<%@LANGUAGE="VBSCRIPT"%> <% Dim Repeat1__numRows Dim Repeat1__index Repeat1__numRows = 8 Repeat1__index = 0 Recordset1_numRows = Recordset1_numRows + Repeat1__numRows %> LSDI: Dossier
home pagechi siamocerca
Uomini e fatti
Mediacritica
Censura
gIORNALI & pERIODICI
rADIO & tV
Televisione
iNTERNET
fOTOGIORNALISMO
Giornalisti e Giornalismi
bLOG
dICONO dI nOI
pubblicità
documentazione
Formazione
Deontologia & Leggi
Libri

appuntamenti


dossier
SEZIONE
AGGIORNATA

Dossier Tv: l'anomalia italiana

Dossier free-lance
L'altra metà delle redazioni

Dossier Venezuela


Siti utili
Edicole nel mondo

Italia

Internazionali

Stati Uniti

Federazione Nazionale Stampa Italiana

Trends 2006SVANISCE IL MONOPOLIO DEL GIORNALISMO PROFESSIONALE

MA PER RIMODULARE IL RUOLO DI ''ORDINATORE''

SERVONO CREDIBILITA' E TRASPARENZA

Il giornalismo professionale sta perdendo il monopolio sull' informazione giornalistica ma il ruolo di ''ordinatore'' del giornalista non svanirà - almeno fino a quando resterà il modello economico dell' editoria d' informazione. Lo sviluppo impetuoso dei nuovi media, consentendo a ciascun cittadino di esercitare un controllo diretto e approfondito sul flusso delle notizie e di intervenire in prima persona fino a diventare ''editore di se stesso'', sta però, progressivamente, rompendo il carattere gerarchico e unidirezionale del discorso giornalistico (da uno a molti) a favore di un rapporto ''orizzontale'' e conversativo (da molti a molti) e obbligherà sempre di più lo specifico professionale ad orientarsi verso un impegno di credibilità, di affidabilità e di trasparenza.

Sono le linee emerse dall' incontro sul tema ''Tutti giornalisti? Il giornalismo professionale fra blog, aggregatori e industria dei contenuti'', organizzato dalla Federazione nazionale della stampa e da Lsdi, che si è svolto venerdì 26 maggio a Roma nel salone della Fnsi e che ha messo di fronte il mondo del giornalismo professionale, quello della cultura e della pratica digitale e quello dell' Università e della ricerca.

Al dibattito hanno partecipato Paolo Serventi Longhi, Mario Morcellini, Enrico Pulcini, Massimo Mantellini, Giuseppe Granieri, Carlo Sorrentino, Marco Pratellesi e Franco Siddi.

Le linee di tendenza che si vanno profilando sono ampiamente illustrate nel Rapporto ''Trends in Newsroom 2006'' - che Lsdi propone in traduzione italiana nelle sue parti essenziali.

La caduta delle separazioni - e il relativo cambiamento anche del senso (e del peso) delle parole - fa intravedere, secondo Bernardo Parrella - un analista dei nuovi media che lavora negli Usa e che ha scritto per Lsdi un articolo di introduzione all' incontro - le linee di un nuovo giornalismo, in cui dovrebbero convergere mondi che finora erano rimasti separati: professionisti, dilettanti qualificati ed ex-lettori.

«Dobbiamo chiedere più coraggio ai giornalisti – ha detto nella sua introduzione Paolo Serventi Longhi, segretario generale Fnsi – e cercare aiuto alle fonti sociologiche per ridefinire il contesto della professione. Perché su questa strada – ha aggiunto – non ci soccorrono le leggi e tantomeno i contratti».

Il cambiamento nel mondo dell’informazione ha riguardato negli ultimi anni soprattutto il mercato della lettura, come ha sottolineato Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma. «Si sono creati tanti mercati concentrici – ha spiegato – per soddisfare i nuovi bisogni, e sta nascendo una nuova ingegneria. Cambiano i valori d’uso di tutte le parole che ci siamo scambiati e cambiano le problematiche dell’accesso. Oggi l’informazione non è più delegata ad altri, i soggetti vogliono essere giornalisti di se stessi». Il vero problema, sostiene Morceliini, non è il precariato, ma l’equazione precariato uguale modernità. «In campo comunicativo, questo fenomeno può ritorcersi anche contro chi crede di trarne vantaggi, perché inibisce migliori risultati professionali e porta ad un lavoro sempre più omologato».

È Enrico Pulcini, fondatore di Infocity, a indicare invece la strada per un nuovo modello economico che non ripeta i fallimenti dei primi giornali che hanno debuttato in Rete dieci anni fa.

«I giornali online – ha spiegato – devono seguire delle logiche di narrowcast, dirette a pochi, piuttosto che di broadcast, come è per altri mezzi come la televisione. Lo sviluppo dovrà necessariamente avvenire per nicchie tematiche che si rivolgono ad un piccolo pubblico, e fornire quindi informazioni meno generiche e pù appetibili. Il futuro sta diventando l’info-commerce, la vendita di informazioni specializzate su Internet, e molti esempi di questo modello economico si stanno facendo strada soprattutto negli Stati Uniti».

