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Costruire il "nemico" manipolando la stampa araba

L’ attività del Memri, un istituto di ricerca “indipendente”, nella tesi di laurea di una studentessa di Padova – Il confronto con le altre fonti – L’ 11 settembre e l’ 11 marzo nel notiziario e nei commenti dei principali organi di informazione arabi – L’ uso di termini chiave come “kamikaze”, “terrorismo”, “innocenti”.

“Come far odiare gli arabi attraverso la stampa”. Era questo il titolo di un articolo sul Memri (Middle east media research institute) – un istituto "indipedente" che traduce servizi e commenti della stampa araba - che Brian Whitaker aveva scritto per il Guardian nell’ autunno 2004 e che aveva avuto in Italia una eco limitata prevalentemente alla rete dei siti di movimento.

In una tesi sulle reazioni dei media arabi ad avvenimenti internazionali chiave quali l’ 11 settembre e l’ 11 marzo - che Lsdi presenta qui -, Leila Zoia ne ha fatto invece un’ ampia analisi ricostruendo il metodo di manipolazione e di propaganda usato dal Memri. “Scegliere dei paragrafi di diversi articoli – spiega Leila Zoia - , unirli, giustapporli all’ interno di un unico dispaccio, cui poi viene attribuito un titolo, spesso non rappresentativo dell’articolo e che tende a dare un’interpretazione negativa di ciò che viene in seguito”.

Nella tesi dal titolo “ Visti da lontano. Le reazioni della stampa araba ad alcuni dei più importanti eventi internazionali” , presentata Padova (relatore Raffaele Fiengo), prendendo spunto dal suggerimento di Whitaker, Zoia approfondisce il background degli animatori del sito, tutti provenienti dalle fila dell’ intelligence israeliana. E il ruolo manipolatorio del Memri spicca maggiormente se paragonato al lavoro molto più equilibrato e corretto di un’ altra fonte sui media arabi che la tesi analizza, quella di Unimed-Il Chiosco, che segue invece il metodo di riportare per intero gli articoli tradotti, senza l’aggiunta di titoli, introduzioni e commenti da parte della redazione.

“Ho individuato un confronto interessante fra le due fonti, in particolare, nel modo in cui sono state riportatele opinioni sulle elezioni irakene. Gli articoli di Unimed – spiega Leila Zoia - forniscono una visione molto più diversificata dell’evento, soprattutto per quanto riguarda le problematiche che mette in risalto. Sono presenti infatti degli articoli che testimoniano un certo controllo dei mezzi di comunicazione di massa e di conseguenza anche della campagna elettorale da parte delle forze della coalizione. Vengono scelti quindi articoli che mettono in luce le motivazioni di tutte le fazioni e non solamente dei probabili vincitori. Si può leggere, fra le altre, anche l’opinione di chi chiede che, dopo il voto, le forze occupanti lascino il paese. Invece gli articoli del Memri riportano in prevalenza voci di giornali che guardano entusiasti ai risultati delle elezioni, elogiano il coraggio degli iraqeni e guardano con fiducia al futuro; solo pochi giornali citati fanno eccezione”.

 

Il lavoro del Memri è all’ apparenza corretto, la manipolazione avviene in maniera dissimulata, tanto che il sito viene ritenuto da molti giornali, anche prestigiosi, una fonte del tutto affidabile.

Gli operatori che redigono i brani diffusi, rileva l’ autrice, “scelgono il titolo da attribuire al dispaccio, i giornali da presentare e l’ordine secondo il quale collocarli. Al massimo scrivono poche righe di introduzione, ma le loro dirette opinioni non compaiono mai scritte all’interno del dispaccio. La tendenza che denuncia Whitaker, cioè quella di mettere in cattiva luce il mondo arabo è piuttosto nascosta, proprio per questo motivo, infatti, il Memri è ritenuto una fonte affidabile da molti giornali prestigiosi”.

In conclusione, spiega Leila Zoia, “si può vedere che gli articoli selezionati dal Memri tendono a dare un’immagine monolitica e compatta delle opinioni presenti nella stampa araba. Al contrario Unimed -il Chiosco descrive la realtà mediorientale in maniera più complessa, sfaccettata e completa”.

 

“Per coloro che leggono regolarmente i giornali arabi – osserva ancora l’ autrice - dovrebbe essere ovvio che i concetti posti in evidenza dal Memri non sono rappresentativi della stampa araba nel suo complesso. Coloro che, invece, non leggono i giornali arabi, e sono molti anche fra senatori e opinionisti (Usa, ndr), ma ricevono le mail del Memri, ritenendola una fonte credibile, potrebbero pensare che queste tesi estremiste non siano solo rappresentative dell’opinione pubblica araba, ma anche dei governi arabi”.

 

Al di là del problema - rilevatissimo, in ogni caso – delle fonti, la tesi è molto interessante anche perché consente di entrare in maniera non superficiale nel complesso mondo della stampa araba. E, dato particolarmente utile, permette di capire le sfumature e le relative differenze di significato di termini chiave per la costruzione del senso comune, sia in occidente che nel mondo arabo, come terrorismo, kamikaze, innocenti, ecc.

 

(p. r.)

 

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Leila Zoia, 22 anni, abita in provincia di Treviso. Attualmente frequenta la Laurea specialistica di comunicazione delle organizzazioni complesse all’ Università di Padova. Ha collaborato con una radio locale per la realizzazione di un breve programma in post-produzione. Ha realizzato inoltre un breve firmato “ blob” dal titolo:” Esportare la democrazia” , sul caso delle torture in Iraq.

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