Politkovskaja, processo-spettacolo o sintomo dei mali della Russia?

Anna P. Ancora grande incertezza sul modo con cui il dibattimento andrà avanti, se a porte chiuse o alla presenza del pubblico – Troppa attenzione su questa vicenda processuale per far cadere la sordina, ma i tentativi si fanno lo stesso

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di Valentina Barbieri 

Stando alle ultime notizie, il processo per l’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaja si terrà a porte aperte. Per ora, almeno.

Sì, perchè sostenere che questa sarà la decisione definitiva pare un azzardo, dato che il 17 novembre le porte erano porte aperte, il 19 chiuse, il 25 riaperte.

Fin da subito, la storia di questo processo è stata piena di dichiarazioni, negazioni e illazioni. E forse non avrebbe potuto essere altrimenti, perché c’è troppa attenzione su questo processo per essere celebrato in sordina.

Però i tentativi si fanno lo stesso.

Se ne rende conto anche la stampa russa “leggera”, la «Komsomol’skaja Pravda”, ad esempio.
“Il processo della Politkovskaja diventa sempre più strano. È difficile capire se è uno spettacolo che cresce per arrivare ad un culmine e i protagonisti lo fanno apposta, a mantenere alta la suspence, per tenere il pubblico legato. Oppure questi sono i dolori più veri della giustizia russa, che si divide tra verità e malizia.”

Il processo per la morte della giornalista russa che si occupava di Cecenia inizia così, il 17 novembre presso il tribunale militare di Mosca. Il giudice Evgenij Zubov dichiara che il processo si svolgerà a porte aperte e respinge quindi la petizione della pubblica accusa, che richiedeva un processo “per pochi intimi” per la presenza di materiali definiti “segreti”.

(In)aspettatamente due giorni dopo, il 19 novembre, Zubov chiude le porte del processo.

Che cosa può essere successo nell’arco di due giorni da portare ad un tale cambiamento di posizione?

Con un certo cinismo, verrebbe da chiedersi invece chi ha fatto capire al giudice che non era il caso.

Stando alle dichiarazioni di Zubov, i giurati sarebbero sono rifiutati di entrare in aula in presenza della stampa e hanno chiesto di chiudere le porte del processo.

Di conseguenza,  con la motivazione della sicurezza dei partecipanti al processo, i giornalisti non hanno potuto entrare non solo in aula, ma neanche nei corridoi del tribunale.

Contro la decisione si sono schierati i rappresentanti degli imputati e della parte lesa (figlio e figlia della Politkovskaja), ed è iniziato un acceso dibattito sulla legalità della scelta di Zubov. Riporta il «Kommersant» infatti che secondo la legge il giudice avrebbe dovuto supportare con elementi concreti il timore di minaccia o di influenza sui giurati. Nemmeno il rifiuto da parte della giuria di lavorare in presenza della stampa è secondo il codice penale processuale un motivo legittimo per chiudere le porte del processo.

Gli stessi  giurati non possono rifiutarsi di entrare in aula, devono eventualmente dare comunicazione della propria rinuncia a presenziare all’udienza. 

Il 20 novembre, un nuovo colpo di scena.  Altra nebbia in un processo che di lineare non ha nulla.

In diretta alla stazione radio “Echo Moskvy” il giurato Evgenij Kolesov dichiara che la giuria non aveva nulla in contrario alla presenza dei giornalisti, semplicemente aveva chiesto di togliere dall’aula le telecamere. L’iniziativa di chiudere le porte del processo sarebbe giunta quindi non dai giurati ma dallo stesso tribunale.

Con una certa ironia, il «Kommersant» ha commentato che “il giudice Evgenij Zubov ha visto quello che non c’era e letto quello che non hanno scritto”

Stando alle dichiarazioni di Kolesov, infatti,  il 19 sarebbe entrata più volte nell’aula della giuria la segretaria del tribunale, chiedendo ai giurati di trattenersi lì, in quanto nell’aula c’erano “molti giornalisti” che “avrebbero disturbato”. Poi la segretaria “ha portato un modulo da firmare, nel quale c’era scritto che eravamo contrari alla presenza perchè abbiamo paura”. "Nessuno di noi ha firmato questo comunicato ieri”, ha spiegato Kolesov. “Abbiamo detto che ci avremmo pensato su, che avremmo visto come andavano le cose. Il processo sarebbe iniziato con la stampa e poi avremmo deciso come regolarci. Ma non abbiamo mai deciso l’esclusione della stampa.”
Il direttore della “Novaja Gazeta” Dmitrij Muratov ha definito la scelta di Kolesov “morale e sincera” e si è schierato contro il rinnovamento di una giuria “che ci dà la speranza di un’udienza giusta.”

Dopo le dichiarazioni di Kolesov, infatti si era temuto che lo scandalo potesse fornire il pretesto formale per sciogliere la giuria e ricominciare il processo dall’inizio. Questo avrebbe inevitabilmente portato ad un rallentamento dei tempi. 

Il 21 novembre entra in scena, la Corte Suprema russa.

Pavel Odincov, il segretario stampa, rende noto che la Corte si è interessata al caso Politkovskaja, e, in seguito alle dichiarazioni della stampa, intende stabilire se il giudice abbia violato la legge e ecceduto i propri poteri.