Il rapporto tra blog e giornalismo professionale non è mai stato facile, ricorda nel suo intervento Massimo Mantellini, che scrive di tecnologie in rete e, tiene a precisare, non è un giornalista nè gli interessa diventarlo. «C’è stato un importante cambiamento di prospettiva negli ultimi anni. I meccanismi di autorevolezza sono radicalmente cambiati. Chi scrive in Rete si conquista giorno per giorno la propria credibilità nei confronti dei lettori, la costruisce e ci mette la faccia». Mantellini sottolinea il rapporto ambivalente rispetto alla partecipazione dei lettori: chiamati, ad esempio, a contribuire all’informazione nel caso di grandi eventi, con testimonianze e contenuti multimediali, ma ignorati nella fattura del giornale di ogni giorno.

Carlo Sorrentino, docente di Teorie e tecniche della comunicazione di massa all’Università di Firenze, individua un ulteriore aspetto: «la negoziazione tra le fonti produttrici di notizie, i cittadini e i mediatori professionali si sta evolvendo. Nessuno ormai fa la sua parte, ma ognuno fa quella degli altri. La sfera pubblica per questo motivo si sta ridefinendo». Il blog, spiega «è un nuovo strumento legittimato dalla fiducia che si è conquistato per il contenuto in sè e non per un marchio o una testata». Ma come tracciare il confine tra il giornalismo di professione e i blog? «Ci accorgeremo del confine – spiega Sorrentino – quando qualcuno dei blog – non tutti – inizieranno ad inventarsi un modello di business che soppianterà quelli precedenti».

«Non c’è nessuna rivoluzione - chiarisce Giuseppe Granieri, che si occupa di Internet ed editoria - ma una tendenza nel mondo dell’informazione. Non possiamo più riferirci al modello professionale del giornalista che va ad interpellare la realtà conto terzi, perché il mondo è cambiato e deve di conseguenza cambiare l’approccio. Dobbiamo fare i conti – conclude - con il fatto di avere una grande infrastruttura di comunicazione che consente la bidirezionalità. E su questo, non si torna indietro».

«Tanti problemi – esordisce invece Marco Pratellesi, responsabile di Corriere.it – ma non c’è problema. Il sito del Corriere della Sera ha avuto una crescita del 380% in tre anni, e il numero degli utenti del sito ha raggiunto i lettori del giornale Se i giornali di carta dovevano morire per mano degli omologhi on line sarebbero già chiusi. Il fatto fondamentale è che siamo davanti ad un nuovo pubblico, che si informa in Rete ma solo in pochi casi compra anche il cartaceo. I giornali – continua Pratellesi – sono vittime non della Rete, ma della miopia degli editori che non sanno capire come riformarli». Quali quindi le soluzioni? «Dovremmo ricominciare a riposizionare i giornalisti a fare quello che è il loro mestiere, riconsiderando la possibilità di ridimensionare il desk e mandare i giornalisti fuori in cerca di notizie, storie, reportage, inchieste. Infine, creare una vera circolazione tra rete e cartaceo, in modo che in futuro i lettori possano non disinteressarsi completamente al giornale tradizionale».

«La realtà dei media e dei giornalismi – conclude Franco Siddi, presidente Fnsi – richiede oggi riposte articolate, e il ruolo storico dei giornali tradizionali, la credibilità e l’affidabilità del sistema dell’informazione non deve essere perso, pena un impoverimento del sistema democratico».

------------------

- Professionisti, dilettanti qualificati ed ex-lettori per creare il giornalismo di domani''
di Bernardo Parrella

- Trends in Newsrooms 2006

------------------

Giuseppe Granieri, ‘’ knowledge architect, si occupa in particolare di Internet e di editoria. Nel 1996 ha fondato Bookcafé, uno dei primi siti letterari italiani. Autore di Blog Notes (http://www.bookcafe.net/blog/)

Massimo Mantellini, scrive di tecnologie e di rete. Il suo blog è su http://www.mantellini..it

Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma.

Marco Pratellesi, caporedattore al Corriere della Sera - è responsabile del sito del quotidiano di via Solferino (www.corriere.it) - e docente di Teoria e tecnica dei nuovi media all' Università di Siena

Enrico Pulcini, fondatore di infocity (http://www.infocity.it/) ha pubblicato in questi giorni con Franco Angeli il saggio "Click Tv, come Internet e il Digitale cambieranno la tlevisione", (http://www.enricopulcini.it/)

Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fnsi

Franco Siddi, presidente della Fnsi

Carlo Sorrentino, docente di Teoria e tecnica delle comunicazioni di massa alla Facoltà di Scienze Politiche dell’ Università di Firenze.

 


TUTTI GIORNALISTI?
IL GIORNALISMO PROFESSIONALE
FRA BLOG, AGGREGATORI E INDUSTRIA DEI CONTENUTI
Roma, 26 maggio 2006
Testo integrale degli interventi:
Formato doc
Formato pdf