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Dossier:

Cinque anarchici del sud.
Una storia degli anni Settanta

Angelo Casile, uno dei cinque anarchici rimasti uccisi, che protesta contro quel mondo così difficile da combattere

Capitolo 1
Dall’estremo Sud lungo le strade d’Europa

1.1La vita dei giovani anarchici

Negli anni che precedono il boom economico, Reggio Calabria è ancora una città vessata dalla miseria e priva di precisi piani di sviluppo previsti dallo Stato centrale. All’industrializzazione praticamente inesistente si aggiungeva, sia nelle campagne che in città, un’interferenza della malavita locale nei processi economici. La politica era anch’essa regolata per gran parte dai meccanismi di voto di scambio, espressione di una particolare debolezza della società civile.

Sia per la mancanza di una classe operaia, impedita nel suo sorgere dalla quasi totale assenza di industrie, sia per la dispersione nelle campagne dell’enorme massa di braccianti agricoli, non collegati tra di loro, si crea una dipendenza economica e politica dai centri di potere nazionale e il ceto politico locale si sviluppa su premesse di clientelismo. A questo si aggiunge il male endemico del Meridione, l’emigrazione di massa.

Negli anni Cinquanta a Reggio convivono i quartieri della borghesia e le baracche che ospitano ancora i terremotati di oltre cinquanta anni prima. Nel 1952 i torrenti e le fiumare in piena tracimano, costringendo numerose famiglie a riparare in sistemazioni di emergenza.

A sud della fiumara Calopinace sorge uno dei maggiori quartieri popolari della città, il «rione Ferrovieri»: una serie di palazzine che corrono lungo un viale alberato, e raccolte attorno alla parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. Qui nasceil 7 febbraio 1950 Angelo Casile. La famiglia di origine è profondamente cattolica, e il padre auspica per il giovane Angelo un futuro nelle fila della Chiesa, tanto da spingere perché il figlio intraprenda una carriera da seminarista. Gli scontri tra il padre ferroviere e Angelo segnano l’adolescenza del giovane anarchico, che più volte per questi motivi, come racconta la sorella, saràcostretto ad allontanarsi per alcuni periodi da casa. Tuttavia, nonostante la distanza che spesso li divide, sarà proprio l’anzianoCasile a reagire dopo la morte del figlio all’attacco diffamatorio della stampa, facendo stampare ed affiggere lungo le strade del corteo funebre dei manifesti con i quali attaccavala «campagna di calunnie» nei confronti dei cinque ragazzi morti.

E ancora sempre la sorella di Angelo riferisce che il padre, recatosi a Frosinone per parlare con il Procuratore della Repubblica allo scopo di sollecitare l’inchiesta sull’incidente volendo costituirsi parte civile, rimase profondamente sconvolto dal colloquio: il Procuratore disse infatti all’uomo che secondo lui si trattava «di quattro giovani che magari hanno avuto un colpo di sonno e prima avevano bevuto.»

L’infanzia di Angelo è segnata dalla poliomielite che contrae ad otto mesi, elo colpisce nella gamba sinistra, costringendolo a camminare con fatica. Tuttavia un’operazione chirurgica a Firenze all’età di quindici anni ne migliora sensibilmente le condizioni.

Nell’anno scolastico 1963/64 si iscrive al liceo artistico «Mattia Preti», che all’epoca era dislocato nei sotterranei del Museo della Magna Grecia. La passione per la pittura lo spinge a qualche esperienza anche come scenografo di alcuni lavori teatrali della sua città.

Nel febbraio 1970 è in viaggio ad Amsterdam con Gianni Aricò e Annelise Borth, e i suoi quadri vengono notati dal gallerista Rudolf De Jong, che ne espone alcuni.

Nell’ottobre dello stesso anno De Jong scrive a Casile e, visto il successo della prima mostra, gli chiede di tornare ad Amsterdam per riproporre i suoi quadri: non sa che la vita del giovane pittore si è spenta un mese prima a Ferentino.

