica che decide come si devono fare le cose. È qualcosa in più di un interscambio, che si va sviluppando con grande ampiezza.

Martín Sánchez: Ecco, tutto questo ci ha portato dei problemi. È complesso coordinare la gestione della pagina, gli orari. Ed è una sfida ora sviluppare una piattaforma software per i collaboratori che ci consenta di gestirli in modo efficiente. Per esempio i contatti, tutte le persone che vogliono collaborare o scrivono servizi.

A volte per esempio, io ho i miei files nel mio computer e gli altri non ce l'hanno... è un problema. Stiamo cercando di centralizzare questo tipo di cose in modo che tutti sappiano chi sono, per coordinare gli orari, ecc. Ma ci sono dei limiti: non abbiamo una sede fissa, non abbiamo una contabilità... è complicato coordinare per produrre qualcosa di coerente, per dare delle risposte. Aporrea è un qualcosa che la gente esige.

Se passa qualche ora senza che il sito venga aggiornato, immediatamente ci contattano e ci chiedono che sta succedendo. Molte persone pensano che siamo una fondazione che ha una sede o un ufficio, e che abbiamo persone al lavoro tutto il giorno.

Gonzalo Gomez: E si angustiano se non esce nulla in tutto il giorno...

Greti Richards: Ecco una cosa molto importante. La gente, poiché ha vissuto tutta quella campagna mediatica che dava angoscia, ha trovato nel nostro sito un modo per avere una stabilità psicologica. Una certa tranquillità. Tutti, quando ci contattano, dicono che si informano attraverso di noi, che è quella la stampa che seguono. Perché c'è un rifiuto per i media commerciali e vedono in noi una alternativa... Aporrea ha consentito di raccogliere notizie da ogni parte del Venezuela, perché la gente mandava foto e notizie... E ora è diventata una necessità.

 Narco News: A un anno dal golpe fallito, come valutate il ruolo dei media comunitari e alternativi nel Venezuela?

Greti Richards: Come un grande potenziale. Penso che c'è una grande quantità di risorse umane pronte per essere messe in gioco, ma il problema è avere la capacità di coordinare tutti questi sforzi.

Martín Sánchez: I media commerciali hanno paura della stampa alternativa. Lo testimoniano colleghi delle tv e delle radio comunitarie che nelle conferenze stampa vengono respinti e maltrattati dalla stampa commerciale.

Il quotidiano El Nacional, ad esempio, ha fatto un servizio sulla tv comunitaria Catia Tv lanciandole ogni tipo di critiche e di infamie. È veramente incredibile che una testata commerciale cominci ad attaccare una emittente comunitaria che ha pochissima presa sulla realtà ma che è un fenomeno in espansione e cerchi di frenarlo. Ci sono testimonianze di reporter di radio alternative che sono stati aggrediti da giornalisti dei media commerciali. Hanno veramente paura, perché ai canali di stato (Venezolana de Television, Canale 8) basta abbattere un traliccio per tagliare le trasmissioni, mentre alla stampa alternativa, che è una stampa comunitaria, che è come una guerriglia informativa, è molto difficile chiudere la bocca. Quando lotti contro un esercito organizzato, centralizzato, fai cadere la direzione e hai vinto la guerra, ma la stampa alternativa è qualcosa che sta dappertutto. Quindi, se rompi un fronte hai centinaia di altri media che vanno a coprire le notizie, e le notizie escono da ogni parte... Questa è la paura che hanno.

Gonzalo Gómez: I media alternativi hanno svolto e svolgono una grande funzione, ma sono comunque abbastanza marginali. Soprattutto perché la libertà di espressione è una questione concreta, ha a che fare col possesso dei mezzi tecnici, di locali, ecc. Per esempio nella Tipografia comunale vengono stampati una grande quantità di documenti delle organizzazioni popolari, a prezzi accessibili e così via. Ma quando si ha a che fare con radio e tv le cose sono molto più difficili, perché bisogna comprare trasmittenti, antenne, mezzi, ecc. Non ci possiamo paragonare con quelli che espropriano la nostra libertà di espressione perché hanno la proprietà materiale e formale dei grandi apparati.

