Altermondes, modello di giornalismo partecipativo per riconciliare media e cittadini

AltermondesAnalisi di un trimestrale francese che punta a ‘’ offrire un altro sguardo sul mondo a partire dal punto di vista della società civile, in particolare quella dei paesi del Sud’’. Ce ne parla Andrea Paracchini, redattore nella piccola testata e nostro collaboratore.

 

Il tentativo di raggiungere una piena coerenza fra i valori difesi dalla rivista e la sua governance: una struttura fortemente partecipativa perché Altermondes crede che l’informazione sia un bene comune e che sia responsabilità di tutti garantirne l’ indipendenza e la sopravvivenza.

 

Un sito web modulare e costantemente in progress.

 

di Andrea Paracchini

 

Altermondes è una scommessa, o piuttosto, una serie di scommesse. Altermondes è il trimestrale francese – la redazione sta a Parigi – in cui lavoro da febbraio di quest’ anno. Difficile affibbiargli un’ etichetta, più facile riassumere la sua identità e la sua linea editoriale: offrire un altro sguardo sul mondo a partire dal punto di vista della società civile, in particolare quella dei paesi del Sud.

 

E’ questa la finalità della piccola rivista associativa nata nel 2005 da un’idea di David Eloy, e sostenuta da quattro organizzazioni della società civile francese. Venduto esclusivamente su abbonamento o in occasione di eventi, Altermondes è però nel tempo stato capace di operazioni ambiziose, come alcuni numeri speciali distribuiti con il quotidiano Libération, e numerosi laboratori di giornalismo per giovani (l’ ultimo dei quali tenutosi a Tunisi, in occasione del Forum Sociale Mondiale, con ragazzi tunisini e della banlieue parigina). Ma il suo più grande successo sino ad oggi, è stato senza dubbio quello di essere riuscito a sopravvivere in una nicchia molto stretta, in concorrenza con altri titoli importanti – uno fra tutti Alternatives Internationales – potendo contare su una minuscola redazione di un solo giornalista e una sterminata rete di collaboratori volontari.

 

 

 

Una cooperativa che unisca lettori, giornalisti e attori della società civile

 

Per sopravvivere e a maggior ragion per crescere era necessario però trovare una nuova strada. Era necessario anche poter pagare il lavoro dei tanti giornalisti – fra cui il sottoscritto – che negli anni avevano contribuito al successo del giornale. Si trattava insomma di cambiare la forma per poter rispettare la sostanza, per poter essere ancora più coerenti con i principi difesi da un giornale che si vuole umanista e progressista.

 

E’ così che il 29 marzo del 2014 Altermondes è diventato la prima Société Coopérative d’Intérêt Collectif (SCIC) [per una definizione, vedere questa sintesi di Euricse, pag. 23] di Francia nel settore della stampa. Da associazione,a vera impresa di stampa: una cooperativa di quasi 200 soci fra cui 42 organizzazioni della società civile (si va da Oxfam France a Attac, dal Réseau Action Climat alla Fédération Internationale des Ligues des Droits de l’Homme FIDH, passando per un sindacato come la CFDT e ONE France, filiale francese dell’ONG di Bono degli U2…) una scuola di giornalismo, l’Alliance internationale de journalistes, alcuni professionisti dei media e un centinaio di lettori abbonati.

 

L’interesse di un simile montaggio – di certo non il più semplice offerto dalla legislazione francese sulle società – è da un lato quello di disporre di un capitale più ampio (oltre 150 000€), indispensabile per investire e modernizzare la rivista, dall’ altro quello ben più importante di raggiungere una piena coerenza fra i valori difesi dalla rivista e la sua governance. Ad Altermondes crediamo infatti che l’informazione sia un bene comune e che sia responsabilità di tutti garantirne l’indipendenza e la sopravvivenza.

 

Ad Altermondes crediamo anche che la produzione di informazione non sia il monopolio dei giornalisti ma che anche gli attori della società civile impegnati in prima linea in favore del cambiamento possano produrre contenuti giornalistici. Del resto, la rivista elabora sin dall’ origine i suoi dossiers mettendo attorno a un tavolo sino a 20 organizzazioni esperte ed autorevoli sulle tematiche di volta in volta affrontate. Un funzionamento partecipativo che ormai è iscritto nello statuto (disponibile, in francese, nella ricca pagina Qui sommes-nous ? del sito, insieme a molte altre informazioni sulla genesi del progetto) di Altermondes, poiché il comitato di redazione è composto da soci in rappresentanza delle categorie delle organizzazioni della società civile, dei professionisti dei media e dei lettori, eletti dall’ assemblea generale della cooperativa secondo criteri di ponderazione che impediscono il prevalere di una categoria sull’ altra.

 

Certo, l’ ultima parola sulla confezione della rivista spetta alla redazione, ma se tanti sono i media che si professano partecipativi, non credo che molti possano rivendicarlo in concreto quanto Altermondes. Se la maggior parte delle redazioni amano proclamare la loro indipendenza dalle ingerenze degli editori come garanzia di autonomia, ad Altermondes è un po’ il contrario. La sfida più grande, dal mio punto di vista, è proprio quella di produrre un giornale interessante, impegnato, innovativo facendo lavorare assieme tante sensibilità diverse senza tabu, ricercando un’ informazione costruttiva ma senza per questo arrotondare ogni asperità alla ricerca di un minimo comune denominatore. Come? Il cantiere dei prossimi mesi sarà proprio quello di animare la cooperativa affinché tutti si ritrovino e partecipino allo sforzo collettivo di produrre diversamente l’ informazione.

