CINA, NUOVO GIRO DI VITE CONTRO MOTORI DI RICERCA E BLOG

Ennesima stretta del governo cinese sull’ informazione online – Una operazione per ‘’purificare l’ ambiente online’’ – Oltre 60 milioni di blog entro il 2006 ———–
Ennesima stretta in Cina contro l’ informazione online. Il governo – spiega in un articolo su Apogeonline Raffaella Scalisi ( qui -, ‘’ha deciso di mettere sotto stretta sorveglianza i motori di ricerca online e i blog. Secondo State Media sarebbero già state adottate nuove misure di controllo per «…purificare l’ambiente online e il network mobile…». Un’operazione di monitoraggio che si protrarrà fino al 2007. «Fino a quando l’informazione illegale e nociva sarà presente su blog, Bbs e motori di ricerca fronteggeremo il fenomeno con misure di controllo e censura», ha confermato Cai Wu, direttore dell’Ufficio governativo cinese per l’ Informazione’’.

‘’Pechino, nel tempo, si è distinta per una politica online rigorosa. Gli utenti – prosegue l’ articolo – hanno assistito alla chiusura di migliaia di siti e blog, senza contare la presenza di filtri elettronici che non permettono l’accesso ad informazioni considerate di stampo eversivo. Media Blue Book, una pubblicazione dell’Università Tsinghua di Pechino, ha evidenziato un numero di blogger prossimo ai 16 milioni, che secondo le previsioni entro la fine del 2006 dovrebbero raggiungere quota 60 milioni. Insomma, l’azione del Governo cinese si profila come una delle più grandi sfide per il controllo dell’informazione di massa’’.

La politica di controllo sempre più rigido dell’ informazione da parte del governo di Pechino si indirizza poi sempre più apertamente anche contro la stampa estera. Secondo alcune nuove norme che sarebbero allo studio, i media stranieri potrebbero essere soggetti a multe fino a 12.500 dollari per la diffusione di ‘’informazioni non autorizzate su malattie, disastri naturali, conflitti sociali o altro ritenute dal governo false o pericolose per l’ordine sociale del paese’’.

Molte le proteste per l’ inasprimento delle misure governative. Fra gli altri anche la World Association of Newspapers (WAN) ha inviato una lettera al primo ministro cinese giudicando la legislazione proposta ‘’una palese violazione del diritto alla libertà di espressione’’.