"I media non sono per noi un mero suono.” ha dichiarato Odincov."Vogliamo vederci chiaro, capire che cosa è successo in realtà e se sono state permesse violazioni tra cui quella dei diritti dei giornalisti”. Nel dire questo, Odincov ha però voluto sottolineare che la Corte Suprema non intende influenzare il corso del processo.

Sarà difficile, in realtà, che il giudizio della Corte Suprema non tocchi direttamente o indirettamente l’andamento del processo.

E infatti, tutto questo clamore ha fatto sì che il 25 novembre il processo sia stato di nuovo reso pubblico per la stampa.

La “Novaja Gazeta” puntualizza che però in sala è stato permesso l’ingresso solo ad una quantità  limitata di giornalisti. E di questi posti, 3 erano occupati da altri uomini della scorta.

Lo stesso giorno, la richiesta di Kolesov di uscire dalla giuria è stata accolta. Come si legge nella decisione del tribunale, i giurati non hanno diritto di rilasciare dichiarazioni riguardo alle circostanze di un processo in atto a persone che non siano parte del processo stesso. In questo modo ora rimangono 12 giurati ufficiali e 7 di riserva, comunica ITAR TASS.

Per un personaggio che abbandona, un altro personaggio a “rischio uscita” decide di rimanere.
Il giudice Zubov, di cui la Procura aveva chiesto la ricusazione, declina l’invito e prosegue il processo.

La Procura generale della Federazione russa aveva presentato la ricusazione del giudice,  motivandola con la violazione dei requisiti della legislazione processuale.

Il giudice, sostenuto dal Tribunale militare di Mosca, ha definito le motivazioni inconsistenti e non confermate dai fatti.

In questo modo, commenta la «Nezavisimaja gazeta», “lo scandalo legato al tentativo di chiudere le porte del processo non arriva alla sua conclusione logica, mettendo a nudo uno dei maggiori vizi del sistema attuale sistema della giustizia”.

Scandalo incredibile, sollevamento di folle popolari?

No, è legale.

Oleg Ščerbakov, membro del Collegio degli Avvocati di Mosca definisce l’impossibilità di ricusazione del giudice “una norma assolutamente delirante del codice processuale” e spiega che  “la legge prevede un numero limitato di casi in cui il giudice è obbligato ad accettare l’invito ad auto-ricusarsi. Ad esempio, se in questo processo partecipa anche in qualità di pubblico ufficiale, o se ha parenti in una delle parti in causa. Se non è così, può rispondere: «No, e basta». Vi assicuro che non c’è stato ancora un caso in cui il giudice abbia accettato la sua ricusazione senza un motivo formale ».

Ora il processo andrà avanti, con questa nebbia che avvolge i passaggi, quattro persone alla sbarra degli imputati, l’esecutore materiale del delitto latitante e il tribunale militare che dichiara che studierà gli elementi del processo nel giro di 45 giorni.                                                                    

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Разговор через решетку (Conversazione attraverso il cancello), Vladimir Borsobin, «Komsomol’skaja Pravda», 22.11.2008
http://www.penza.kp.ru/daily/24202/407388

Неувязочка вышла (E’ venuto fuori un piccolo disguido), «Kommersant», 24.11.2008 http://www.kommersant.ru/doc.aspx?DocsID=1055349 

Опасная профессия (Professione pericolosa), bollettino settimanale del Centro per il giornalismo in situazioni estreme dell’Unione dei giornalisti russi, 17 – 23 novembre 2008
http://www.cjes.ru/bulletin/?bulletin_id=3166&country=Russi 

Закрытость вызывает подозрение (La chiusura insospettisce), Marija Lokoteckaja, «Gazeta», 23.11.2008 /http://gzt.ru/incident/2008/11/23/223011.html

Верховный суд РФ проверит публикации СМИ по "делу Политковской" (La Corte Suprema della Federazione Russa verifica le pubblicazioni sulla “questione Politkovskaja”, RIA Novosti, 21.11.2008
http://www.rian.ru/society/20081121/155608428.html

Продолжается в открытом режиме процесс по делу об убийстве Анны Политковской (Il processo per l’omicidio di Anna Politkovskaja continua a porte aperte), «Novaja Gazeta», 25.11.2008
http://www.novayagazeta.ru/news/357823.html

Генпрокуратуре отказали в смене судьи по делу Политковской  (Non accolta la ricusazione della Procura al processo Politkovskaja), «Izvestija», 26.11.2008
http://www.izvestia.ru/news/news19299 

Прокуратура заявила о нарушении закона на процессе по делу Политковской (La Procura ha rilevato una violazione della legge nel processo per l’omicidio della Politkovskaja), RIA Novosti, 25.11.2008
http://www.rian.ru/society/20081125/155854001.html

Генпрокуратурa требует отвода судьи, председательствующего на процессе по делу Политковской (la Procura ricusa il giudice che presiede il processo Politkovskaja), newsru, 25.11.2008
 http://www.newsru.com/russia/25nov2008/otvod.html

Судебный процесс обрастает сенсациями (Il processo cresce di
sensazionalismo in sensazionalismo), Aleksandr Samarin, «Nezavisimaja
Gazeta», 27.11.2008
http://www.ng.ru/politics/2008-11-27/1_judge.html?mthree=9