
Se riuscissimo per davvero a fare tesoro di quello che ci accade, chessò poniamo una guerra, e fossimo in grado di dare un senso a espressioni retoriche come: "la Storia è maestra di vita", forse riusciremmo tutti insieme a vivere davvero molto meglio in questo nostro piccolo/grande mondo. Perdonate il preambolo un tantino pomposo ma il fatto che vorremmo raccontarvi oggi è davvero intrigante e nasce da una ricerca internazionale cui stanno lavorando due studiosi dell'Istituto di studi asiatici dell'Università australiana di Melbourne e riguarda un argomento pesante e assai controverso come la Seconda Guerra Mondiale. Lo facciamo a modo nostro, dal punto di vista dell'informazione e del giornalismo, e anche della rivoluzione digitale. E lo facciamo provando ad illustrarVi il contenuto di questo progetto ideato da questi due professori, dell'ateneo australiano: una italiana e un giapponese, che si occupa di studiare come il racconto "ufficiale" del dopo guerra - quello contenuto nei libri di storia per intendersi - , e le narrazioni realizzate via via dai diversi mezzi di comunicazione, abbiano influenzato la creazione di una memoria collettiva e promosso, a vario titolo e misura, azioni di riconciliazione dentro la società.