Lezioni condivise

Un post auto-celebrativo non è un bel post. Un post divulgativo potrebbe essere un discreto post. Un post che parla di noi in forma di servizio, è quasi impossibile da scrivere, ma ci proviamo. Come spiega la locandina qui a fianco, proviamo a riprendere in mano il nostro ultimo digitOnTour, aggiungendo informazioni, anche persone, e anche altri temi, oltre a quelli già affrontati nell’ultimo nostro tour formativo del gennaio di quest’anno, svoltosi a Bologna, Milano e Torino. Nell’epoca del tempo sospeso causa virus pandemico, noi qui a bottega, abbiamo provato a non fermare mai le macchine,  e ad andare avanti con gli studi e le ricerche. Ora inseriamo un nuovo tassello nella narrazione e rimettiamo fuori la testa –  anche se solo da remoto –  e ci spingiamo nuovamente sul campo, in attesa di sviluppi futuri. Prendendo a pretesto una delle convenzioni che abbiamo sottoscritto nel corso dell’anno con altrettanti atenei universitari, abbiamo messo in piedi assieme al professor Piero Dominici, sociologo dell’Università di Perugia, un set di “lezioni”, insieme ad alcuni “amici/sodali e colleghi” che collaborano – dentro, fuori, e intorno – a questo piccolo laboratorio di studi e ricerche che porta il nome di Libertà di Stampa e Diritto all’Informazione. L’inizio – manco a farlo apposta –  è stato tutto dedicato alla nostra materia principale di studio: il giornalismo. A intrattenere gli studenti del corso di Sociologia dei processi culturali e comunicativi è stato Marco Renzi, lo scorso 18 novembre, con una lezione di tre ore dedicata al giornalismo e alla sua evoluzione/involuzione nel passaggio dal mondo analogico a quello digitale. Martedì, mercoledì e giovedì prossimi, 24, 25 e 26 novembre, torneremo ad intrattenere gli alunni del professor Dominici con altre tre lezioni online tenute rispettivamente da Marco Dal Pozzo, Luca Corsato e Nicola Zamperini. Gli argomenti trattati saranno: lavoro e diritti (digitali); Google e  i dati;  e la disobbedienza (digitale). Tre temi caldi, e spesso affrontati  e studiati qui a bottega, anche assieme agli stessi relatori delle tre lezioni. Marco Dal Pozzo è poi uno di noi, un associato ad Lsdi, di lungo corso, ed anche uno dei nostri collaboratori più attivi. L’ingegnere delle tlc abbruzzese,  appassionato di giornalismo e di politica, nel corso dei suoi studi si è occupato recentemente di temi legati al mondo del lavoro e in particolare dei diritti dei lavoratori “digitali”. Grazie ai suoi studi, il nostro ultimo tour in presenza, è stato dedicato ai cosiddetti riders dell’informazione, ovvero ai giornalisti precari del presente, una massa sempre più consistente di professionisti e pubblicisti , che con il loro lavoro – quasi sempre – sottopagato e non tutelato –  riempiono le pagine e i siti, dei maggiori – ma anche dei minori –  organi di informazione del Bel Paese. Nel corso dell’anno Dal Pozzo ha aggiunto studi e nuove ricerche al suo filone di approfondimento sul tema,  e martedì prossimo 24 novembre, li racconterà agli studenti del corso di Comunicazione Pubblica dell’Università di Perugia, assieme al professor Dominici.  Tutte le lezioni –  solo online e a distanza come previsto dagli obblighi di legge –  sono aperte a tutti, non solo agli studenti dell’ateneo perugino, e visibili in rete  sulle pagine degli account dell’ateneo dentro i principali social.  Ma vediamo un pò più da vicino queste tre giornate di lavoro sul campo a partire dalla lezione di Marco Dal Pozzo:

 

 

