Tra leggi e diritti: la Rete nella rete / 4

Il dibattito sul diritto informatico si allarga all’Europa – Mentre il Parlamento UE decide sul Pacchetto Telecom e sulla neutralità della rete, pochi giorni fa ha già approvato una raccomandazione che va in senso opposto: garantire la libertà dei netizen pur reprimendo fenomeni illeciti – Intanto in Italia sbarca al Senato “Una legge per la rete”, e nascono nuove organizzazioni per la tutela della libertà on-line

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Il Parlamento Europeo ha varato il cosiddetto ‘’Pacchetto Telecom’’, un insieme di misure che, in virtù delle numerose modifiche cui è stato sottoposto, limiterebbe la “stupida” neutralità della rete attraverso un sistema di filtraggio dei contenuti gestito dagli operatori.

Proprio contro il potere censorio che sarebbe attribuito agli operatori sono insorti anche i giganti della rete, Google, Yahoo e Youtube in testa, allarmati dagli eventuali esiti del Pacchetto Telecom e le relative conseguenze sulla morte della NetNeutrality, quella neutralità orgoglio e risorsa della rete che oggi è minacciata dall’ombra incombente dei provider.

Paradossalmente, mentre l’Europa è impegnata a vagliare un Pacchetto che vorrebbe imbrigliare il destino della Rete correggendone la “stupidità”, quello stesso Parlamento, pochi giorni fa, ha approvato una “una Raccomandazione con la quale richiama l’attenzione del Consiglio sull’ esigenza di un equo contemperamento tra i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini e degli utenti nello spazio telematico e la pur necessaria repressione di fenomeni illeciti posti in essere on-line”.

La notizia è stata diffusa dall’esperto di diritto informatico Guido Scorza e pone ad un bivio il destino della rete in sede UE: castrazione o fioritura.

Di fatto, si tratta dello stesso bivio cui si trova di fronte anche il microcosmo italico. Mai come in questi ultimi tempi, infatti, l’Italia è stata teatro di numerose proposte, iniziative e disegni di legge che hanno inquietato gli animi del popolo della rete, più che mai consapevole del bisogno di salvaguardarne la libertà senza per questo farne un luogo di anarchia, come invece vorrebbero far intendere alcuni con ammirevole ostinazione.

Ad offrire una via alternativa alle norme restrittive che serpeggiano a Montecitorio è un progetto di legge a firma dei senatori del Partito Democratico Vincenzo Vita e Luigi Vimercati. Il progetto prende il nome di “Una legge per la rete” e ruota attorno ai seguenti punti cardine: garantire un accesso neutrale alle reti di comunicazione elettronica, promuovere i diritti di cittadinanza attiva al fine di rafforzare la partecipazione e il processo decisionale democratico, sostenere lo sviluppo e la valorizzazione dei sistemi informativi pubblici garantendo il pluralismo informatico anche con l’uso del software libero, diffondere l’uso delle nuove tecnologie della comunicazione presso il sistema delle imprese, rimuovere gli ostacoli che impediscono la parità di accesso alle reti di comunicazione dei cittadini che versano in condizioni di disabilita, disagio economico e sociale e di diversità culturale.
 
Naturalmente, indicazioni entusiasmanti come queste porgono il fianco ad una critica tanto spontanea quanto amara: e se, come spesso accade, fossero solo dettate dalla demagogia figlia di una cronica inattuabilità di tali progetti? Può darsi. Ma intanto la proposta del PD sposta il dibattito su un piano certamente più consono ai cittadini della rete (e aspiranti tali, attualmente in attesa di un diritto di cittadinanza effettivo, tuttora negato da un digital divide che non si riesce a colmare), e rafforza le basi per una consapevolezza che esula dal recinto degli addetti ai lavori e coinvolge tutti i netizen in un processo di sensibilizzazione che, a fronte della minaccia istituzionale, sta prendendo piede lungo lo stivale telematico, come dimostrano iniziative quali amointernet.it e nnsquad.it, entrambe volte a proteggere la neutralità della rete e l’importanza dell’innovazione per il futuro dell’intero sistema-paese.