Quando noialtri ci mobilitammo la sera del 13 aprile e corremmo a riprendere Canale 8, avremmo potuto andare più lontano, acquisire realmente queste televisioni commerciali e tenerle per il popolo visto che i golpisti le stavano utilizzando contro di noi. Se lo avessimo fatto, se ne avessimo dato la gestione ai lavoratori dei media, ai gruppi culturali, artistici... Avremmo costituito in Venezuela un controllo sociale dei mezzi di comunicazione. Che sarebbe l' espressione migliore di comunicazioni alternative. Ma senza dubbio proseguiremo in questa specie di guerriglia, con questi piccoli gruppi e nuclei, fino a quando potremo avere nelle nostre mani il potere dei media ed esercitare il controllo sociale. Per questo il nostro compito non è finito...

 Narco News: E qual è il primo obbiettivo da raggiungere sul fronte dei media commerciali?

Gonzalo Gómez : Mantenere il livello di mobilitazione contro di essi. Esigendo da essi una cosa, una rivendicazione molto concreta: il diritto di replica. (Un diritto che è garantito dall' articolo 56 della Costituzione venezuelana, ndr). Che ci diano un tempo uguale, o maggiore, a quello che dettero a Carmona, che dettero ai golpisti, che danno costantemente alla cospirazione. Se ci concederanno questo diritto di replica, sarebbe una replica infinita perché noi li incalzeremmo per il tempo necessario a risarcirci di quello che ci hanno tolto. E questo si può fare solo con la mobilitazione popolare.

Possiamo appoggiare i progetti di legge, come quello della Legge di responsabilità sociale, per dare degli strumenti allo Stato, uno Stato sensibile alle pressioni popolari, come non era in passato. Ora le multinazionali, a cui sono vicini i media, invece di essere attaccate sono esse stesse (come parte del capitale globalizzato) ad attaccare lo Stato. Dobbiamo quindi appoggiare questi progetti di legge, partecipare per ampliare e approfondire la partecipazione sociale e per andare molto più lontano.

Miguel Hernández: Alla base del ragionamento sul ruolo che hanno giocato i media commerciali si è radicata l' idea che il problema siano loro, la loro natura. Ma i media non sono enti autonomi, sono parte di tutta una trama economica globale. I padroni dei media sono padroni di altre imprese, di altre aree dell' economia. Gustavo Cisneros, per esempio, è proprietario di un importante canale tv, ma anche di radio e di tutta una serie di altre attività economiche nel campo delle comunicazioni, nell'area dei servizi e nei prodotti di consumo. Credo quindi che la questione non è solo il problema dei media, avere il controllo dei media. La questione è molto più complessa, è una lotta più globale e frontale all'insieme del sistema. Bisogna pensare a una politica generale per affrontare gli imprenditori che controllano i media.

Martín Sánchez: E in concreto, a proposito della domanda che hai fatto (come lotteremo), credo che la prima cosa da fare per attaccare i media commerciali sia smascherare le manipolazioni che fanno. Per esempio, quando c'è una manifestazione a favore di Chavez, spesso trasmettono immagini di una strada vuota alle prime ore del mattino, come se fossero state riprese al momento della marcia... è accaduto molte volte a Globovision. Ci sono state equipe di tv comunitarie che hanno seguito Globovision per vedere a che ora andavano a filmare... Dobbiamo fare cose come queste . I media non mentono, preferiscono le omissioni. Mostrare solo una parte della verità equivale a mentire. Ecco che cosa fanno. E questo è il modo con cui noi vogliamo riempire questo vuoto, mostrare l'altro volto dell'informazione. E anche andare nei quartieri popolari e nelle fabbriche, cosa che mai i media commerciali hanno fatto e mai faranno. In questo modo crediamo che si guadagnerà anche audience.

Miguel Hernández: Prima che lo facciano i media commerciali cerchiamo di rispondere. Ma è molto difficile per i media alternativi confrontarsi con il loro potere. È un compito molto arduo, ma dobbiamo portarlo avanti. E ci sarebbe da chiedersi qual è il ruolo che gioca lo Stato in tutto questo, qual è la sua politica comunicazionale, perché non ha una politica di sviluppo delle sue risorse tecniche. Insomma, lo Stato potrebbe sviluppare i suoi canali e le radio con l'appoggio popolare. E invece c'è una sconnessione... questa sarebbe una base importante per sviluppare il lavoro.

(la seconda parte dell'intervista, in spagnolo, in http://narconews.com/Issue29/articulo745.html )
Questa è la storia di uno di noi

 

 

 

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni