I tablet fanno bene alla carta, secondo una ricerca inglese

Le vendite di abbonamenti a quotidiani e periodici su tablet non cannibalizzano il formato cartaceo ma addirittura lo alimentano.

E’ quanto emerge da una ricerca pubblicata da The Professional Publishers Association [PPA], associazione inglese che riunisce oltre 200 editori di testate sia consumer che professionali.

La ricerca  – spiega Pier Luca Santoro sul Giornalaio – identifica una correlazione positiva tra la readership su tablet e qualla sulla carta.

 

Emerge infatti come il 96% di coloro che possiedono un tablet abbiano letto nell’ultimo anno una pubblicazione cartacea contro una media nazionale dell’80%. La PPA sostiene che mentre è crescente l’interesse verso il formato digitale i lettori continuano a volere entrambi i formati.

 

Spiega Marius Cloete, responsabile dellla ricerca, che “i possessori di tablet hanno una probabilità maggiore rispetto alla media di aver letto una rivista – su carta – negli ultimi 3 mesi, dissipando il mito che i possessori di tablet stiano abbandonando la carta a favore del digitale. Al contrario le due piattaforme si combinano per ampliare il repertorio di lettura”.

 

 

Per quanto riguarda i tablet e la loro diffusione in Italia, Santoro cita un lavoro di Ricerca di  eMarketer (con i dati consolidati e le proiezioni sino al 2015 per la penetrazione dei tablet nella UE5), secondo cui,

 

se attualmente in Italia circa il 20% degli utenti di Internet utilizzano un tablet, grazie alla condivisione del device tra più persone in ambito domestico, [Human Higway stima in 4 milioni di persone gli utilizzatori di tablet nel nostro Paese e due milioni di pezzi in circolazione] tale percentuale dovrebbe arrivare al 46% nel 2015.

 

Una crescita esponenziale, seppure con un trend in rallentamento dal 2013 rispetto ai due anni precedenti, che comunque ci vede dietro allo sviluppo previsto per Francia, Germania e Regno Unito, commenta Santoro, che conclude:

 

Quanto questo aiuterà i ricavi del comparto editoriale è ovviamente tutt’altro discorso, ma quello che appare confermato è la necessità di lavorare in termini di integrazione e complementarietà delle diverse piattaforme. Ennesima lezione che viene dal fallimento, dalla chiusura del «The Daily» che invece, tra le altre cose, era mono-formato.

Sorpresi?