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Usa: 2600 giornalisti in meno nel 2012 nei quotidiani (38.000 rispetto ai 52.600 del 2007)

Nel 2012 negli Stati Uniti sono spariti nei giornali 2.600 posti di lavoro giornalistico a tempo pieno, con una diminuzione del 6% rispetto al 2011, portando l’ occupazione totale del settore a 38.000 fra cronisti, redattori e altri giornalisti, quasi un terzo in meno rispetto al 2000 quando i giornalisti occupati erano 56.400. Lo segnala la American Society of News Editors (Asne) nel suo rapporto annuale, segnalando una inattesa accelerazione del ritmo di perdita del lavoro.

Rispetto al 2006 – osserva Rick Edmonds su Poynter – il calo è stato del 30,9%.

 

La crisi ha colpito soprattutto nel periodo più recessivo, fra il 2007 e il 2009, con una perdita di 13.500 posti di lavoro. La situazione sembrava normalizzata nel 2010 e 2011 quando si era registrato un calo di soli 900 posti di lavoro in due anni (vedi la tabella). Ma il ritmo si è nuovamente impennato nel 2012.

 

Secondo Poynter, la tendenza mostrata da questi dati dovrebbe essere confemrata anche nel 2013. Recentemente, in particolare, il  Chicago Sun Times ha licenziato 28 fotoreporter, mentre  il Cleveland Plain Dealer e l’ Oregonian stanno tagliando nelle redazioni, come il gruppo editoriale a cui fanno capo, Advance Publications, aveva già fatto al Times-Picayune di New Orleans l’ anno scorso.

 

Le criticità maggiori, secondo il Rapporto, si concentra sui cosiddetti metro newspapers, le testate delle grandi città, che servono un pubblico e degli inserzionisti diffuso in zone molto ampie e risentono quindi motlo più acutamente della concorrenza di radio-televisione e digitale.

 

Le perdite più pesanti riguardano soprattutto le testate con una diffusione fra le 25.000 e le 250.000 copie, mentre nei giornali con una diffusione maggiore sono stati registrati lievi incrementi nelle vendite.

 

Edmonds si dice ‘’sorpreso che le perdite di posti di lavoro siano così elevati. Come co-autore del capitolo relativo ai giornale del Rapporto annuale del Pew,  State of the News Media,  pubblicato a marzo, avevo stimato le perdite sarebbero state pari a quelle del 2011, circa 1.000 posti di lavoro. Ma non mi aspettavo di più del doppio’’.

 

In ogni caso – osserva – i dati sollevano alcune dolorose, e familiari, domande. Che cosa non sarà seguito da giornali che hanno sempre meno personale da mettere in campo? Che altro ancora può essere tagliato senza svalutare il livello dei contenuti dei giornali (sulle diverse piattaforme), e quindi il suo appeal per gli inserzionisti?

 

Lavorare meglio e produrre delle confezioni migliori dei contenuti digitali (articoli e inserzioni) aiuterà, ma io continuo a pensare che il meno è meno.

 

 

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