Come ‘coprire’ i suicidi: a Filadelfia un seminario per i cronisti

Il suicidio è la seconda causa di morte negli Stati Uniti fra gli studenti dei college, la terza fra i giovani fra i 15 e i 24 anni e la decima per quanto riguarda tutta la popolazione americana. Quindi coprire giornalisticamente i casi di suicidio pone ai redattori e alle redazioni delle questioni delicate e importanti. Lo segnala il Dart Center for Journalism & Trauma annunciando per il 21 e 22 settembre  un seminario dedicato al tema e rivolto ai giornalisti di Filadelfia e del nord-est degli Usa.

 

 

Il programma – sponsorizzato, fra gli altri, dall’ American Foundation for Suicide Prevention – prevede un’ analisi sulle ultime ricerche nel campo della cronaca sui casi di suicidio e sugli aspetti etici ed editorali di queste vicende.

 

Nell’ occasione, il Dart ripropone una Guida che aiuta cronisti, fotografi e redattori a muoversi in casi di violenza e gravi eventi traumatici per proteggere sia le vittime che loro stessi.

 

La guida – Tragedy and Journalists – è stata messa a punto da  Joe Hight e Frank Smyth e si articola in una serie di capitoli sulle varie pratiche della cronaca su questi episodi.

– Le interviste. Trattare sempre le vittime con dignità e rispetto – lo stesso modo in cui vorreste essere trattati voi in quelle circostanze. Avvicinare i sopravvissuti con tatto, capendo quando è il caso di smettere.

 

– Come scrivere sulle vittime. Cercare quegli aspetti che rendono una persona speciale: personalità, idee, ambiente (hobby, familiari, amici), amori e odi. Trattare la vita della persona attentamente, come fa un fotografo quando deve realizzare un ritratto.

 

– La comunità. Comprendere che la tua copertura di un evento traumatico avrà un impatto sui lettori, spettatori o ascoltatori. Ricorda che il tono della tua cronaca può riflettere un analogo tono della reazione della comunità ad essa. Quindi, stabilisci delle linee di  comportamento generale. Per esempio preferendo la cronaca di eventuali servizi funebri pubblici per le vittime invece di quelli privati. E, in quest’ ultimo caso, chiama il servizio di pompe funebri e assicurati di non essere un intruso.