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Riace Smart City

Un modello di sostenibilità etica per la gestione del territorio è praticabile. Lo affermano in svariati saggi altrettanti pensatori e amministratori, ma soprattutto alcuni di essi lo hanno realizzato questo modello, o meglio lo stanno mettendo in pratica nei posti più diversi del mondo. Esempi diversi e molto concreti arrivano da paesi molto a nord ma anche da realtà del profondo sud del mondo. La varietà, la diversità, la disomogeneità, le pratiche più  disparate, le persone e le loro esperienze, la fusione di conoscenze, il semplice parlarsi in gruppo e perseguire un medesimo obiettivo,  rappresentano un bellissimo modo per essere “società”. Il mondo globale è certamente un posto veloce – forse troppo –  dove tutti siamo interconnessi e possiamo condividere la nostra conoscenza, ma è anche un mondo in cui assieme alla conoscenza dovrebbero essere condivisi alcuni valori – quelli che ci rendono animali sociali – e non quelli che ci accomunano alle bestie feroci. In caso contrario  con la stessa velocità e pervasività tipiche del mondo globale ad essere condivisi ben presto saranno  soltanto i sentimenti peggiori che albergano dentro alla specie umana. Il mondo immaginato e poi messo in pratica  a Riace dal sindaco Mimmo Lucano è un pò questo, e il nostro Marco Dal Pozzo, che come sapete è uno studioso di giornalismo appassionato ed esperto di modelli sociali, ce lo racconta in questo pezzo. Buona lettura!

 

Dal sito bandaultralarga.italia.it è complicato capire quale sia lo stato dei lavori alle infrastrutture per la Banda Ultra Larga nel Comune di Riace. Negli elenchi pubblicati a fine Ottobre la città non è citata.

Nella sezione interattiva, invece si dice che l’intervento pubblico è iniziato a Giugno del 2018 con la previsione a fine 2018 di una copertura – con intervento interamente pubblico – della quasi totalità delle abitazioni. Ma non è stato necessario indagare perché le certezze arrivano dal fronte sociale, politico, economico e culturale: Riace è già una Smart City!

 

Per le premesse del libro/manuale di Morozov e Bria, “Ripensare la Smart City”, con cui abbiamo ripreso il tema, e per il dettagliato resoconto che Tiziana Barillà fa del comune di Riace (nel libro “Mimì Capatosta”), pensiamo che a Riace spetterebbe un posto di diritto nella lista presentata da Francesca Bria nella seconda parte del manuale dei casi virtuosi di città Smart, tanto per l’approccio politico, quanto per le azioni amministrative pratiche che lo hanno declinato.

 

Questa è la naturale conclusione di un ragionamento in cui abbiamo provato a mappare le azioni di Mimmo Lucano nel Comune di Riace descritte da Tiziana Barillà sulle linee “per una Smart City virtuosa” sintetizzate da Francesca Bria: sotto ciascuno dei sette punti dell’eptalogo di Francesca Bria, le risposte alla questione che l’Assessora del Comune di Barcellona poneva (“Cosa possono fare le città per favorire la transizione verso un modello di Smart City non neoliberista?”), abbiamo messo dei riferimenti alle azioni di Lucano, poi dettagliate nella piccola appendice.

 

Questo il risultato (tra parentesi il numero di riferimento delle azioni che poi descriveremo):

