Continua a crescere in Usa la pubblicità on-line (e Google supera Yahoo!)

Display

Invece del previsto rallentamento, nel primo trimestre di quest’ anno il settore è cresciuto del 23% rispetto allo stesso periodo del 2010 – La quota di mercato di Google è aumentata di quasi il 60%, rispetto al 59,1% del quarto trimestre del 2010 – Un’ analisi di Paidcontent

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Online Ad Spend Continued To Surge In Q1; Google Overtakes Yahoo In Display

di David Kaplan

(a cura di Andrea Fama)

Dopo il vistoso aumento della spesa pubblicitaria sul web registrata l’ anno scorso, il settore aveva previsto per quest’anno un rallentamento che finora, però, non si è verificato, a giudicare dai dati del primo trimestre 2011 diffusi dall’ Interactive Advertising Bureau (Iab), che evidenziano invece un incremento del 23% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Intanto Karsten Wiede, uno degli analisti dell’ International Data Group (IDC, uno dei principali gruppi di analisi e ricerche sui media) ha sottolineato che, per la prima volta, Yahoo! non è risultato essere il leader di mercato nel display advertising digitale. Quest’anno, infatti, il primo posto sul podio spetta a Google.

IAB: Nel primo trimestre del 2011 la spesa pubblicitaria sul web ha raggiunto quota 7,3 miliardi di dollari, superando per la sesta volta consecutiva i record precedenti, dopo i picchi negativi registrati durante la crisi del 2008-2009.

IAB ha fornito solo dati aggregati, senza distinguere tra la crescita generata dal display advertising (che consiste perlopiù nei banner pubblicitari che appaiono sulle pagine web) e quella legata alle attività di ricerca. È tuttavia realistico ipotizzare che l’ attività di display advertising sia stata il vero motore della crescita. Vale la pena ricordare che la crescita nel primo trimestre del 2010 era del 25%, quindi i persistenti e significativi incrementi sono un segnale forte di conferma del fatto che il settore poggia su solide basi.

IDC: In questo periodo ogni grande società di comunicazione tenta di trovare il modo migliore per sfruttare al massimo il business della pubblicità online, soprattutto dopo l’ esplosione del fenomeno delle offerte locali che hanno coinvolto anche i commercianti più piccoli. Naturalmente, alcuni si chiederanno se i loro sforzi saranno ripagati, e nel caso del servizio offerto dal più grande motore di ricerca al mondo, Google Display Network (GDN), la risposta è si.

Secondo il vice presidente dell’area Ricerca di IDC, Karsten Weide, Google è stato abile nel superare la performance del leader consolidato nel settore, Yahoo!, focalizzandosi sulle piccole e medie imprese che facevano già parte del portafoglio clienti del motore di ricerca grazie alla tipologia di servizi tipicamente offerti da Google. il colosso di Mountain View, inoltre, come tutti gli altri operatori del settore, sta beneficiando dei tassi di crescita registrati da IAB per il primo trimestre.

In particolare, la quota di ricavi provenienti dal display advertising di Google negli Stati Uniti è cresciuta fino a raggiungere il 14,7% nel primo trimestre, rispetto al 13,3% del trimestre precedente. Al contrario, la quota di Yahoo! è diminuita, passando dal 13,6% al 12,3%.

In una nota diffusa da Weide si legge: “Ci attendiamo ulteriori pressioni sugli editori tradizionali del settore del display advertising come Yahoo!, Microsoft e Aol. Google Display Network (GDN)  al momento non minaccia direttamente questi operatori poiché la loro base clienti è costituita principalmente dai brand advertiser (inserzionisti che mirano a promuovere un’immagine positiva del marchio e non un prodotto specifico, NdT), mentre il servizio di Google si rivolge principalmente alle Pmi. Questa situazione però potrebbe cambiare, e se ciò dovesse effettivamente accadere, le vecchie e macchinose strutture di vendita dovranno competere con l’ ultra efficiente e automatizzata interfaccia usata da GDN. Se si guarda ad un orizzonte temporale più ampio, si nota che Facebook in futuro minaccerà sia i ricavi degli editori tradizionali che Google. I suoi ricavi sono ancora contenuti, ma sta crescendo velocemente e sta già attirando la sua fetta di brand advertiser.”

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Oltre a quanto evidenziato finora, ci sono altri aspetti interessanti emersi dallo studio condotto dall’ IDC. In particolare:

—La spesa globale per la pubblicità online è cresciuta del 14,3%, passando da 15,9 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2010 a 18,2 miliardi di dollari nello stesso periodo del 2011.

—La spesa pubblicitaria sul web in America è aumentata del 14,2%, raggiungendo 8,1 miliardi di dollari nei primi tre mesi del 2011, contro i 7,1 dell’ anno precedente.

—L’ IDC prevede che la spesa per inserzioni online statunitense cresca del 13,3%, a 8,3 miliardi di dollari, nel secondo trimestre del 2011 e del 13,8% nell’intero anno, per una spesa totale di 34,6 miliardi di dollari, rispetto ai 30,4 miliardi di dollari spesi nell’anno precedente.

—Per il nono trimestre consecutivo, il display advertising continua a crescere più velocemente del search advertising, con la quota detenuta dal display advertising pari al 33,3%, rispetto al 29% di due anni fa, e quella del search advertising al 48,7%, rispetto al 53,4% di due anni fa.

—I ricavi realizzati da Yahoo! attraverso la vendita di pubblicità in forma testuale su siti web gestiti da terzi continuano a diminuire, probabilmente a causa della cattiva gestione della società relativamente al passaggio dal proprio motore di ricerca a quello fornito da Microsoft, Bing. L’Amministratore Delegato di Yahoo!, Carol Bartz, ha addossato la responsabilità della cattiva performance non tanto alla mancanza di clienti, quanto più alla mancanza di “click” dovuta al deludente funzionamento della piattaforma Bing.  Evidentemente, chi ha testato il sistema Bing prima di concludere l’accordo non ha fatto un ottimo lavoro.

—La quota di mercato pubblicitario statunitense di Google è cresciuta fino al 59,6% nel primo trimestre del 2011, rispetto al 59,1% del quarto trimestre del 2010. Microsoft ha mantenuto la seconda posizione, con una quota del 7,9%, mentre Yahoo! conserva la terza posizione con una quota del 7%.