Di sana e robusta Costituzione

Il 2 Febbraio è stata una data importante per noi di Lsdi perché, al lavoro necessario per la costruzione di una coscienza e una cultura digitale, declinato nelle edizioni toscane di digit (Firenze prima e Prato poi), abbiamo cominciato ad affiancare delle proposte concrete con la “presunzione” di stare dentro quella cultura con un ruolo “propositivo” che ci siamo voluti dare fin dalla nostra fondazione.
Ciò che sostiene e che quindi mette su una piattaforma comune, quella di Lsdi per l’appunto, tali proposte è nientemeno che:  la Costituzione Italiana, negli articoli della Parte I, quella che riguarda i diritti e i doveri dei cittadini. Ci riferiamo, almeno per quanto abbiamo presentato a Roma, agli articoli 3 e 4.

Così recita l’articolo 3:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

 

L’articolo 4, invece, dice:

 

 

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

 

 

L’articolo 3 contiene i principi che hanno ispirato le proposte legislative, elaborate da Marco Dal Pozzo, per la realizzazione del Modello sociale che Lsdi propone come utile e necessario per risolvere, o almeno tentare di risolvere,  la crisi dell’editoria italiana e provare a riorientare, riformulare, le priorità del mondo del giornalismo nell’ epoca odierna:  post rivoluzione digitale.

 

 

“Dignità e sviluppo della persona umana” sono questioni che il giornalismo, inteso nel senso ampio di “istituzione”, deve porre al centro per poter recuperare la credibilità necessaria a sostenere il suo ruolo sociale; questo perché sono esattamente la “dignità e lo sviluppo della persona umana” a riguardare tutti gli attori dell’ecosistema informativo, cioè tutti i cittadini, chi nel ruolo di giornalista, chi nel ruolo di lettore. Ruoli che – soprattutto se si guarda al mezzo non più così fisico che ci connette tutti – sembrano sempre più confondersi in una dinamica di cui bisogna valorizzare, anche economicamente, i punti di forza (le connessioni, ovviamente distinguendo le professionalità in gioco) e depotenziare/neutralizzare i punti di debolezza (il tifo da stadio dei punti di vista che si confrontano e l’abbattimento del senso critico).

 

 

All’articolo 3 si rifa, oltre che il concetto astratto di conoscenza come bene comune (e, in quanto tale, da garantire a ciascuno), anche quello molto più pratico di come questa garanzia debba realizzarsi: il microcredito che la proposta vuole si riconosca ai cittadini non è altro, infatti, che una quota parte di quel reddito che, tanto nella legge già approvata sul Reddito di Inclusione , riferibile alla maggioranza parlamentare uscente, quanto nella proposta sul Reddito di Cittadinanza , riferibile all’ipotetica maggioranza parlamentare entrante, ha come principio ispiratore proprio l’articolo 3 della Costituzione. Della serie: è cosa che va bene a tutti! Opportuno far notare che la proposta che abbiamo portato a #digitRoma, per ovvie ragioni, rimodulava la legge al momento in vigore.

 

 

Sull’articolo 4 si basa la proposta “giornalista per adesione”, elaborata da Raffaele Fiengo, storico giornalista del Corriere della Sera e tra i fondatori di LSDI, che abbiamo già documentato con una scheda molto approfondita su queste stesse colonne, ricordando l’azione “epica” di Danilo Dolci e la lettera di Piero Calamandrei. Il dovere di concorrere al “progresso materiale o spirituale della società”, così come si declinò nel 1956 nella riparazione di una strada ad opera di Danilo Dolci, potrebbe declinarsi, secondo la proposta di Fiengo, nel lavoro di giornalista iscritto all’Albo ad opera di chi “già produce atti di giornalismo ma non è o non può al momento attuale e secondo le vigenti norme (ancora) essere iscritto all’Albo.”

 

 

Concludiamo con un riferimento che non è (ancora) un articolo della Costituzione, ma una proposta di revisione Costituzionale di inserimento dell’articolo 21 bis, presentata nel 2012 da  Stefano Rodotà e da Roberto Di Giovan Paolo. Questo il testo:

 

 

“Tutti hanno uguale diritto di accedere alla rete Internet, in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire le violazioni dei diritti di cui al Titolo I parte I.” 

 

 

Il nostro auspicio è che questa proposta torni in Parlamento e che dal Parlamento sia approvata come questione di buon senso e civiltà.

 

 

Quella di attenersi agli alti principi della nostra Costituzione è la linea, che potremmo definire politica, cui si ispirano per questi specifici argomenti le azioni della nostra associazione. Per riprendere le parole pronunciate proprio a #digitRoma dal Presidente dell’Ordine Nazionale dei giornalisti, Carlo Verna:

 

 

“La posta in gioco non è il giornalismo, ma la democrazia”.