iPad, molte applicazioni non sono ancora un granché

Gli editori sono riusciti a convincere molti utenti che il contenuto ha un valore che bisogna pagare, ma devono assicurare che la qualità dei prodotti giustifichi la spesa – Lo segnala su AdAge.com Rebecca McPheters,CEO della McPheters&C (a cui fa capo il servizio iMonitor per analizzare e tracciare app  per tablet) in un articolo in cui fa il punto sul processo di migrazione delle edizioni online delle varie testate sui dispositivi mobili – iMonitor ha analizzato oltre 5.000 app editoriali, ma i risultati non portano buone notizie: il 30% di esse ha qualche difetto

 

Magazines and Newspapers Need to Build Better Apps

di Rebecca McPheters

(traduzione a cura di Claudia Dani)
Nonostante sia ancora presto per il completamento del processo di migrazione, pare che  iPad e gli altri tablet siano cosa molto positiva per il giornalismo e possano permettere agli editori di monetizzare i loro contenuti,  evitando i costi necessari per la stampa e la distribuzione dei media tradizionali. E si sono dimostrati ottimi anche per i lettori, offrendo la comodità di avere sempre con sé ciò che si vuole leggere, anche al buio.

Le migliori app forniscono servizi aggiuntivi ai loro lettori.  Rendeno semplice la condivisione di articoli attraverso e-mail e social media o permettono di trovare e acquistare prodotti personalizzati e alcune di esse, in caso di disabilità, offrono anche caratteri di grossa dimensione e l’ ausilio dell’ audio.

Ma esiste un grosso problema che minaccia di limitare le opportunità degli editori. Fra le oltre 5000 app per iPad analizzate dal servizio IMonitor di McPheters&Co, fin da aprile 2010, molte, semplicemente,  non funzionano bene.
Dall’ estate del 2010 circa il 45% delle app che abbiamo analizzato hanno rivelato malfunzionamenti significativi. Questa percentuale sta diminuendo, ma non abbastanza velocemente,  i nostri studi mostrano che circa un terzo di tutte le app visionate ha ancora qualche serio difetto.

Il problema maggiore riguarda l’ autenticazione degli abbonati alla versione cartacea.  Errori di login in cui l’ app non riconosce abbonati già esistenti. Questi errori ricorrono per almeno metà delle pubblicazioni fra quelle che offrono la versione digitale gratuitamente a chi è già abbonato.

 

Ma ci sono anche altre questioni. Pagine, video e audio possono non funzionare, i link possono essere sbagliati, l’ audio in alcuni casi non si spegnerà lasciando agli utenti la sola scelta di chiudere la pagina o essere costretti ad ascoltare contro il loro volere. Crash inaspettati sono comuni. Il download continua ad essere un problema per molte app in particolar modo quando gli utenti vorrebbero scaricare tramite connessione 3G o senza connessione veloce.

Secondo Mike Haney, chief  product officer per Mag+, la responsabilità dei malfunzionamenti potrebbe essere attribuita alla fase della produzione editoriale: all’ origine, la piattaforma sviluppata o il dispositivo stesso, oppure la memoria  del device può essere intasata da troppe applicazioni attive nello stesso momento. Nel caso di problemi di login, è possibile che la colpa stia negli adempimenti che l’editore deve compiere per attivare un abbonamento.

 

Qualsiasi siano i problemi, comunque, test sempre più approfonditi sono la via migliore per evidenziarli e risolverli. Gli editori possono evitare molti rischi, informandosi meglio, seguendo linee guida e testando le applicazioni a fondo. Colin Fleming, di Adobe, afferma: “i link errati e i problemi di visualizzazione dovrebbero essere scoperti durante i test, proprio come le correzioni di contenuto prima della pubblicazione”.

È anche importante fornire un servizio di customer service per le in-app, che fornisca un link al sito e alle FAQ,  aggiunge Fleming.

Migliorare i controlli di qualità e le performance è essenziale se gli editori vogliono assicurarsi guadagni ripetuti e massimizzare i profitti. È importante anche quando le edizioni devono competere contro altri tipi di applicazioni.

 

Le piattaforme mobili stanno trasformando rapidamente l’ industria dei media e a McPheters&Co abbiamo stimato che entro la fine del 2015, metà della distribuzione di riviste e quotidiani avverrà per via digitale. Gli editori sono riusciti a far comprendere a molti utenti che il contenuto è qualcosa di valore che devono pagare. Adesso, devono prestare massima attenzione in modo da assicurare che la qualità dei loro prodotti spieghi e giustifichi la spesa.