Dopo la chiusura di Owni tensione in Francia intorno alla stampa online

Owni1 La chiusura di Owni.fr ha riportato in primo piano la questione della fragilità delle testate digitali indipendenti e i rischi per l’ informazione giornalistica di finire sotto il controllo di strutture finanziarie senza alcuna radice nell’industria editoriale. Ci eravamo occupati della vicenda il 13 dicembre, qualche giorno prima che il sito di informazione francese venisse chiuso: ora torniamo sull’argomento con un ampio articolo in cui Andrea Paracchini, giornalista italiano che lavora a Parigi, approfondisce la vicenda, spiegando come e perché è stata cancellata una straordinaria esperienza di giornalismo digitale.

 

Recentemente davamo notizia delle difficoltà attraversate da Owni.fr, innovativo pure player transalpino. Sotto la minaccia della chiusura, la redazione lanciava in quei giorni una riflessione pubblica attraverso una pagina wiki, un sondaggio e un hashtag, #OWNIoupas (Owni o no?), per trovare un nuovo modello economico e continuare l’avventura. Non sono bastati gli oltre 2.000 messaggi di sostegno.

 

Il sito d’informazione Owni.fr ha chiuso i battenti venerdì 21 dicembre dopo la dichiarazione di cessazione dei pagamenti e l’apertura di una procedura di liquidazione giudiziaria. Così ne dava l’annuncio su twitter uno storico giornalista della redazione:

 

 In una democrazia divenuta fluida, un media in liquidazione è per forza precursore @OWNI, #ThatsAllFalks

 


Un laboratorio d’ innovazione

 

Precursore Owni lo è stato in tutto, sin dalla sua nascita nel 2009. Inventando un’applicazione per orientarsi fra le centinaia di migliaia di cablogrammi divulgati da Wikileaks, Owni è stato pioniere del data-journalism in Francia. Con una cartografia ed un’applicazione interattiva fra le più complete mai viste sullo sfruttamento del gas di scisto, Owni è diventato nel 2011 il media di riferimento per tutti i movimenti di opposizione al fracking in Francia. E’ di pochi mesi fa poi l’ultimo colpo messo a segno da Owni: il veritometro.

 

Owni2

 

 

Insieme alla rete televisiva privata i-Télé, Owni si è messo a verificare una ad una le affermazioni dei candidati alla presidenza del paese nel corso delle loro apparizioni televisive. Un esempio di fact-checking applicato al discorso politico che ha fatto scuola in Francia. Se ancora qualcuno dubitasse della qualità di questo “oggetto web non identificato”, basti ricordare che il sito ha ricevuto per due anni di fila il riconoscimento di “miglior sito d’informazione on line in lingua non inglese” dall’ONA.

 

 

 Ma allora perché Owni è fallito?

 

Nato come “vetrina” di 22mars, un’agenzia di servizi e applicazioni web e concezione di social media, Owni pubblicava articoli gratuiti in creative commons senza prendere un euro di pubblicità. Chapeau! Per sopravvivere però la redazione dipendeva integralmente dai proventi della casa madre che faticava non poco a convincere gli investitori a credere nel progetto. Ci è voluto un anno, fra 2010 ed estate 2011, perché 22mars riuscisse a rafforzare il suo capitale.

 

Proprio quando Owni sfornava le sue migliori perle e non smetteva di aprire nuovi blog e rubriche. E attirava sempre nuovi talenti nella sua orbita: 30 dipendenti stipati in un simil open space mansardato nel centro di Parigi, assunti a tempo indeterminato con salari compresi fra i 2 000 ed e 4 000 euro al mese. Un’allegra banda di amici, una famiglia, un laboratorio aperto. Un sogno costoso. Per permettere alla redazione di raggranellare qualche euro si tenta la vendita di ebook, ma il mercato francese non era e non è tuttora maturo. Lo stesso vale per le apps.

