Giornalisti in Francia, avanza la precarizzazione, la professione invecchia e il salario si riduce

France La precarizzazione avanza, col dilagare dei contratti a tempo determinato, cresciuti del 57,9% in pochi anni; la professione invecchia, con i giovani che non riescono ad entrare e, dopo qualche anno di sofferenza, gettano la spugna; il salario si riduce .

 

Sono i tratti principali della situazione del giornalismo professionale in Francia, tracciato sulla base dei dati del 2011, contenuti nell’ ultimo Rapporto dell’ Observatoire des métiers de la presse.

 

Con La Fabbrica dei giornalisti, il Rapporto pubblicato a fine novembre, abbiamo analizzato statisticamente la professione giornalistica in Italia, mettendo in luce alcune derive allarmanti. Per capire le specificità italiane ed identificare eventuali tendenze più generali nel mestiere di giornalista, abbiamo pensato ora di allargare l’ analisi alle condizioni di esercizio del mestiere in altri paesi, anzitutto europei. Cominciamo con la Francia.

 

I giornalisti francesi ai raggi X

 

di Andrea Paracchini  

 

 

Un uomo sulla quarantina, dipendente a tempo indeterminato in un quotidiano regionale, uno stipendio di 3.412 euro al mese e nessuna scuola di giornalismo alle spalle. Ecco l’identikit del giornalista francese “medio” che si ricava dell’ultimo rapporto dell’ Observatoire des métiers de la presse, pubblicato nell’ estate del 2012. Un edizione, basata sui dati del 2011, che per il secondo anno di fila constata anzitutto come il numero di giornalisti con un tesserino in tasca, 37.286, sia in diminuzione[1].

 

Un ritratto utile ai fini di sintesi, ma che nasconde naturalmente grandi differenze all’interno di una professione che da una decina d’anni va incontro a trasformazioni costanti e all’apparenza inesorabili.

 

 

L’ invecchiamento, anzitutto: gli over 45 rappresentano il 41% dei tesserati contro un timido 26% degli under 35. Ma osservando la distribuzione delle età sul lungo termine, si osserva un fenomeno ancora più curioso. La classe degli over 45 vede i suoi ranghi crescere, quella compresa fra i 35 e i 45 si spopola inesorabilmente mentre quella degli under 35 resta constante. E’ la prova che la professione invecchia perché non riesce a rinnovarsi: i giovani tentano di affacciarsi al mercato ma non riescono ad entrare e, dopo qualche anno di sofferenza, gettano la spugna.

 

Francia-età

Un’ impressione confermata dall’analisi del tipo di contratto per fascia di età. Se presso i giovani le contrattualizzazioni precarie sono sempre più frequenti e più rari i contratti a tempo determinato, oltre l’80% dei giornalisti senior (oltre i 34 anni) beneficia di un contratto stabile.

 

 

La precarizzazione avanza. Nonostante la vecchia guardia si tenga strette le proprie scrivanie, la precarietà colpisce sempre di più. Nel 2011, un quarto dei giornalisti professionisti francesi era freelance o a tempo determinato, una proporzione in aumento dal 2008. Soprattutto attraverso il dilagare dei contratti a tempo determinato, cresciuti del 57,9% in pochi anni!

 

Se la proporzione dei freelance resta stabile, l’SNJ, il più importante sindacato della stampa francese, sottolinea però che solo un terzo dei freelance lo è per vocazione, mentre gli altri si limitano a far buon viso a cattivo gioco.

 

Lo stesso sindacato ha appena denunciato gli effetti che l’accordo sull’impiego recentemente siglato a livello nazionale da alcuni sindacati e l’organizzazione patronale rischia di avere sulla professione, aggravando ulteriormente la sua precarizzazione con l’introduzione di “contratti a progetto” e “contratti a tempo indeterminato intermittenti”.

 

 

Il salario si riduce. Nel 2011, il salario medio dei giornalisti a tempo indeterminato è di 3 421 euro lordi al mese (contro i 4.444 euro lordi medi in Italia per 14 mensilità).

 

Nel dettaglio, il 57% di loro guadagna fra i 2 000 e i 4 000 euro lordi al mese, il 9% guadagna meno di 2 000 euro; il 32% più di 4 000 euro.

 

Francia-salari

 

Fra i contratti a tempo, il 17% guadagna meno di 1 500 euro lordi al mese, il 42% fra i 1 500 e i 2 500 euro e il 41% più di 2 500 euro al mese. Fra i freelance, solo un terzo guadagna più di 2 500 euro lordi al mese, il 35% fra i 1 500 e i 2 500 euro e il 32% meno di 1 500 euro. Doveroso sottolineare che quest’ultima tranche comprende giornalisti che certi mesi non portano a casa nulla o quasi[2].

 

Anche se ( style=”font-size: 13px; line-height: 19px;”>aggiornamento) i compensi per i freelance, secondo le ultime indicazioni del SNJ, dovrebbero comunque essere i seguenti:

– Una cartella (1.500 battute) a 65,34 euro nella stampa quotidiana, 52,94 euro in quella regionale.

– In radio, una giornata di reportage a 116,60 euro, un documento sonoro 34,98 euro.

– Per i giornalisti video, la giornata a 80,70 euro.