  1. Creare un programma per le città dei beni comuni e la produzione cooperativa
    • Raccolta differenziata utilizzando degli asini (1)
    • Realizzazione e utilizzo di un pozzo per l’acqua (2)
  2. Far finire le privatizzazioni e promuovere la ri-municipalizzazione
    • Autosufficienza idrica grazie all’utilizzo del pozzo (2)
    • Riapertura della scuola e scuolabus gratuito nelle contrade (3)
    • Ristrutturazione e utilizzo delle case abbandonate (4)
  3. Ridurre i costi dei servizi di base
    • Grazie al pozzo, con l’autonomia, l’acqua a regime sarà gratuita (2)
  4. Costruire modelli economici basati sull’analisi dei dati
    • Il modello economico di Riace è quello dell’accoglienza. Certo, Lucano non ne fa una questione economica quando dice “non mettiamo limiti all’accoglienza. Finché ci sono case può arrivare chiunque”.
  5. Promuovere organizzazioni cooperative
    • Cooperative e associazioni si occupano dell’integrazione, dei lavori artigianali e della gestione dell’albergo diffuso fatto dalle case ristrutturate (4) (5) (6)
  6. Istituire un reddito di base
    • La formula inventata da Lucano, che ha uno degli obiettivi illustrati da Morozov/Bria è il liberarsi dalla finanza: quando Lucano mette in circolazione i bonus lo fa per non sprecare denaro nel ripagare gli interessi per i prestiti fatti dalle banche (7)
  7. Creare “City Data Commons”
    • Il bene comune è l’obiettivo principale di ogni azione politica e amministrativa di Mimmo Lucano. Non sembra esserci, al momento, una infrastruttura di rete capace di fare raccolta dati se non quella “umana” che Lucano ha messo in piedi in questi anni. L’approccio culturale, però, che è quello di fare relazione, è evidente: “Ma che senso ha la vita se non rischi per le relazioni umane? Sarebbe come chiudersi ognuno nella sua gabbia. Noi a Riace abbiamo scelto una dimensione di vita aperta, collettiva. Cos’è alla fine l’accoglienza se non stabilire relazioni?”

 

***

 

Questo il programma amministrativo di Mimmo Lucano, una sintesi che abbiamo provato a fare dopo la lettura del libro/intervista di Tiziana Barillà:

a. Restituire dignità al centro storico

b. Recupero delle case e degli spazi abbandonati

c. Creare opportunità per la socializzazione

d. Riaprire le scuole chiuse

e. Recuperare le dimensione di comunità

f. Recuperare il significato di Bene Comune

g. Riempire i contenitori di valori sociali

 

Queste invece le principali azioni realizzate:

(1) Raccolta Differenziata

“Rosina e Rosetta attraversano i vicoli stretti del borgo. Rosina e Rosetta, cariche di gerle come gli asini di un tempo al servizio dei contadini, oggi permettono la raccolta differenziata dei rifiuti di Riace”.

 

(2) Acqua Bene Comune

“Uno scroscio d’acqua sgorga dalla terra, violento si abbatte sulle pietre intorno agli scavi. Sgorga dalla terra alla velocità di 25 litri al secondo. Sì, avevano ragione Mimì e il geologo Aurelio Circosta. La scoperta arriva con l’estate che bussa alle porte e porta con sé un messaggio straordinario per i riacesi: quella falda, che si sarebbe formata quattro milioni di anni fa, è capace di rendere autonoma l’intera Riace. Così oggi, a Riace, l’Acqua è davvero un Bene Comune.

Il primo passo è un atto del Consiglio Comunale per modificare lo Statuto e dire che l’acqua è un bene pubblico e tale deve rimanere. Il secondo passo è un atto di indirizzo dell’Ufficio Tecnico per la realizzazione di un pozzo.”

 

(3) Scuola

La scuola stava per chiudere ed è stata salvata

 

(4) Case

In centro c’erano decine di case abbandonate, lasciate da chi era emigrato non in ‘Alta Italia’, come diciamo qui, ma in un altro continente. Chiamammo i nostro concittadini in Venezuela, Argentina, Canada, Australia, non se la sentirono di negare un tetto a chi cercava la fortuna altrove, come avevano fatto loro decenni prima. Così è cominciato tutto. Parliamo di case che sono rimaste abbandonate e chiuse per cinquant’anni. Il responso è stato molto positivo. Nessun rifiuto, è questo è bellissimo.

Altro che Airbnb.

 

(5) Laboratorio di Tessitura

A Bova, Bova Marina, Condofuri, Bagaladi e San Pantaleone si producevano coperte con filati di lana e di ginestra, ottima sostituta delle fibre più pregiate come il lino e la canapa. Da loro le donne di Riace, capitanate da Pina Sgrò, sono andate a ereditare la sapienza per poi, nel 1997, materializzarla in una cooperativa, “il ruscello” ovvero “To Ryakyon Argalios” dove in italiano Ryakyon è il nome dell’antica Riace d’origine magno-greca. Oggi il Laboratorio di Tessitura è meta di visite di scolaresche, turisti e di interesse per la vendita dei prodotti con le botteghe del commercio equo e solidale. Così anche le piccole botteghe riaprono nel borgo e diventano luoghi di scambio dei saperi e delle competenze, dove le donne e gli uomini riacesi insegnano a chi oggi vive qui a soffiare il vetro o a tessere la ginestra.

