La Piramide dell’Odio (notizie dagli scavi)

di Benedetto Ponti – Docente di Diritto dell’informazione e Diritto dei media digitali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia.

 

 

 

Oggi ho incontrato un po’ di puntini, e vorrei cercare di unirli. Vorrei tentate di farlo, a beneficio non di quanti si stracciano le vesti (al riparo del loro buen retiro, s’intende), dolendosi degli italiani, che (in ossequio, paradossalmente, ad un ben radicato autorazzismo) sono costantemente fatti oggetto di biasimo, perché razzisti (vedi, ad esempio, la vignetta di Vauro, sul Fatto Quotidiano del 20 luglio 2017), e – ad ogni buon conto – di “merde” (vedi la vignetta di Mannelli del giorno prima, sempre sul Fatto), ma a beneficio del popolo italiano (si, sono un populista! E me ne vanto, grazie), e comunque di coloro che avranno il tempo e la volontà di comprendere il senso di alcuni fatti, ché basta solo metterli in fila.

 

 

Come alcuni sapranno, la Presidente della Camera ha costituito una commissione sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, che ha da poco concluso i suoi lavori, con la formulazione di una serie nutrita di “raccomandazioni”, poi condensate in una “infografica” (che Iddio, nella sua misericordia, ci perdoni!) che passerà alla SStoria anche per “La piramide dell’Odio in Italia”,

 

 

 

 

un preoccupante non sequitur che fa discendere direttamente i “crimini di odio” dalle cd. “rappresentazioni false o fuorvianti” (ciò che dovrebbe mettere immediatamente in allarme, poiché presuppone — a contrario — l’esistenza di rappresentazioni “vere”, nonché di una “retta via”). Per altro, si tratta di una piramide Cestia, da momento che risulta integralmente scopiazzata, come ha subito notato e documentato Enzo Pennetta nel suo Blog (chi di factchecking ferisce —😂😂😂 — di factchecking perisce…).

 

 

 

Per capire dove si vuole andare a parare (come già tempestivamente segnalato: qui da Alberto Bagnai, e qui dal sottoscritto), basta scorrere le raccomandazioni finali (ben 56!), per avvedersi dei molteplici dispositivi che — con la scusa del contrasto all’odio — si vorrebbero attivare per censurare la libera manifestazione del pensiero, specialmente quando veicolata dal web. D’altra parte, che sia (anche) la censura, ciò che si va propugnando, lo dicono gli stessi componenti della commissione, come riportato da organi ufficiali:

 

 

 

 

 

 

 

Per fugare ogni dubbio che tutta l’operazione non è altro che un espediente (una scusa, insomma) per proporre — secondo il ben consolidato metodo Juncker — e legittimare (l’intendenza seguirà) ampi e pervasivi meccanismi di censura, basta leggersi la raccomandazione n. 55:

 

 

prevedere l’istituzione di un giurì che garantisca la correttezza dell’informazione, come prospettato anche da proposte di legge
presentate in questa e in precedenti legislature”

 

 

riprodotta poi come raccomandazione n. 15 nel documento di sintesi (i.e. “l’infografica”).

 

 

Ciò che svela il gioco è la totale assenza di qualsiasi nesso logico—per quanto rabberciato ed inverosimile — tra la misura proposta e il “male” che si intende combattere (il “discorso di odio”). Un “giurì” messo lì a verificare la “correttezza dell’informazione” (insomma, il ministero della verità, già a suo tempo ventilato dal Presidente dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, non a caso tra gli auditi dalla commissione), senza alcuna necessità che l’odio, la discriminazione, il pregiudizio (and so on) abbiano da giocare un qualche ruolo.

 

 

Una scusa, insomma.

 

 

***

 

 

Ovviamente, qualcuno potrà obiettare: “vabbé, ma l’intento è buono: come puoi non essere essere d’accordo con l’opportunità (anzi, la necessità!) di contrastare l’odio?!”. Le ragioni per cui la materia va comunque presa con le pinze, le ho già illustrate. D’altra parte, se il Free speech sancito dal Primo Emendamento della Costituzione USA ha reso tanto complicato alla Corte Suprema porre un limite ai discorsi di odio e di incitamento alla violenza, un motivo ci sarà.