Partendo dai suoi ultimi studi sulle differenze fra lavoro analogico e digitale e sulle conseguenti difformità  nei diritti dei lavoratori analogici e quelli digitali,  Marco Dal Pozzo ci accompagnerà in un breve viaggio su tema a partire dalla forma principale del lavoro dell’uomo in ogni tempo dell’antichità: la schiavitù, fino al lavoro “industriale”, confrontando le catene di montaggio della prima industria automobilistica moderna, con le catene di montaggio – o forse sarebbe meglio dire di sfruttamento selvaggio – imposte dall’industria digitale, dove i diritti dei lavoratori sono andati via via scomparendo, lo stesso tempo libero è diventato un miraggio, e dove lo sfruttamento sistematico “dell’oggetto uomo”, sembra non avere mai fine. Come accade nei magazzini delle techno-corporation dove le cose vengono riposte secondo il “disordine programmato e programmabile dell’intelligenza artificiale” e non un ordine umano, per poter avere il pieno controllo  degli operai umani in ogni istante del loro turno di lavoro. Controllati secondo dopo secondo e incapaci di gestire anche un solo passo dentro all’azienda  senza che sia loro impartito un qualche tipo di comando. O come accade per i cosiddetti “liberi professionisti” della consegna a domicilio, o del trasposto di persone o cose, o ancora per i “turchi meccanici”, della tastiera. Veri e propri nuovi schiavi del lavoro, senza diritti riconosciuti, e senza tutele di nessun tipo, ma soprattutto senza una pratica lavorativa consolidata, un mestiere, qualcosa di cui essere fieri e propalatori.
Partendo dall’osservazione della piramide di Maslow, e adattando questo strumento di studio alle esigenze dei lavoratori del presente – oggi appesantiti, o migliorati, chi può dirlo – dall’obbligo ad essere smart worker; Dal Pozzo ripercorrerà assieme agli studenti il percorso storico delle varie forme di lavoro e i conseguenti cambiamenti nelle forme di tutela degli addetti di alcune categorie professionali più moderne ed “evolute”,  –  le virgolette sono un obbligo – del nostro presente.
Chi e cosa sono costoro:  imprenditori? Dipendenti? Qualcos’altro? Cosa sta accadendo sul piano normativo in Italia, in Europa, e in America? Bastano/basteranno nuove norme, o serve una riflessione culturale più ampia per comprendere i cambiamenti sociali che l’introduzione di questi lavori ha portato con se? Quanto si è impoverita, e si va ancora impoverendo e imbarbarendo,  la nostra società, accettando questo specifico modello di lavoro? Queste sono solo alcune delle molteplici domande da cui prenderà spunto  la lezione del nostro associato Marco Dal Pozzo, martedì prossimo 24 novembre.

 

 

Sul ruolo delle meta-nazioni digitali e in particolare di una delle più imponenti OTT del pianeta, indugerà il secondo relatore/amico/sodale, impegnato nel ciclo di seminari di approfondimento che terremo in questi giorni all’Università di Perugia. Il secondo relatore, a partire dalle ore 14 del 25 novembre,  per il corso di studi di Sociologia dei processi culturali e comunicativi del professor Piero Dominici, sarà il manager dei dati – ma anche artista e pittore veneziano –  Luca Corsato.  Il data manager impegnato da anni in progetti pubblici e privati sulla realizzazione, gestione e sfruttamento degli archivi analogici e digitali; osservando e analizzando il modello di business di Google, proverà a spiegare ai partecipanti alle tre ore di lezione, come funzionano “veramente” i giacimenti di  dati in questa nostra società dell’informazione.  Del resto è proprio costruendo un percorso di apprendimento sul funzionamento di un motore di ricerca – uno a caso – e  poi su come il relativo agglomerato di algoritmi determina  l’attività di ricerca dei dati in rete da parte di Google,  che gli studenti potranno entrare con i giusti elementi nel complesso mondo dei dati, e della loro comprensione e decodifica.  Se “i dati non sono dati di fatto”, come spiega molto bene proprio il professor Dominici in uno dei suoi ultimi libri: “dentro la società interconnessa”,  forse anche  il vaticinio di Chris Anderson di una dozzina di anni fa che prometteva che: “con un sufficiente quantitativo di dati i numeri parleranno da soli” andrebbe rivisto e ridiscusso.  Il documento digitale – il file –  che contiene tutto il testo della Bibbia pesa poche decine di kb,  mentre la foto di un dolce appena sfornato e  che posto sul mio account social,  può pesare 10, ma anche 100 o 1000 volte di più. La foto è pesante ma contiene pochissime informazioni rispetto a quelle presenti nel testo sacro, contenuto in un file molto più leggero.  Pensiamo all’epidemia di Covid 19, ai dati raccolti e alla loro efficacia. Come funziona il tracciamento e come dovrebbe funzionare. Quali sono i dati utili, come debbono essere raccolti, e come possono essere catalogati per fare in modo che siano davvero utili, e possano contribuire a fornirci utili strumenti per contenere il contagio e combattere l’epidemia?