 

(6) Altre Botteghe

Vicino al laboratorio di tessitura altre botteghe aperte e altri lavoratori sono all’opera. Quella del vetro produce lampadari, vetri per finestre e gioielli, quella della ceramica preziosi servizi di piatti, e ancora la produzione di olio e marmellate.

 

(7) Moneta locale

Il sindaco Lucano s’inventa una sorta di banconota per sopperire alla lentezza dei fondi pubblici “che per vederli”, lamenta, “ci vogliono sei o sette mesi”. Grazie ai bonus, convertibili in euro, i negozianti del paese possono far credito agli immigrati, così i debiti vengono accumulati e saldati successivamente con l’arrivo dei fondi. “Però nel frattempo si concede agli immigrati il diritto al potere d’acquisto”. In genere, durante le attività e i servizi Sprar ai beneficiari dei programmi di accoglienza vengono consegnati dei buoni mensa oppure delle buste della spesa.

“con quei 35€ a Riace lavorano 70-80 persone, come operatori, ormai da tanto tempo. Usiamo questo sistema per incentivare l’economia locale così rendiamo autonomi i beneficiari e questo è importantissimo per le relazioni umane in paese, inoltre la nostra spesa diventa molto trasparente e verificabile.

Quale sarebbe l’alternativa se Lucano decidesse di abbandonare la sua moneta? Ricorrere al prestito delle banche, naturalmente. Il ministero dell’interno ha una convenzione con Banca Etica per andare incontro a chi gestisce i progetti di accoglienza e subisce i ritardi nel ricevere i fondi che prevede il meccanismo prestito-interesse. “Non sono soldi miei, sono i soldi dei rifugiati, mi spieghi perché devono pagare gli interessi a una banca se abbiamo una soluzione alternativa?” Quasi tutti gli Sprar, invece, ricorrono al prestito in banca.

«Queste non sono buone azioni, ma buone idee» (Tiziana Barillà)

 

***

 

Abbiamo aspettato un po’ prima di pubblicare queste note, perché volevamo dare ulteriore sostanza alle preziose informazioni che Tiziana Barillà aveva già messo nel suo libro. La situazione a Riace, però, ci ha impedito di andare oltre le impressioni dell’Assessora ai Lavori Pubblici, Maria Spanò, che ringraziamo comunque per la disponibilità e l’ascolto che ci ha prestato.

 

“Siete riusciti a mettere in una griglia predefinita il lavoro che fatto in questi anni nel nostro Comune – ha raccontato al telefono la Spanò – ma noi lo abbiamo fatto senza saperlo, agendo con spontaneità. Il nostro non è un caso di buonismo, ma un modo di agire concreto per le persone arrivate e anche per i residenti che, con questo metodo, sono riuscite a trovare un lavoro”.

 

Non abbiamo voluto insistere con la nostra indagine (*), perché significava impegnare gli uffici di un Comune che sta cercando di rialzarsi, di rimettere in piedi un modello che ci ha invidiato tutto il mondo, anche grazie a iniziative come quella della Rete dei Comuni Solidali di raccolta fondi partita qualche giorno fa. Questo il loro l’appello:

 

 

 

“Riace ha bisogno di te per far ripartire i progetti sul territorio e permettere al modello Riace di poter continuare ad esistere. Stiamo facendo di tutto per far ripartire il turismo solidale, le botteghe artigianali, il ristorante, la fattoria didattica, per fronteggiare le emergenze: bollette, fornitori, medicinali… Avremo anche una nuova sede per tutto il sistema di accoglienza. Per tutto questo serve ancora l’aiuto di tutti. Insieme a noi Riace rinascerà!”

 

***

 

(*) Ciò che volevamo dimostrare è già evidente così: quella delle Smart City non è una questione tecnologica, ma una questione culturale.

 

 

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