 

 

 Erosione di posti di lavoro nella stampa scritta, apparizione del web. Con 25 047 giornalisti, la stampa scritta resta il settore principale (67% dei tesserati) ma perde inesorabilmente peso di anno in anno seppure lentamente. Un quarto delle carte (24%) vanno a giornalisti di periodici. Un altro quarto (23%) ai dipendenti di quotidiani regionali et il 19% alla stampa specializzata. Il web pesa ancora pochissimo nel panorama globale: 1 188 perone, pari al 3,2% (era il 2,9% nel 2010). Nel 2011 è in compenso introdotta la categoria “multi supporto” per quei giornalisti che lavorano su almeno due supporti (principalmente carta e internet). Si tratta di 3 098 persone, pari all’8% della categoria.

 

Francia-supporto 

 

Donne: la parità è ancora un miraggio. Il 45% dei giornalisti transalpini è donna, cinque punti percentuali in più che nel 2000. Ma sono numerose soprattutto fra gli under35, dove rappresentano addirittura la maggioranza. Tuttavia, le loro condizioni di lavoro sono più difficili. Loro è infatti il 58% dei contratti a termine e loro rappresentano il 53% dei freelance.

 

Francia-genere

 

Le colleghe che hanno la fortuna di avere un contratto a tempo indeterminato, guadagnano però in media il 13% meno dei loro colleghi di sesso maschile, un divario accresciutosi nel corso degli anni. Quanto all’accesso ai posti di responsabilità; le donne sono la maggioranza solo fra i capi rubrica, mentre sono molto poco presenti come direttrici di redazione (27%). In stampa scritta, un terzo dei redattori capo e 37% dei capo servizio è donna.

 

 

Giovani: la scuola non è un passpartout. Le scuole di giornalismo riconosciute (analogamente a quello che avviene in Italia con l’Ordine) sono 13 (prestigiose quelle di Lille, Strasburgo e SciencePo Paris) e sfornano ogni anno circa 400 diplomati. Una minoranza dei 1. 936 i giornalisti che hanno fatto richiesta del tesserino per la prima volta nel 2011. Le nuove domande rappresentano il 5% dei tesserini rilasciati. Fra il 2002 e il 2009, il loro numero è stato compreso fra le 2000 e le 2500. Poi, nel 2009, il crollo: in un solo anno il 12 % di domande in meno! Un calo solo minimamente recuperato nel 2011.

 

I nuovi giornalisti sono soprattutto donne: 56%, un superamento avvenuto negli ultimi anni poiché nel 2000 erano solo il 48,5%. L’età media è di 30 anni ma quasi il 38% ha meno di 26 anni.

 

Sempre meno giornalisti entrano nel mestiere passando dalla carta stampata e la tendenza si afferma da almeno dieci anni. In compenso, non si registra un parallelo “boom” di internet, che al contrario ondeggia attorno al 10 % da ormai diversi anni. Nonostante perda terreno in favore di tv e radio, la stampa resta comunque il banco di prova per il 63% dei nuovi giornalisti, principalmente quella specializzata (24%).

 

Non sorprende: basta fare un giro sui siti di annunci per i mestieri nei media per constatare come la stampa professionale sia l’unica ad assumere ancora. Perché in Francia, nonostante la crisi, nel 2011 si assumeva ancora: il 39% dei nuovi giornalisti è entrato nella professione con un contratto a tempo indeterminato. Ma attenzione, perché se si osserva il tipo di contratto dei giornalisti con meno di 26 anni, si scopre che 63,2% sono a tempo o freelance. Un tasso in costante progressione in questi ultimi anni, ancora del 50% nel 2009.

 

 

Un’ultima nota amara relativamente alle scuole di giornalismo. Costose ed altamente selettive, non sembrano però capaci di garantire l’accesso ad un posto a tempo indeterminato. Fra 276 giornalisti usciti da una formazione riconosciuta e che hanno ottenuto la tessera per la prima volta nel 2011, l’84 % è freelance o con contratto a termine! Non solo, i contratti precari sono più frequenti fra i diplomati di scuole di giornalismo riconosciute che fra gli altri giovani giornalisti. (89% vs 73% per gli under 26; 77% vs 54 % per i 26-34 anni).

 

 

– – – – –

Note
1) – Ricordiamo che in Francia, il tesserino (Carte de presse) è rilasciato dalla Commission pour la Carte d’Indentité des Journalistes Professionnels a quanti dimostrano che l’attività giornalistica (esercitata per un media riconosciuto dalla commissione stessa) è la loro principale attività (51% del reddito) e genera un reddito di almeno 600 euro al mese (1/3 del salario minimo in vigore in Francia).Il tesserino ha validità annuale e va rinnovato dimostrando, copie delle buste paga alla mano, di essere ancora in possesso dei requisiti.

2) – Da sottolineare che anche i freelance hanno accesso agli ammortizzatori sociali quali il contributo di disoccupazione, che possono essere sommati al reddito da collaborazioni (ammesso che abbiano lavorato abbastanza da accumulare sufficienti contributi). Purtroppo non esistono statistiche sul numero di giornalisti che beneficiano del sussidio di disoccupazione, benché esista una apposita sezione degli uffici di collocamento loro dedicata, il Centre National de Reclassement des Journalistes.