Da quando abbiamo reso il mondo un posto calcolabile alcuni - diremmo i più - si sono convinti che il genere umano per progredire abbia bisogno di informatici, meglio di programmatori. I
“developers” - gli sviluppatori - merce preziosa e richiestissima dalle OTT. Persone che scrivono e testano i codici. Qualcuno direbbe gli algoritmi. Persone in grado di ampliare e rendere sempre più sofisticata la nostra
“percezione digitale” del mondo.
Qui a bottega non siamo convinti che la strada da percorrere debba essere per forza questa. Motivo che ci spinge, facendoci - come sempre -
“aiutare” dai contributi di scrittori, pensatori, giornalisti e scienziati,
"illustri", a provare ad abbozzare un ragionamento diverso.
Una riflessione che parte dal concetto di errore. Treccani docet:
1. Si chiama ERRORE il fatto di allontanarsi, col pensiero o con l’azione, dal bene, dal vero o da ciò che conviene; viene detto errore un peccato, una colpa (scontare i propri errori; un e. di gioventù), 2. oppure un’opinione o un’affermazione contrarie al vero (sei in e. se la pensi così; e. di ragionamento; sono errori di concetto, non di forma), 3. oppure tutto ciò che contrasta con le regole