In Svizzera il record dei posti di lavoro tagliati in una sola casa editrice: 229 in 16 mesi. ‘’Congratulazioni’’ dall’ Ejo

Ejo

In ‘’modo apolitico e distaccato’’ (e non mettendosi nella ‘’tipica prospettiva di un giornalista, ovvero di sinistra’’) l’ Osservatorio europeo sul giornalismo si rallegra e porge i suoi complimenti, spiegando che sono stati “mandati a casa” perché anche la categoria degli editori ‘’è piombata definitivamente nell’ economia reale’’ e ‘’valgono pertanto anche qui i criteri tipici di qualsiasi sistema economico, ovvero, maggiore produttività a costi ridotti e potenziamento dell’efficienza’’

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Aggiornamento: un commento anonimo ci avverte che ”l’ articolo NON è scritto dall’Osservatorio europeo sul giornalismo, ma si tratta della traduzione di un articolo pubblicato dal settimanale Weltwoche (e semplicemente riportato dall’Osservatorio in questione)”. Fatto sta che l’ Ejo lo ha pubblicato senza prendere nessuna distanza. Segno che, evidentemente, in qualche modo lo condivideva. Il titolo: ‘Triste ma vero…anzi no, solo vero’ (p.r.).

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La casa editrice zurighese Tamedia ha raggiunto il record del maggior numero di posti di lavoro tagliati: 229 in 16 mesi. La cifra più alta registrata in tutta Europa.

E il bello è che l’ Osservatorio europeo sul giornalismo porge le sue congratulazioni, spiegando anche che ‘’non è una notizia di cui essere tristi’’, e che, alla fine, ‘’dei 229 non sentiamo affatto la mancanza’’.

‘’Da quando è esplosa la crisi finanziaria – sostiene l’ Ejo – la categoria degli editori è piombata definitivamente nell’ economia reale. Valgono pertanto anche qui i criteri tipici di qualsiasi sistema economico, ovvero, maggiore produttività a costi ridotti e potenziamento dell’efficienza’’.

‘’Se avessimo la tipica prospettiva di un giornalista, ovvero di sinistra, lo svolgimento di questo articolo  sarebbe prevedibile. Innalzeremmo le nostre proteste sindacali, additando il più grande gruppo editoriale del mercato nazionale quale spietato distruttore di posti di lavoro. Ma non essendo questo il nostro punto di vista, occupiamoci di Tamedia in modo apolitico e distaccato e vediamo innanzi tutto dove i 229 giornalisti erano impiegati e perché sono stati “mandati a casa”.

A lungo è accaduto il contrario. Per molti anni nella stampa si poteva guadagnare molto senza grande sforzo. I clienti degli annunci pubblicitari non avevano altra scelta e ai bei tempi i margini di guadagno salivano fino al 20%. Le redazioni si ingrandivano sempre più e i budget di spesa non avevano limiti. Ai nostri tempi stavamo seduti insieme ai clienti e a un paio di bottiglie di Barbaresco Gaja anche fino alle 17.

I bei tempi sono finiti. Ma non vogliamo neanche continuare a rimpiangere il Barbaresco. I bei tempi sono diventati ovunque i tempi dell’efficienza. Oggi la Opel produce automobili migliori a costi minori rispetto a prima, e così fa l’Ikea con i suoi divani.

Anche l’editoria produce a costi evidentemente più ridotti, ma la qualità dell’offerta non è per questo peggiorata. I contenuti del Bund e del Tages-Anzeiger non sono scaduti, al contrario. Nessuno rimpiange il quotidiano gratuito News e il nuovo Zürichsee Zeitung manterrà comunque lo stesso livello di quello precedente’’

Dunque, conclude l’ Ejo

‘’Non è una notizia di cui essere tristi dunque, ma solo la verità: dei 229 non sentiamo affatto la mancanza’’.

Carini, vero?