Google non è un editore, ”sentenza esemplare’’ del tribunale di Parigi

Il Tribunale di Parigi ha rigettato la domanda risarcitoria multimilionaria proposta da TF1 – una delle reti televisive francesi – contro Google in quanto “editore” di YouTube, per violazione dei diritti d’ autore sui propri programmi.

Si tratta di una sentenza che farà discutere, osserva Guido Scorza su wired.it, spiegando che secondo i giudici francesi Google è un intermediario della comunicazione, ovvero un mero fornitore di servizi tecnologici, e non già un editore come sostenuto da TF1.

 

 

La conseguenza è che Google non può essere chiamato a rispondere di eventuali violazioni dei diritti d’ autore di chicchessia poste in essere dai propri utenti attraverso la pubblicazione di questo o quel video.

 

Il tribunale non ha ritenuto valide le osservazioni della rete televisiva secondo cui, in relazione al servizio YouTube, Google si comporterebbe come un vero e proprio editore, procedendo  ad una verifica a priori al fine di “censurare” la pubblicazione di taluni contenuti che “ritiene contrari alla propria linea editoriale”, all’organizzazione dei contenuti ed alla vendita di spazi pubblicitari.

 

Egualmente irrilevante secondo i giudici francesi – rileva ancora Scorza – la circostanza che Google, attraverso le condizioni generali relative al servizio YouTube, acquisisca, in automatico, i diritti d’autore necessari allo sfruttamento dei contenuti postati dagli utenti.

 

Nessuna di tali circostanze, infatti, farebbe venir meno la qualità di fornitore di hosting in capo a Google.

 

La sentenza (‘’esemplare (…), puntuale, articolata, senza sbavature’’) rappresenterà un termine di confronto a cui, auspicabilmente ispirarsi, per i giudici italiani che, nei prossimi mesi, saranno chiamati a decidere la controversia – sostanzialmente analoga – nell’ambito della quale Mediaset ha chiesto la condanna di Big G al pagamento di 500 milioni di euro per aver consentito la pubblicazione di poco più di un migliaio di video. Discorso analogo per il giudizio di appello sulla Sentenza con la quale il Tribunale di Milano aveva condannato Yahoo per i suoi servizi video, accogliendo una domanda della medesima Mediaset.

 

Sarebbe davvero strano – conclude Scorza – se nel mercato unico europeo, una medesima condotta fosse qualificata in maniera difforme sol che si attraversino – in un senso o nell’altro – le Alpi.