La bufala dei 500 milioni di utenti su Twitter. Ma il giornalismo dov’ è?

Non è che una bufala diventa una notizia se un altro giornale o una agenzia l’ hanno diffusa. Il giornalismo che tutti invocano contro le approssimazioni della Rete dov’ è?

Nonostante le smentite e i ridimensionamenti, sul web continua a girare quella che Luca Conti chiama la bufala clamorosa dei 500 milioni di account su Twitter, cifra diffusa da una società di analisi ‘’per farsi pubblicità e bevuta in maniera acritica da gran parte della stampa, online e offline’’.

 

Facendo tra l’ altro balenare un possibile, imminente pareggio con gli 845 milioni di utenti di Facebook. Cifra che, al contrario, è ufficiale ed è stata fornita dall’ azienda alla Borsa di New York.

 

Dice Conti su Pandemia:

 Non voglio (…) affermare che il giornalismo italiano abbia trattato la notizia peggio di quella internazionale. Dico però che personalmente ho una aspettativa più alta, non so ancora per quanto, dai giornali che hanno centinaia di giornalisti, hanno una certa reputazione conquistata nel tempo e dovrebbero applicare come standard le buone regole del giornalismo. Quali regole? Basterebbe quella del dare una notizia soltanto dopo averla incrociata con varie fonti. Se la fonte è una soltanto, non si salva la faccia citandola e magari dubitando nell’articolo, dopo aver sparato un titolo a sensazione.

 

Il post di Pandemia descrive bene nei particolari la vicenda e anche il meccanismo diabolico che produce la diffusione incontrollata di queste ‘’bufale’’:

La grande stampa internazionale ne ha parlato, perché non avrebbe dovuto anche la stampa italiana?

Perché?

Perché non è che una bufala diventa una notizia quando un altro giornale o una agenzia l’ hanno diffusa.