 

Quando allora nel maggio scorso 22mars decide ribattezzarsi in Tactilize e separarsi da Owni che diventa una società autonoma, Owni SAS, è subito emergenza. La nuova società, che inghiotte 90 000 euro al mese, deve imparare a nuotare da sola. A tenerla a galla con un assegno da un milione e mezzo di euro ci pensa Eric Series col suo fondo d’investimento Avenport, già azionista. Ma mentre la redazione, sempre più divisa al suo interno, riflette ad un nuovo modello economico, l’uomo d’affari, in totale discrezione coltiva le sue idee.

 

E’ così che a dicembre i dipendenti di Owni sono informati di un piano di ristrutturazione brutale: licenziamento di 13 dei 17 dipendenti, quasi tutti i giornalisti, e trasformazione del sito in agenzia di servizi web, ben più redditizi, che andrebbe a fondersi alla rivista Usbek & Rica. La redazione si allerta e lancia l’appello riportato da LSDI. Ma qualche giorno dopo Eric Series getta la spugna e stacca la spina lasciando i giornalisti in uno stato d’animo a cavallo fra l’amarezza e il sollievo per la fine di una situazione di tensione che durava ormai da troppo tempo.

 

Nelle parole di Sylvain Lapoix, storica firma di Owni intervistata in dicembre da CaféBabel, c’è l’ammissione forse più difficile da intendere per chi ha creduto in Owni.

 

Il vero problema del giornalismo di dati è il suo business model… perché non ne ha uno. Dal punto di vista economico è molto costoso perché i data giornalisti hanno delle competenze molto rare. […] Farlo può voler dire mobilitare una squadra con competenze costose per diverse settimane per produrre un solo articolo, cosa che non è assolutamente redditizia. […] La nostra vicenda mostra che persino in un contesto di frenesia capitalistica in cui gli investitori si precipitano per acquistare l’ultima «star», un media non ha un valore sufficiente sul mercato per poter scommettere su un modello economico da start-up.”

 

 

Tensione attorno alla stampa on line

 

Un finale di 2012 a tinte fosche per la stampa on line d’oltralpe. Mentre il mook 100 % cartaceo XXI, forte del suo insolente successo di vendite e critica, si permette di pubblicare un duro j’accuse contro il giornalismo on line come non se ne sentiva più da anni, il Syndicat de la Presse Indépendante d’Information en Ligne (Spiil) si appresta a vivere il periodo più difficile della sua breve vita.

 

A dicembre ha perso infatti non soltanto Owni, ma anche uno dei suoi membri fondatori, il noto pure player Rue89, che abbandona bruscamente l’organizzazione. All’origine della decisione, il contenuto del manifesto che il sindacato aveva pubblicato in ottobre in cui, fra le molte rivendicazioni, chiedeva la soppressione pura e semplice delle sovvenzioni pubbliche alla stampa. Inaccettabile per Claude Perdriel, alla testa dell’omonimo gruppo che possiede il Nouvel Observateur e che proprio un anno fa ha acquistato Rue89. Ancora una volta, una questione di soldi.

 

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* Sulla chisura di Owni.fr i giornali mainstream hanno riportato i lanci AFP, con qualche minima integrazione, tranne alcuni (penso in particolare alla rubrica Ecran di Libération) che si sono dilungati un po’ di più, hanno intervistato ex dipendenti., ecc.

Per quanto riguarda i sindacati, il SNJ della CGT ha sottolineato soprattutto :

– la fragilità del modello economico di Owni, sito gratuito e senza pubblicità ;

– il rischio per tutti i media, siano essi on line o cartacei, di essere controllati da finanzieri il cui unico obiettivo è quello di generare profitti.

E ha sottolineato l’ urgenza di una legislazione sullo statuto di “impresa di stampa” e sull’ indipendenza delle redazioni

 

Alcuni aspetti finanziari della vicenda sono in questo articolo della Tribune. (a.p.)