Gianni Aricò è il maggiore d’età dei ragazzi; nasce a Reggio Calabria il ventuno maggio 1948. La famiglia fa parte della borghesia cittadina, il padre possiede un deposito di combustibili. Aricò cresce in una casa nel centro di Reggio, a pochi passi dalla centralissima Piazza De Nava, dove sorge il Museo Nazionale della Magna Grecia e dove si apre il corso principale che attraversa la città.Frequenta il Liceo Scientifico «Leonardo da Vinci», poi prosegue gli studi iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Messina. Nel 1965 inizia una lunga serie di viaggi che lo porteranno a girare l’Europa in autostop. Nel primo di questi si reca in Scandinavia con degli amici di infanzia; tre anni dopo, però,i suoi spostamenti sono legati all’impegno politico, e così nel 1968 Aricò è in Francia nei mesi più caldi della rivolta giovanile. Dopo aver lasciato Parigi, coni suoi amici, tra cui lo stesso Casile, raggiunge il Belgio dove i ragazzi vogliono documentare le condizioni degli immigrati calabresi che lavorano nelle miniere del Limburgo.

Il 28 aprile 1970 Aricò sposa per procura la giovanissima Annelise Borth, conosciuta qualche mese prima quando gli anarchici reggini avevano ospitato per alcuni giorni il gruppo romano«22 Marzo». La Borth nel frattempo era stata espulsa dall’Italia perché non in regola con il permesso di soggiorno; attraverso il matrimonio la ragazza acquisisce così la cittadinanza italiana e si stabilisce nella casa del neo-marito.

Francesco Scordo nasce a Reggio Calabria il ventisette giugno del 1952, nel quartiere Sbarre a sud della città. Proprio questo rione sarà protagonista della rivolta del 1970, e qui saranno innalzate le prime barricate da parte della popolazione esasperata. È il terzo di cinque fratelli, suo padre lavora nella Guardia Forestale. Anche Scordo frequenta il liceo «Leonardo da Vinci» e proprio qui, nel 1966, incontra Aricò quando nella scuola occupata vengono organizzate alcune giornate di dibattito sulla fame nel Biafra e contro la guerra del Vietnam. I due ragazzi iniziano ad interessarsi ad alcuni problemi della città, come quello legato ai nomadi che si erano insediati nel cuore del quartiere di Scordo, malvisti dagli abitanti del rione.

Luigi Lo Celso è un anarchico del circolo «Bakunin» di Cosenza, molto attivo in quegli anni. Politicamente Lo Celso proveniva dalle file del partito socialista, e lavorava presso l’IACP. Da tempo era in contatto con gli anarchici reggini, e più volte aveva ospitato Casile e Scordo a Cosenza. Non è chiaro se la presenza di Lo Celso sull’automobile di Aricò fosse programmata o frutto di una decisione del momento. È certo che anche Lo Celso abbia partecipato insieme agli altri alla riunione del 26 settembre a Vibo Valentia che precedette la partenza dei cinque giovani, e pare che l’invito a proseguire per Roma fosse estemporaneo. Esiste tuttavia una testimonianza del padre, sulla quale ritorneremo nell’ultimo capitolo, che lascia ipotizzare che in realtà la partecipazione al viaggio fosse progettata.

Annelise Borth è l’unica donna del gruppo delle cinque vittime, e anche la più giovane; nasce ad Amburgo il 28 ottobre 1952, ha una vita brevissima ma travagliata. Scappa di casa giovanissima subito dopo il secondo matrimonio della madre; rinchiusa in un riformatorio, riesce a fuggire e a giungere in Italia. Le notizie sulla vita di Annelisenel nostro Paese sono frammentarie.

