Russia, il pugno di ferro di Putin sui media, la RIA Novosti liquidata e assorbita da una grande holding di stato

Ria

Dare al mondo una ‘’visione corretta’’ della Russia, ‘’aver chiara coscienza della propria missione: esprimere il proprio amore al paese ed evitare atteggiamenti oppositivi’’. E’ la linea che avrà la nuova agenzia, che confluendo nella “Agenzia di informazione internazionale Rossjia Segodnja (ovvero “Russia oggi”)”, perderà la sua autonomia.

Si intensifica il processo di statalizzazione del paese anche nel campo dei media annunciato da una nota presidenziale emessa qualche giorno fa da Putin.

 

Che vuole imporre ora una linea dura nella comunicazione verso l’esterno, forse anche in relazione alle tensioni attorno ai giochi invernali di Soči e soprattutto ai fatti accaduti in Ucraina. Gli ultimi mesi del 2013 hanno registrato cambiamenti importanti in tutto il settore con la nomina nei ruoli di direzione dei media statali delle persone di fiducia del governo

 

di Valentina Barbieri

 

Fin dal suo primo mandato presidenziale una delle grandi direttive di Vladimir Putin è stata una forte spinta alla statalizzazione. Nel 2001 l’ allora neo-presidente varò una legge che regolava le imprese di proprietà statale e municipale. Tra i campi coinvolti ci fu anche quello dei media che vide la nascita, ad esempio, della Rete Radiofonica e Televisiva Russa. Nel corso dei vari mandati vennero creati numerosi media di proprietà statale e altri vennero assorbiti.

 

Ora (la scena è del 9 dicembre scorso) Putin ha rimesso profondamente mano al mondo dei media statali attraverso una nota presidenziale con effetto immediato dedicata ad “alcune misure per aumentare l’ efficacia delle attività dei media statali”.

 

L’ordine prevede, tra gli altri punti, la fusione dei giornali Rossijskaja gazeta e Rodina, la creazione della società statale “Agenzia di informazione internazionale Rossjia Segodnja (ovvero “Russia oggi”)”, l’assorbimento della radio Golos Rossii e del canale televisivo Russia Today all’interno della nuova società statale, la liquidazione del Fondo statale dei tele e radioprogrammi, del Palazzo librario russo. E, soprattutto, della storica agenzia di stampa RIA Novosti (le cui proprietà mobili ed immobili andranno alla neonata Rossija Segodnja).

 

Questo ultimo punto, il più clamoroso, è per la  società di analisi Medialogija l’evento mediatico russo più rilevante del 2013. Un elemento che fa ancora più scalpore è il fatto che la stessa redazione di RIA Novosti non fosse a conoscenza dei cambiamenti che sarebbero avvenuti e non sia stata consultata in merito.

 

Nata nel 1941, RIA Novosti era la più grande holding media della Federazione Russa, con circa 2300 collaboratori, 850 dei quali di occupavano esclusivamente della produzione di notizie. Era il sito web di notizie preferito da un quarto di tutti gli utenti russi del web  ‘’notizie da RIA’’  e contava su un pubblico straniero di 3 milioni di utenti al mese. A inizio marzo RIA Novosti cesserà ufficialmente di esistere.

 

Già nel 2012 c’erano state voci, ricorda il canale russo Dožd’, sulla fusione di ITAR TASS e RIA Novosti, ma poi le cose erano andate diversamente, con la sostituzione nel ruolo di direttore generale di Vitalij Ignatenko (eletto poi senatore) con Sergej Michailov, membro dal 2004 al 2006 della direzione di RŽD (Ferrovie Russe).

 

La nascita di Rossija segodnja decreta quindi l’inizio di un impero mediatico senza precedenti, con lo scopo di “raccontare all’estero la politica nazionale della Federazione Russa e la vita sociale nella Federazione Russa”.

 

Putin in persona ne ha nominato il direttore, Dmitrij Kiselev, già vice-direttore generale del VGTRK (Società statale di televisione e radiodiffusione russa) e conduttore del talk show socio-politico “Interesse nazionale”, trasmesso dal canale televisivo statale “Rossija”.
Kiselev a sua volta ha nominato come redattrice capo Margarita Simon’jan (direttrice di Russia Today, uno dei media assorbiti, che aveva dichiarato di non essere a conoscenza del progetto), scelta per “la brillante reputazione giornalistica e la capacità di management”.

 

Il 12 dicembre Dmitrij Kiselev ha incontrato i collaboratori di RIA Novosti. Durante l’incontro Kiselev ha spiegato ai giornalisti che il loro talento “sarà richiesto anche nella nuova struttura” e che Rossija segodnja avrà “una normale e sana politica redazionale”, che sarà creata con l’aiuto dei giornalisti. Lo spazio però per la dissidenza non è contemplato, come chiarisce Kiselev: “Se voi decidete di occuparvi di attività eversive, questo non coincide con i miei progetti”. I progetti invece sono quelli di promuovere “una visione corretta della Russia, quella di uno stato importante con buone intenzioni”.