 

Come spiega molto bene il giornalista e scrittore  Nicholas Carr  nel suo libro “la gabbia di vetro” parlando proprio di dati e complessità:
“Il mondo moderno è sempre stato complicato. Frammentato in ambiti specializzati di capacità e conoscenze, vincolato a sistemi economici e di altro tipo, esso scoraggia qualsiasi tentativo di comprenderlo nella sua totalità. Ma adesso è la complessità stessa a restarci nascosta, in un grado molto superiore rispetto a quanto ci sia mai capitato in precedenza. Essa sembra scomparire dietro l’artefatta semplicità dello schermo, con la sua interfaccia facile e scorrevole. “Complessità elettronica occulta” l’ha definita il politologo Langdon Winner.

 

 

 

Disobbedire con intelligenza e lucidità per vivere meglio questa nostra epoca. Questo il tema che il 26 novembre ancora una volta a partire dalle 14 e anche in questo caso per gli alunni del corso di Sociologia dei processi culturali e comunicativi del professor Piero Dominici, e tutti coloro che vorranno collegarsi online – le lezioni universitarie, in presenza o da remoto, sono pubbliche e ad ingresso libero – in questo tempo di pandemia; svilupperà  il collega giornalista e scrittore Nicola Zamperini –  anche lui sodale al nostro gruppo da tempo,  relatore dei nostri eventi live digit –  e autore del “manuale di disobbedienza digitale”. Per chiudere il trittico di lezioni della settimana: Nicola, proverà a spiegare ai ragazzi, e a tutti coloro che decideranno di intervenire, come fare ad essere “liberi”, dentro questo universo sempre più predeterminato e a senso unico che sta diventando il mondo digitale – tutto il nostro mondo sigh! – esercitando alcuni semplici e salutari comportamenti di disobbedienza alle “regole”, o meglio alle “presunte regole”, che – non si sa per quale motivo –  alcune aziende – vedi alla voce OTT –  hanno la facoltà di imporre, e soprattutto, hanno la piena e assoluta autorità di emettere e far rispettare a noi tutti,  molto di più e oltre le “vere” autorità costituite, e più o meno democraticamente elette.

 

 

 

Una parte della chiacchierata online sarà dedicata all’esame di alcune delle 100 regole di disobbedienza digitale che  Zamperini propone in coda al suo volume, come ad esempio:

 

 

Navigate liberamente per il web fuori da Google e da Facebook, rimbalzando di sito in sito.

 

oppure

 

 

Prima di scattare una foto pensateci e ripensateci. Prima di pubblicare una foto pensateci. Prima di pubblicare una foto
ripensateci.

 

o ancora, a proposito di OTT:

 

 

Dite con regolarità ad Amazon che i suggerimenti di nuovi acquisti non sono stati utili.

 

 

La cultura, la conoscenza dei meccanismi che governano il mondo digitale, la consapevolezza di come i nostri comportamenti siano studiati, osservati, valutati e poi sfruttati in ogni modo possibile da parte di compagnie private che hanno come unica finalità il proprio profitto e non il bene comune; saranno una parte fondamentale della lezione di Nicola Zamperini. del 26 novembre,  in cui un’attenta riflessione sarà dedicata alla memoria, agli archivi digitali e alle nuove professioni del mondo digitale.

 

 

Speriamo di avervi con noi in questi tre appuntamenti, grazie di essere arrivati fino a qui,  e alla prossima. ;)