Un centro no profit di giornalismo investigativo per il Baltico

BalticoIn una intervista all’ Osservatorio europeo di giornalismo (Ejo) il direttore del Baltic Investigative Reporting Center racconta gli obbiettivi della struttura, partita con fondi soprattutto Usa – Grandi inchieste, anche sovranazionali, e nuove ‘’esperienze di lettura’’ per un’ audience allargata
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Il 9 agosto scorso giornalisti di Lituania, Estonia e Usa avevano annunciato la nascita del Baltic Investigative Reporting Center, una struttura no-profit con base a Riga messa a punto per garantire l’ integrità del giornalismo investigativo. L’ annuncio – racconta l’ Osservatorio europeo di giornalismo (Ejo) –  era arrivato come una boccata d’ aria fresca per chi si era rassegnato al fatto che il giornalismo d’ inchiesta nei paesi baltici fosse in pericolo.

Ora, Inga Springe, direttrice del centro oltre che giornalista e docente all’ Università della Lettonia, discute gli sviluppi e le ambizioni dell’iniziativa in una intervista con Liga Ozolina, responsabile del sito EJO lettone.

Il Centro si ispira all’ esperienza del Washington Post e di una tra le più antiche e più grandi organizzazioni no-profit per l’informazione, il Center for Public Integrity, e punta a ospitare inchieste su questioni di importanza sociale e a realizzare dei nuovi modi di presentare i risultati del lavoro allargando il raggio dell’ audience.

Ci porremo ‘’con una prospettiva anche sovrannazionale – racconta il giornalista -, focalizzandoci soprattutto su corruzione, crimini, finanza, imprenditoria, salute e diritti umani. Il secondo campo di azione, invece, ha a che vedere con lo sviluppo di nuovi e interessanti modi di presentare i risultati a una audience ampia. Uno dei modi che il centro vuole seguire per la presentazione dei contenuti è quello della ‘esperienza di lettura’ che consiste nell’utilizzo di mappe interattive, grafici, timeline, foto, video e programmi speciali che propongano ai lettori un livello di comprensione più profondo degli argomenti giornalistici’’.

Per quanto riguarda i fondi, ‘’la scorsa primavera – spiega Springe nell’ intervista – abbiamo ricevuto 29.000 dollari dal Dipartimento di Stato americano, insieme a 10.000 dollari dalla United States Baltic Foundation. La fondazione baltica Soros ha annunciato altri 30.000 euro di donazione. Con l’aiuto di questi soldi abbiamo garantito il primo anno di attività. Oltre questo termine abbiamo in programma di raccogliere fondi da altre fonti: il 50% arriverà dalle fondazioni, il 40% da donazioni individuali e il restante 10% dalla vendita di contenuti e conducendo progetti di ricerca ad hoc. Ad essere sincera devo confessarti di aver pensato molto alla sostenibilità di tutto il progetto, ma ora lo vedo come un esperimento. Faremo del nostro meglio e alla fine il tempo ci dirà se il centro sarà in grado di mantenersi”.