Dni digital news initiative

#digit19 si svolgerà dunque a metà marzo presso il PIN Polo Universitario pratese e vedrà, fra i molti appuntamenti previsti, anche una due ore pomeridiana il 14 marzo dedicata ai “dni”, o meglio alla spiegazione dettagliata di come si può accedere a questi finanziamenti europei dedicati all’innovazione nel giornalismo. All’incontro parteciperanno i gestori dell’iniziativa, ovvero alcuni dei responsabili di progetto di Google e alcuni, speriamo molti, dei giornalisti/editori/imprenditori/progettisti/inventori dei 39 progetti italiani che sino a questo momento hanno “vinto”, meglio sarebbe dire, sono stati giudicati meritevoli dall’apposita commissione, del finanziamento “dni” che ha erogato fino ad ora 115 milioni di euro a 559 progetti di giornalismo digitale europeo. In Italia i finanziamenti erogati dal fondo sono stati di quasi otto milioni di euro. L’iniziativa di Google cui si sono associati da subito anche alcuni gruppi editoriali europei di tutto rispetto come: gli inglesi di The Guardian del The Financial Times , i giornali tedeschi Die Zeit e FAZ , Les Echos dalla Francia, La Stampa di Torino, – prima del suo passaggio al gruppo Gedi – lo spagnolo El Pais e il gli olandesi del gruppo NRC Media; è nata ufficialmente nell’aprile del 2015. Nello specifico l’annuncio di presentazione del progetto fu dato da Carlo D’Asaro Biondo Presidente della divisione europea di Google a Londra durante l’annuale conferenza sull’innovazione digitale del Financial Times. Il progetto Digital News Initiative prevede finanziamenti per l’innovazione nel giornalismo digitale per 150 milioni di euro da erogarsi in tre anni per:

“stimolare un nuovo modo di pensare, che potrebbe provenire da qualsiasi punto dell’ecosistema delle notizie, per dare alle organizzazioni giornalistiche – di tutte le dimensioni – lo spazio per provare alcune cose nuove”.

I progetti presentati sono stati suddivisi in tre categorie che corrispondono a tre diversi “tagli” di finanziamento. A giudicare le idee presentate sono stati i tecnici di Google affiancati da esperti di settore liberamente convocati dalla dirigenza europea della società statunitense e, anche, per i progetti di grande entità e che prevedono una richiesta di finanziamento di particolare peso, il consiglio del fondo composto da dirigenti di Google ed esponenti di spicco del mondo dell’editoria e dell’innovazione di cui fa parte per l’Italia Arianna Ciccone, cofondatrice e direttrice del Festival del giornalismo di Perugia.

Premesso questo ci piacerebbe provare ad esplorare qui adesso, e poi a #digit19; non solo i protocolli ed i meccanismi di accesso ai fondi dni, ma anche cosa sia o non sia realmente successo – in Italia – dopo questi primi tre anni di “digital news initiative”: nel mondo del giornalismo e dell’editoria d’informazione. Capire insomma se si comincino già a vedere i primi frutti di questa importante iniziativa. L’evento digit del prossimo marzo dedicato ai dni vorremmo poi che fosse un vero e proprio workshop sull’accesso ai dni, non una vetrina, o una passerella, magari in lingua inglese, di tante belle intenzioni, splendide enunciazioni ( qualcuno si ricorda la splendida scenetta comica Troisi, Arena, De Caro “annunciazio, annunciazio’ ?), di propositi alti e massimi sistemi. Quello che abbiamo chiesto ai dirigenti europei del motore di ricerca più famoso del mondo, è di mettersi a disposizione di tutti i partecipanti al convegno per fare in modo che chiunque venga a Prato il 14 possa uscire da queste due ore di formazione con le idee chiare su quali siano le caratteristiche necessarie di un’idea/progetto per poter accedere ai finanziamenti dni e avendo acquisito le competenze minime per poter metter mano alla compilazione del form per presentare la propria idea/progetto.

Vediamo dunque alcune delle 39 idee “italiane” uscite vincenti nel corso di questi tre anni appena conclusi della Digital News Initiative e proviamo anche a capire se e come queste stesse idee siano diventate prodotti, servizi, sistemi, orientamenti giornalistico/editoriali per svecchiare e digitalizzare il mondo dell’editoria di informazione nostrana.

