Le policy sui social media dei giornali italiani: LaStampa.it ha reso diponibile il suo decalogo, si apra un dibattito

tavole-leggeRecentemente la Social Media Editor della Stampa, Anna Masera,  ha pubblicato sul suo blog la bozza di social media policy del giornale che risale a gennaio 2012, richiedendo osservazioni e proposte. In effetti la pubblicazione di questo decalogo con tutti i suoi limiti può essere una interessante piattaforma di partenza per discutere del rapporto fra old media, redazioni e social network.

In effetti  parlare di social media policy pare un po’ eccessivo; meglio parlare di regolamento aziendale, di un decalogo per l’ uso dei social media che rende maggiormente fede alla tipologia del documento che sostanzialmente pone delle restrizioni e definizioni di competenza operativi piuttosto che un framework operativo esteso.

 

 

di Vittorio Pasteris

 

La cosa che più balza all’occhio dalla letttura del documento è che l’approccio con il mondo esterno, quello dei lettori, è decisamente poco social. Pare che l’ obiettivo del documento stesso sià più di creare un confine netto fra il mondo della redazione e dell’editrice e quello che sta fuori “dal firewall aziendale”, oppure um metodo per evitare fughe di notizie ed informazioni piuttosto che un galateo sociale di Rete.

 

Sembrano insomma più le regole di ingaggio di un plotone militare che deve sapere militarmente che fare o non fare, piuttosto  che delle linee guida di condivisione e rapporto con i lettori. Anzi il termine lettori o qualcosa di simile non appare proprio nel testo.

 

Dando una lettura a quanto proposto dal NYT la differenza è evidente e lascia la discrezionalità al buon senso dei giornalisti

 

We treat our readers no less fairly in private than in public. Anyone who deals with readers is expected to honor that principle, knowing that ultimately the readers are our employers. Civility applies whether an exchange takes place in person, by telephone, by letter or online.

 

Analogamente la differenza con quanto propone il Guardian nelle sue pagine è evidente.

 

Ma almeno La Stampa ci ha provato e ha reso pubblico il suo approccio al problema, sarebbe interessante che ora gli altri giornali old media o nativi digitali dicessero la loro sul modus operardi sui social media.

 

Il testo del decalogo della Stampa.it:

 

1) I giornalisti de La Stampa che intendono utilizzare i social networks per conto del giornale saranno inseriti nelle pagine dedicate del sito web. In tale caso La Stampa garantisce assistenza legale, previa adesione al decalogo.

2) I giornalisti de La Stampa sono tenuti a identificarsi come tali se utilizzano i loro profili per lavoro (e non solo per interesse personale).

3) Le notizie vanno date prima al proprio giornale, cartaceo o digitale.

4) Una proposta rifiutata dall’edizione cartacea perché considerata non adeguata alla linea del giornale, manterrà naturalmente la stessa inadeguatezza anche sulle piattaforme digitali.

5) E’ proibito divulgare sui social media notizie che La Stampa non ha ancora pubblicato, non importa in quale formato (per es. anticipare articoli in uscita il giorno dopo in edicola). Fanno eccezione i casi in cui ci sia un’esplicita scelta della direzione di promuovere in anticipo contenuti destinati all’edicola .

6) E’ proibito pubblicare nel proprio profilo materiale di proprietà de La Stampa o confidenziale (per es. lettere aziendali interne, o comunicati del CdR).

7) E’ bene linkare i contenuti de La Stampa, non è bene farne il copia e incolla sulle proprie pagine personali (soprattutto senza link alla fonte).

8) E’ bene tenere presente che tutto ciò che si pubblica su Internet rischia di essere permanente e può essere rintracciato dai motori di ricerca in ogni sua singola parola anche molti anni dopo la pubblicazione.

9) I giornalisti de La Stampa sui social networks devono sapere che qualsiasi informazione personale che rivelano di sé o dei loro colleghi può essere associata al nome della Stampa.

Ormai è risaputo che su Internet niente è davvero privato: quindi bisogna impostare con cura le scelte per la privacy (per esempio su Facebook * ) * Saranno fornite istruzioni a riguardo per chi le richiedesse.

10) I giornalisti de La Stampa devono tenere presente che qualsiasi opinione esprimano sui social networks può danneggiare la reputazione e la credibilità del loro giornale. Si raccomanda di applicare buon senso e professionalità.

E’ bene dichiarare sempre che le opinioni che si esprimono sono personali, ma è bene anche tenere conto che parlare male di chiunque ha sempre conseguenze negative sia per i giornalisti che per la testata. Sono altamente scoraggiati i battibecchi.

Quando si interagisce con il pubblico sui social networks e nello spazio riservato ai commenti nei blog è buona prassi ringraziare quando le critiche sono giuste e rispondere puntualmente a quelle sbagliate per ristabilire la verità, ma sempre con educazione: anche quando gli interlocutori sono a dir poco maleducati.

Nel caso i giornalisti siano vittime di attacchi di “troll”, sono invitati a segnalarlo all’azienda, e – nel frattempo – a ignorarli.