Allarme dei sindacati dei giornalisti francesi contro la delocalizzazione

Tunisia Il fenomeno della delocalizzazione della produzione dell’ informazione giornalistica cresce in maniera preoccupante anche in Francia (anche grazie all’ ampiezza del bacino linguistico francofono nel mondo) e il maggiore sindacato dei giornalisti d’ Oltralpe, il Syndicat national des journalistes (SNJ), scende in campo chiedendo se sia legittimo che le testate che ricorrono a questo meccanismo  possano continuare a ricevere i contributi pubblici e invitando il governo a far ‘’cessare queste pratiche scandalose’’.

 

In un documento, il SNJ richiama in particolare l’ inchiesta condotta dal sito indipendente Arrêts sur Images, che ha denunciato i siti « Bordeaux.actu », « Toulouse.actu » e « Lyon.actu », editi dal gruppo francese Hi-media, copropritario de La Tribune. Presentati come iperlocali questi siti avrebbero in realtà la propria sede in Tunisia, dopo che l’ editore aveva licenziato l’ insieme dei suoi redattori francesi per delocalizzare il tutto.

 

Una situazione che ha indotto anche lo Spiil, il sindacato degli editori online, a denunciare questa pratica come ‘’concorrenza sleale’’ (« Le Spiil dénonce la “délocalisation” de l’info… locale »).

 

Il sindacato SNJ, in una nota, pone ora una serie di interrogativi sulla qualità dell’ informazione prodotta e sulle garanzie professionali di chi la produce. Quale può essere il valore di questa informazione? E la formazione dei giornalisti? Quali sono le loro condizioni di lavoro? Come vengono pagati? Questi giornalisti, secondo il sindacato, non possono fare altro che del copia/incolla, presentato come informazione, senza che sia stato effettuato alcun vero lavoro giornalistico serio.

 

E’ questa l’ informazione del futuro? chiede il SNJ.

 

Il sindacato denuncia quindi anche il ministero degli esteri, che coordina la formazione dei giornalisti tunisini che lavorano per quelle testate, accusato di consentire un  effetto dumping contro i salari dei giornalisti francesi, e il ministero del lavoro, che convalida questa formazione pareggiandola a quella che viene svolta in Francia.