Il nuovo gigante Thomson-Reuters spodesterà Bloomberg?

Il logo di Thomson-Reuters
Ma la vera sfida per il nuovo gruppo, forse, non è tanto contendere la leadership nell’ informazione economica all’ agenzia del magnate sindaco di New York, quanto sopravvivere alla minaccia costituita da Google o “da qualche altro ragazzetto della Silicon Valley”

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di Andrea Fama

Se il XX secolo è cresciuto all’ombra dei colossi industriali, che detenevano il potere finanziario e, di conseguenza, esercitavano una notevole influenza anche su quello politico, il XXI secolo nasce sotto il segno dei giganti dell’informazione, e non è un caso se primi ministri e presidenti di mezzo mondo hanno un occhio particolarmente attento al mondo dei media.

Fra i nuovi giganti dell’ industria dell’ informazione, dominata ora dall’ onda digitale e dall’ affermarsi di tycoon globali come il magnate australiano Rupert Murtdoch, sta muovendo i suoi primi, destabilizzanti passi nel settore un soggetto giovanissimo ma frutto della fusione di due protagonisti storici del mondo dell’informazione: Reuters e Thomson, rispettivamente presenti sul mercato da 157 e da 78 anni.

La fusione dei due gruppi mira ad unire la capillare penetrazione nel mercato statunitense della Thomson ed il know how internazionale della Reuters, e a tagliare i costi relativi alla computerizzazione ed alla gestione delle rispettive banche dati storicamente incentrate sull’ informazione finanziaria, dando così vita ad un nuovo gigante mediatico capace di fornire qualunque tipo d’ informazione legata al mondo degli affari direttamente sul lap top o sul BlackBerry dei potenziali clienti, senza mai ricorrere al cartaceo. La Thomson-Reuters, pertanto, con i suoi 13,4 miliardi di dollari di utile è il candidato ideale a spodestare Bloomberg e ad insidiare il suo impero, assieme al quale oggi detiene circa due-terzi del mercato dell’informazione finanziaria grazie a due foltissimi eserciti di giornalisti impegnati nel settore.

La Thomson-Reuters vanta un più ampio ventaglio di offerte ed un capitale superiore rispetto a Bloomberg, il cui tasso di crescita, però, lo scorso anno ha doppiato quello di entrambi i rivali.

Numeri a parte, ad ogni modo, la vera sfida per Thomas Glocer, direttore esecutivo del neonato gruppo, non sarà tanto contendere la leadership al magnate sindaco di New York, considerato ormai “storia passata”, quanto sopravvivere alla minaccia costituita da Google o “da qualche altro ragazzetto della Silicon Valley”.

La partita è appena cominciata.