 

In questa visione l’ obiettività diventa un mito da sfatare.
“Penso che non ci sia  pubblicazione al mondo che sia obiettiva. La CNN è obiettiva? No! La BBC è obiettiva? No! L’obiettività è un mito che ci propongono ed impongono”. “Spesso sotto lo slogan dell’obiettività noi alteriamo il quadro e guardiamo al nostro paese come se non fosse il nostro”, mentre “un’agenzia statale, che vive dei soldi statali”, deve aver chiara coscienza della propria missione: esprimere il proprio amore al paese ed evitare atteggiamenti oppositivi, non dimenticandosi al tempo stesso di raccontare i problemi del paese.

 

 Secondo Sergej Ivanov, a capo dell’amministrazione presidenziale, la Russia “porta avanti una politica autonoma, difende con forza gli interessi nazionali. Non è facile spiegare questo al mondo, ma si può e si deve farlo. Bisogna dire la verità, renderla accessibile al massimo numero di persone, usare per questo un linguaggio moderno e le migliori tecnologie”.

 

Concorde anche l’addetto stampa del presidente, Dmitrij Peskov, secondo cui “Lo strumento della propaganda (nel senso buono della parola) è un attributo imprescindibile di qualsiasi Stato. E’ ovunque. Di conseguenza deve esserci anche in Russia”.

 

Anche il direttore generale di ITAR TASS Sergej Michailov ha condiviso l’ordine del presidente, dichiarando dichiarato che Rossija Segodnja deve occuparsi “di propaganda in un modo sottile, acuto”.

 

La necessità di questa linea dura della comunicazione verso l’esterno è stata da molti collegata alle tensioni attorno ai giochi invernali di Soči e soprattutto ai fatti accaduti in Ucraina. A suo tempo anche la rivoluzione arancione aveva infatti spinto il Cremlino a profondi cambiamenti nel campo dell’informazione.
Lo stesso giornalista Nikolaj Svanidze, membro del Consiglio presidenziale per i diritti dell’uomo, ritiene che la riorganizzazione di RIA sia stata velocizzata dallo “scenario concitato” degli ultimi eventi in Ucraina.

 

Vladimir Jakovenko, ex segretario dell’Unione dei giornalisti russi, sottolinea che questa relazione  di causa – effetto  sembra la più evidente, in quanto lineare. “E’ davvero palese che il governo russo è fortemente scosso e confuso.” Quindi l’idea di fondo diventa quella di investire più soldi per “vincere la guerra dell’informazione.”

 

Chi non si aspettava invece questa rivoluzione nel mondo dei media statali era invece il redattore capo di RIA Novosti, Svetlana Mironjuk, che ha ammesso che questa decisione del presidente era inaspettata anche per lei. Nell’incontro avuto il 9 dicembre con i giornalisti di RIA, la Mironjuk ha ringraziato i collaboratori per il loro lavoro e li ha definiti “la migliore squadra mediatica” in Russia e RIA Novosti “il migliore mezzo di comunicazione statale”. “Grazie a tutti coloro che hanno creduto in me, mi scuso con quelli che non sono riuscita a difendere”, ha dichiarato, sottolineando come RIA Novosti, con i suoi 72 anni di vita, sarà liquidata in 3 mesi.

 

Non è chiaro ad ora se la Mironjuk resterà all’interno della nuova holding, dati i suoi difficili rapporti con i funzionari del Cremlino e in particolare con Aleksej Gromovyj, vice di Putin, e con Michajl Lesinyj, ex ministro della stampa e neo-direttore di Gazprom Media.

 

E la crescita dell’importanza di Gazprom  all’interno dei giochi di potere in Russia è un fatto innegabile.

 

Negli ultimi mesi del 2013 sono avvenuti cambiamenti importanti nel settore dei media in Russia, che hanno stabilito nei ruoli di direzione dei media statali delle persone di fiducia del governo. Da luglio il nuovo direttore generale  del gruppo “STS Media” è Juliana Slaščeva, a capo della società Michailov & Partner, nonché moglie di Sergej Michailov, nuovo direttore di ITAR TASS e fedelissimo di Vladimir Putin.

 

Secondo il canale Dožd il prossimo direttore generale a rischio sarebbe Konstantin Erist del canale televisivo statale Pervij Kanal. Il Cremlino riterrebbe insufficiente il suo fervore nella difesa degli interessi nazionali. Al posto di Erist potrebbe essere messa Juliana Slaščeva.

 

E la lista dei cambi ai vertice potrebbe essere ancora lunga.