 

 

Ma il punto è un altro, anzi è sempre quello: qui il contrasto ai “discorsi” di odio è solo una scusa, e (sostanzialmente) nient’altro. Basti verificare che, nel documento di sintesi, la raccomandazione n. 2 intende

 

 

promuovere una strategia nazionale per contrastare l’odio in tutte le sue forme

 

 

Insomma: un “divieto di odiare”, cioè (capiamoci bene) di nutrire un sentimento. Un orwelliano psicoreato —secondo la definizione ripresa su twitter — ossia il più formidabile tra gli strumenti di repressione escogitati dal regime totalizzante preconizzato (con sorprendente lungimiranza) in “1984”.

 

 

 

 

 

 

Il fatto è che se puoi criminalizzare (e contrastare) un sentimento, non c’è limite a quello che ne può seguire, dal momento che i “fatti di sentimento” (secondo la classica categorizzazione di Angelo Falzea) non sono attingibili dal diritto, semplicemente perchè è impossibile accertarne l’esistenza (che ne sai se ti odio? come fai a verificare quale è il sentimento che provo effettivamente?). Pertanto, dietro al paravento del contrasto al sentimento (inconoscibile) ci puoi mettere di tutto, e la Piramide dell’odio (nella sua articolazione) è già un precursore significativo.

 

 

Volete un esempio, in concreto, di cosa si può fare con il “contrasto all’odio, in tutte le sue forme”?

 

 

Nel documento di sintesi, tra i dati posti a supporto dell’esistenza di “stereotipi e false rappresentazioni” degli italiani, in particolare con riferimento agli immigrati, è riportata la seguente statistica:

 

 

 

infografica pag. 4

 

 

 

Ora, come è già stato sottolineato, la prima affermazione (condivisa dal 48,7% degli intervistati) è un’opinione (che si può condividere, o meno, ma) perfettamente legittima, e non uno “stereotipo”, né una “falsa rappresentazione”. Tuttavia, se si può dire che quasi metà degli italiani la pensa in quel modo perché “odia” gli immigrati, e che d’altra parte l’odio va contrastato, ecco che la “strategia nazionale” potrà giustificare di tutto: la criminalizzazione di quell’opinione, ma anche (perché no?!) misure preferenziali per la assunzione di immigrati (per contrastare gli effetti dell’odio).

 

 

Sto fantasticando, non è vero?

 

 

Forse no…

 

 

 

 

 

 

La notizia è di oggi, e pare confermata dalla testata Oggi Treviso e da TG Treviso di ReteVeneta, a partire da fatti denunciati dal Sindaco di Oderzo, Maria Scardellato.

 

 

MORALE

 

 

Non è lontano il giorno in cui affermare che gli italiani dovrebbero avere la precedenza nelle assunzioni potrà essere (legittimamente) censurato (perché una “falsa rappresentazione” conduce all’odio … e l’odio conduce alla paura, e la paura al lato oscuro, per citare il vecchio Yoda).
Così, quando anche i più sprovveduti si saranno resi conto che le attuali politiche di gestione dell’immigrazione sono esclusivamente funzionali alle politiche di deflazione salariale imposte dalle logiche intrinseche dell’unione economica e monetaria (nel frattempo, se n‘è accorto anche il Labour Party di Jeremy Corbin), purtroppo non potranno più esprimere il loro dissenso o —non sia mai!— la loro ostilità, oramai derubricati a rappresentazione fuorviante e falsa, anticamera dell’odio.

 

 

Come ci aveva avvertito in tempi non sospetti Alberto Bagnai “se adotti un regime economico nel quale gli shock si scaricano sul reddito della maggioranza (salari e stipendi), per renderlo sostenibile politicamente prima devi mentire (fatto), e poi devi comprimere la democrazia (lavori in corso)”.

 

 

I lavori sono ormai a buon punto.