Web: la rivincita degli umani e la fine delle ”pagine gialle”

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Le reti sociali consentono di raccogliere e organizzare i contenuti attorno a nodi di interesse, creando delle mappe che tendono ad espandersi e che teoricamente, un giorno, potrebbero svilupparsi a livello planetario – E sarà la fine dei motori di ricerca – Il caso di Pearltrees – Un articolo di Thomas Blondeau, esperto di hip-hop e di rap, su lesinrocks.com

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di Thomas Blondeau*
(lesinrocks.com)

Il web 2.0 ha fatto nascere un paradosso: la moltiplicazione dei contenuti online non ha comportato la democratizzazione dell’ accesso a quelle informazioni. Al contrario, di fronte al trilione di pagine web disponibili, il sistema di Page rank di Google è un po’ come la luce di una candela. Se gli aggregatori come Del.icio.us, i sistemi di RSS e le reti sociali offrono a diversi livelli delle alternative entusiasmanti, le visioni futuribili della ricerca e dell’ organizzazione dell’ informazione sulla Rete sembrano organizzarsi intorno a un paradigma apparentemente semplice: l’ uomo o la macchina?

Gli algoritmi del web semantico costituiscono un primo elemento di risposta. Twine ne è l’ esempio più probante, fornendo agli utenti una informazione su misura messa a punto attraverso una analisi delle loro ricerche personali. Ma se questo web automatizzato è eccitante, la raccolta di informazioni sull’ internauta da parte di un sistema centralizzato può sembrare inquietante. All’ opposto di questo web automatizzato si sviluppa la visione di una organizzazione umana della Rete in cui gli internauti sarebbero guidati non da macchine ma da altri internauti.

Diversi settori di giornalisti propongono già i risultati del loro lavoro attraverso strumenti come  Aaaliens (v. Lsdi, ‘’Il giornalista ‘spogliato’ ‘’) o Publish2 (v. Lsdi, Un nuovo sito per promuovere il giornalismo dei link).

Eppure l’ ambizione “di utilizzare l’ esperienza dei giornalisti per filtrare il web e dare un senso all’ informazione’’, come spiega il blogge Narvic sul suo sito novovision.fr in un articolo dedicato a Publish2, resta ancora limitato a una comunità editoriale ristretta.

Armata di una visione più larga, invece, la start-up francese Pearltrees ha come ambizione di sviluppare questo principio su scala planetaria, creando una comunità la cui natura sarebbe quella di raccoglie e organizzare dei contenuti interessanti. “Si tratta di passare dal contenuto generato dall’ utente (UGC, ndr) a l’ organizzazione di questi contenuti da parte degli utenti”, spiega Patrice Lamothe, Pdg di Pearltrees.

Il principio è semplice: grazie a un plug-in, l’ internauta può ‘’imperlare’’ (contrassegnare con un bookmark) i risultati delle sue ricerche per delinearne l’ arborescenza sotto forma di una ‘’mappa’’ in due dimensioni. E’ quindi possibile per altri utenti seguire questa navigazione come una serie di diapositive, visitare i siti ‘’imperlati’’ o recuperare quella ‘’perla’’ per integrare la propria carta nautica. Inizialmente si tratta di un sistema di bookmarking sofistocato e ludico, ma la condivisione di queste mappe all’ interno di una comunità estesa ne modifica considerevolmente la portata.

 La segnalazione, attraverso un codice-colore, delle ‘’perle’’ o link già integrati in altre carte ne fa prima di tutto un potente strumento di ricerca: “Incrociare un utente in un punto specifico del web significa che noi ci interessiamo a uno stesso argomento. Ci sono quindi delle forti possibilità che la sua mappa contenga altre ‘perle’ che mi interessano’’.

 Su scala più ampia, queste interconnessioni permettono di cambiare la nostra maniera di navigare: non ci si sposta più sulla base delle segnalazioni di Google o di qualche altro esperto, ma a seconda delle persone incrociate su quei nodi di interesse. Con, in filigrana, una probabile fine della ricerca classica (il “search”) : “Una volta giunti a un forte livello di interconnesione, non si cerca più’’, si entusiasma Patrice Lamothe. “Si chiede agli amici, come si fa nella vita; si interpellano le proprie comunità di interessi, ma non si aprono le pagine gialle.” E allora ci si domanderà: perché, prima, passavamo tutti dalla stessa porta?

 Pearltrees ha questo di eccitante: che simbolizza il raggiungimento di un principio originale del web. Vent’ anni fa il web era ancora soltanto una rete riservata a una elite scientifica raccolta intorno a Tim Berners-Lee, una rete confidenziale che ciascuno arricchiva, curava, organizzava. Il sogno di una gestione del web da parte degli internauti stessi non propone altro che l’ estensione di questo principio di microdemocrazia su scala planetaria. Vai con le ‘’perle’’!

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* Specialista di hip-hop e autore del libro ”Combat rap”.

 www.aaaliens.com ; www.twine.com ; www.pearltrees.com