 

L’ intero modello economico di Altermondes poggia del resto sull’ appropriazione della rivista da parte dei suoi soci, in particolare delle organizzazioni della società civile. Ognuna di esse infatti dispone di un numero consistente di membri e aderenti, all’interno dei quali attingere a nuovi lettori per raddoppiare così in tre anni il numero di abbonati e passare da 2 000 a 4 000. Il calcolo non è strampalato perché si basa su un tasso di conversione più che prudente. Dal 18 settembre scorso poi, la rivista – passata da 48 a 80 pagine, con ampio spazio a foto d’autore – è disponibile in edicola in tutta la Francia con una consistente campagna di lancio e di affissioni.

 

Una mossa incauta per alcuni ma che si giustifica con la volontà di essere più visibili e di intercettare un pubblico nuovo, anche fuori dagli ambienti tradizionalmente vicini ad Altermondes. Si tratta quindi di una presenza che non è vitale per la sopravvivenza della rivista ma solo strumentale e che come tale non è detto debba durare in eterno.

 

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“Il meglio della tradizione al cuore della modernità”

 

Questa frase pronunciata nel corso della conferenza stampa di lancio di Altermondes da Edwy Plenel, presidente del pure player Mediapart, riassume bene la riflessione alla base del nuovo sito. In effetti, la presenza web della rivista avrebbe potuto rispondere semplicemente alla ricerca di nuova e maggiore visibilità. Ma quando sette mesi fa ho passato la selezione e mi è stata affidata la concezione del nuovo sito, ho ritenuto fosse sbagliato vedere il web come mero terreno su cui piantare una bandierina per manifestare la propria esistenza.

 

Per una rivista che si interessa al mondo – e in particolare a quello distante dalle frontiere dell’Europa – il web e i social network sono anzitutto uno strumento per restare il più vicino possibile al terreno, alla realtà. Ma anche per sperimentare tutta la gamma di contenuti multimediali che fino ad oggi non potevano trovare posto nella rivista cartacea. La volontà insomma è quella di declinare la nostra linea editoriale su due supporti pienamente complementari ma non in concorrenza fra loro. Da una parte una rivista – tre numeri e due speciali all’anno, tutti da 80 pagine (contro le 48 della vecchia formula) – che prende il tempo di approfondire, con articoli non inferiori a 3 000 battute ma che possono arrivare sino a 15 000. Dall’altra un sito web capace di accogliere gallerie, diaporama, immagini interattive, video interviste, scrollitelling, webdoc e quant’altro.

 

La struttura del sito – alla base un wordpress personalizzato e “pompato” dalla cooperativa Magnetic – è modulare. En ce moment accoglie la maggior parte dei contenuti, indipendentemente dal loro formato, in una struttura dinamica, senza rubriche ma riorganizzabile per filtri, ampiamente ispirata al sito americano Quartz e delle sue obsessions.

 

All’interno di questo flusso si trovano contenuti prodotti da organizzazioni ma anche dalla stessa redazione, come interviste video ad attori della società civile di passaggio a Parigi o sintesi di rapporti e documenti. L’idea alla base è quella di valorizzare al massimo l’enorme lavoro che le organizzazioni francesi e i loro partner ai quattro angoli del mondo svolgono: rapporti, video, reportages fotografici…che spesso restano sconosciuti al grande pubblico o inaccessibili perché troppo tecnici.

 

En Profondeur accoglie per ora reportages in scrollitelling ma sarà anche lo spazio in cui apriremo appelli a contributi da parte dei lettori attorno a tematiche precise. Non tanto un raccoglitore di commenti o di UGC, ma un vero e proprio prolungamento delle riunioni di redazione aperte tipiche di Altermondes.

 

En direct invece si propone di accogliere live coverage ed hangout: alcuni dei nostri soci con un’importante presenza internazionale hanno già manifestato la loro volontà di mettere a disposizione di Altermondes locali e connessioni ai quattro angoli del pianeta per rendere possibile conferenze in diretta.

 

Prossimamente sarà inoltre attivato il modulo En liens, primo aggregatore francofono di flussi di informazione dedicato a tematiche come la solidarietà internazionale, i diritti umani e le mobilitazione della società civile nel mondo. E’ uno strumento complesso che ci sta impegnando da mesi, perché vuole essere allo stesso tempo un servizio per i lettori e uno strumento per la redazione, per avvicinarci il più possibile alla fonte delle nostre informazioni.

Il sito di Altermondes insomma si vuole una piattaforma potente, modulare e versatile, per ora limitata principalmente dalla scarsezza di risorse umane. La redazione di Altermondes conta oggi un redattore capo che è anche presidente e direttore generale della cooperativa e il sottoscritto.

 

La maggior parte dei contenuti, compreso il primo scrollitelling, sono prodotti ed editati da me, che inoltre filmo, monto, edito e sottotitolo tutti i video della redazione. Un’opportunità inaudita per un cultore del web come me che però ad oggi non si era mai trovato dall’altra parte dello schermo (e che viene dalla stampa scritta specializzata nello sviluppo sostenibile e nell’ economia sociale e solidale).

 

Una palestra unica per Altermondes e i suoi soci per sperimentare nuovi formati di racconto giornalistico e nuove alleanze fra cittadini e professionisti dell’informazione. Non è un caso se Altermondes è all’origine di una tribuna – co-redatta con Philippe Merlant di Reporter Citoyen, Edwy Plenel di Mediapart e Malek Khadhraoui del pure player tunisino Inkyfada – in cui insieme ci proponiamo di esplorare nuovi modelli di giornalismo per riconciliare media e cittadini, stampa e democrazia. Ce ne sarebbe bisogno anche dall’altro lato delle Alpi, o sbaglio?

 

 

Un articolo su Altermondes pubblicato da le Monde