Pietro Valpreda la ricorda nel suo libro di memorie scritto in carcere:

Fu nel mese di agosto [1969] che passarono da Roma due francesi e una ragazza tedesca, Annelise Borth detta Muki; una ragazzina di poco più di quindici anni dal volto bellissimo cosparso di efelidi. Parlando con loro ci venne l’idea di adattare i vetrini colorati alle collanine che vendevamo agli hippy dividendo con loro i guadagni. Quando i francesi ripartirono, Muki restò a Roma, e divenne la ragazza di Ivo. Mentre scrivo queste righe ho appreso dal giudice che anche la piccola Muki è stata rinchiusa nel carcere di Rebibbia. E pensare che per fuggire da un istituto cosiddetto di rieducazione, in Germania, aveva perfino scalato un muro!Aveva girato mezza Europa, sempre in fuga!

Sempre dal racconto di Valpreda abbiamo notizie degli spostamenti di Annelise: a metà settembre parte per Milano con il suo compagno, Ivo Della Salvia. In ottobre i due fanno ritorno a Roma, ma pochi giorni dopo Della Salvia espatria in Belgio per non dover fare il servizio militare. Alla fine del mese il gruppo romano «22 Marzo» decide di recarsi a Reggio Calabria per sostenere Aricò e Casile nel processo sulle manifestazioni antimilitariste che si erano tenute nel 1967.

All’ultimo momento si unì a noi anche Muki la Rossa che non aveva voluto seguire Ivo nell’espatrio, perché nel frattempo si era innamorata di Robertino Gargamelli.

Nei mesi successivi Annelise è a Roma; si stabilisce in una baracca di via Prato Rotondo con Giorgio Spanò, uno studente di lettere.

Era una casupola abusiva in muratura affittata mesi prima dai compagni quando avevano effettuato lavoro politico nella zona. La baracca serviva per diversi scopi: come luogo di riunione, deposito di materiale propagandistico e perfino come doposcuola per i bambini della borgata. Di notte ci dormivano i compagni che non avevano altra possibilità.

Dopo le bombe del 12 dicembre Annelise è arrestata ed accusata di aver fornito false generalità. Inoltre risulta non in regola con il permesso di soggiorno nel territorio italiano. Il 28 aprile 1970 sposa per procura Gianni Aricò acquisendo così la cittadinanza italiana. Il 25 settembre, due giorni prima dell’incidente, il pm Vittorio Occorsio la proscioglie dall’accusa per “intervenuta amnistia”. Annelise, incinta di due mesi, si spegne tre settimane dopo il marito e i compagni all’ospedale San Giovanni di Roma.

Ciconte, ‘Ndrangheta dall’Unità ad oggi, Laterza 1992

 

«Umanità Nova» , 10 ottobre 1970

«Diario», luglio 2001

Valpreda, È lui. Diario dalla galera 1969-1972, Rizzoli 1974

Cfr. capitoli successivi

Valpreda, ibidem

È ipotizzabile che sia stessa la baracca di cui parlano gli anarchici del gruppo FAGIdi Roma; cfr. capitoli seguenti

Valpreda, ibidem

 

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CINQUE ANARCHICI DEL SUD
UNA STORIA DEGLI ANNI SETTANTA

Introduzione

Parte 1

Capitolo 1 Dall’estremo Sud lungo le strade d’Europa

Capitolo 2
La scoperta dell’anarchia

Capitolo 3 L’anarchismo italiano alla ricerca di un nuovo equilibrio

Capitolo 4
L’adesione all’anarchia

Capitolo 5
Controcultura e controinformazione

Parte 2

Capitolo 6
1969:gli scontri di piazza e l’entrata in scena delle bombe

Capitolo 7
La strage di piazza Fontana

Capitolo 8
La rivolta di Reggio Calabria

Capitolo 9
Il deragliamento della “Freccia del Sud”

Capitolo 10
Nella notte di Ferentino

Capitolo 11
Luci e ombre di un incidente

Bibliografia