Un’idea progetto uscita dai dni è certamente l’Off Shore Journalism di Mario Tedeschini Lalli e Nicolas Kayser Brill di cui abbiamo già accennato anche su queste nostre colonne. Un’idea che non troverete fra i 39 progetti italiani premiati essendo frutto del lavoro di una compagine di autori di nazionalità mista e quindi rubricata in un altro indice dei progetti dni. Ne parliamo comunque qui sia per stima e affetto per un grande giornalista italiano che è da decenni uno dei pochi operatori dell’informazione che ha compreso e provato a spiegare e a introdurre la rivoluzione digitale nel giornalismo italiano da sempre refrattario ai cambiamenti e particolarmente a questo ultimo epocale upgrade. E poi perchè riteniamo il progetto di Mario e Nicolas davvero necessario al giornalismo di oggi. Del resto proprio al prossimo #digit19 sarà lo stesso Mario Tedeschini Lalli a parlarcene in diretta il 15 marzo in un suo specifico intervento. Cercando di non sbagliare si potrebbe dire in estrema sintesi che l’off shore journalism è un semplice accorgimento tecnico che permette di non perdere di vista nel mare magnum dell’online, perennemente in divenire e dove al momento non esistono regole certe, tutti contenuti via via che vengono pubblicati. Un’ancora utile e necessaria per trovare fuori dagli archivi dei singoli media quello che si cerca online, in attesa che venga definita con maggiore chiarezza la delicatissima e assai intricata normativa sul cosiddetto “diritto all’oblio”.

A proposito di diritto all’oblio o di cimiteri digitali o di sapere cosa davvero accade alla nostra vita ora che siamo volenti o nolenti “all digital” e di Google per l’appunto, permetteteci di fare un breve inciso senza commenti ma che vorremmo rimanesse ad imperitura memoria, come dicono quelli bravi nei giornali veri: riceviamo e pubblichiamo

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Scusateci la digressione, che poi tanto digre forse non era, che ne pensate? Torniamo ora ad occuparci dei progetti italiani di innovazione nel giornalismo digitale che hanno beneficiato dei fondi dni. Vorremmo evitare critiche insensate, anzi vorremmo proprio evitare di assumere una posizione critica e quindi proveremo a fare il nostro lavoro di giornalisti che studiano il giornalismo senza entrare nel merito di quello che sono o saranno questi progetti in relazione all’apporto concreto che potranno dare al giornalismo nostrano o meglio ancora, speriamo per loro, a quello internazionale. Vediamoli dunque uno per uno a partire da i primi tre, che inseriamo oggi, per poi proseguire con tutti gli altri che racconteremo in un secondo articolo che pubblicheremo nelle prossime settimane.

Li mettiamo qui in fila uno accanto all’altro, con apposito link al proprio sito, se esiste, o ad altri riferimenti del web attraverso i quali sia più semplice riuscire a capire di cosa si occupa ogni progetto in elenco, l’ordine di apparizione è del tutto casuale :

bits atoms and journalism

Istmo paywall

Valerio Bassan giornalista e sperimentatore da lungo tempo, sebbene ancora giovanissimo, ha presentato il progetto Istmo un sistema di paywall che premia la fedeltà degli utenti e la loro interazione con i contenuti. Come dire, ha provato a mettere in pratica uno dei fondamentali principi del reversed paywall di Jeff Jarvis. Qui si prova ad ottenere esattamente il risultato opposto a quello che conseguono i metered paywall con gli utenti più attivi che invece di ricevere maggiori incentivi viene in qualche modo penalizzata. In questo caso la fidelizzazione viene premiata.

Personalised daily news briefings on virtual assistants

Good Morning Italia piattaforma innovativa nata nel 2013 e che produce rassegne stampa evolute e personalizzate. Ha proposto e ottenuto il finanziamento da parte del fondo dni di un ulteriore sviluppo del proprio servizio che incrocia le esigenze informative degli utenti con l’arrivo degli assistenti robotici intelligenti nelle nostre case e più in generale nelle nostre vite. Good Morning Italia sta mettendo a punto un modo per permettere alle organizzazioni giornalistiche di sfruttare il potenziale degli smart speakers.

Batjo bits atoms and journalism

Alice Corona una data journalist italiana ha inventato questa metodologia che permette di realizzare riproduzioni fisiche delle infografiche attraverso le quali si visualizzano i risultati di un inchiesta di data journalism. Un nuovo standard operativo da aggiungere al metodo giornalistico classico che può essere introdotto e utilizzato in tutte le redazioni. Un altro tassello pratico di giornalismo del presente che fa leva e ripropone le magistrali teorie di Jeff Jarvis sul reversed paywall.

to be continued