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I giornalisti non sono il nemico

Questo il titolo di una campagna di sensibilizzazione lanciata nelle ultime ore in America dal “Boston Globe” per contrastare i continui attacchi del Presidente Trump contro giornali e giornalisti.

L’appello  a sostegno della libertà di stampa diffuso dai giornalisti del quotidiano di Boston ha trovato immediato sostegno in molti altri giornali nel resto degli Stati Uniti e in breve si è diffuso  in buona parte  del mondo. Del resto l’atteggiamento “poco conciliante” del Presidente Trump nei confronti della stampa era noto da sempre e  dal suo insediamento aveva prodotto numerose e diverse reazioni negli ambienti del giornalismo americano, uno su tutti il nuovo motto adottato dal Washington Post all’indomani dell’elezione di Trump : << democracy dies in darkness >>.

L’appello lanciato in un editoriale sulle colonne del quotidiano di Boston  il giorno di ferragosto ha ricevuto in breve l’adesione di oltre 380 testate di informazione americane.   A supportato di questa campagna di sensibilizzazione i giornalisti del Boston Globe riportano nell’editoriale i  risultati di una recente indagine di mercato realizzata dall’istituto di statistica Ipsos dedicata proprio alla comprensione di come gli americani vedano i mezzi di informazione.  Questo il testo integrale dell’appello cui fa seguito  la nostra imperfetta traduzione.

” A central pillar of President Trump’s politics is a sustained assault on the free press. Journalists are not classified as fellow Americans, but rather “The enemy of the people.” This relentless assault on the free press has dangerous consequences. We asked editorial boards from around the country – liberal and conservative, large and small – to join us today to address this fundamental threat in their own words “.

 

” Uno dei pilastri centrali della politica del Presidente Trump è costituito da un duraturo assalto alla libertà di stampa. I giornalisti non sono ritenuti dei bravi Americani piuttosto sono classificati come nemici del popolo. Questo implacabile assalto contro la stampa porterà dannose conseguenze. Abbiamo chiesto alle redazioni dei giornali di tutto il Paese – siano essi liberali o conservatori grandi o piccole –  di unirsi a noi oggi per affrontare questa grave minaccia inviando loro stessi altri appelli a sostegno della libertà di stampa “.

Siamo andati a curiosare fra i tanti e tanti appelli arrivati in poche ore dalle centinaia di giornali americani che hanno prontamente risposto all’appello  e abbiamo selezionato alcune delle frasi a sostegno di questa importante campagna di sensibilizzazione che ci sono sembrate più significative, e ve le vogliamo riportare con accanto la nostra imperfetta traduzione di cui ci scusiamo anticipatamente.

Buona lettura e ben ritrovati ( e non dimenticate il nostro prossimo appuntamento dal vivo il 5 ottobre  #digitTorino )

 

 

 

“The Fresno Bee is not the enemy. We are Americans, and part of the Valley, like you

Joshua Tehee hails from Kingsburg and is a proud Viking. Brianna Calix is a Reedley native whose family’s roots are in agriculture. Tim Sheehan was active in 4H and FFA while growing up in Madera. The three are graduates of Fresno State.

They also are reporters who work at The Fresno Bee. Far from being “enemies of the American people,” they are friends and neighbors of Valley residents. Each cares deeply about this part of the world and wants only the best for it. To that end, they strive to report local news fairly and accurately”.

 

“Il Fresno Bee non è il nemico. Siamo americani, e parte della Valle, come te

Joshua Tehee viene da Kingsburg ed è un vichingo orgoglioso. Brianna Calix è un nativo di Reedley le radici della sua famiglia sono in agricoltura. Tim Sheehan era attivo nei programmi di  studio per l’allevamento e la gestione degli animali mentre cresceva a Madera. I tre sono laureati alla Fresno State.

Sono anche reporter che lavorano al Fresno Bee. Lungi dall’essere “nemici del popolo americano”, sono amici e vicini dei residenti della Valle. Ognuno si interessa profondamente a questa parte del mondo e vuole solo il meglio per lei. A tal fine, si sforzano di riportare notizie locali in modo equanime e preciso”.

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“Idyllwild Town Crier: Out Loud: fake news, American institutions, and the presidency

A person who blasts reliable news sources as fake when they prove him wrong on an issue, or when it reveals his self-contradictions or his ignorance, or whenever he simply doesn’t like it, is denying reality. The New York Times, The Washington Post, CNN and NBC are established news media with reputations to protect, and they do so. When they err, they publish the fact that they erred, and they correct it. This, along with the First Amendment, has established them as American institutions”.

“Idyllwild Town Crier: Ad alta voce: notizie false, istituzioni americane e la presidenza

Una persona che definisce  le fonti di notizie attendibili come false quando dimostrano che ha torto in merito ad un  problema, o  rivelano le sue contraddizioni o la sua ignoranza, o quando semplicemente non gli piacciono, sta negando la realtà. Il New York Times, il Washington Post, la CNN e la NBC sono mezzi d’informazione consolidati con una reputazione da proteggere, e lo fanno. Quando sbagliano, lo ammettono pubblicamente e poi correggono l’articolo. Questo, insieme al Primo Emendamento, li ha resi   istituzioni americane”.

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“The Mercury News: President Trump, we are not the nation’s enemy. Enough. We can’t sit silently. These attacks on the press are an attack on our country’s democracy

We are not the enemy. It’s shocking that in this country, built on the foundation of a free press, we would ever have to say that. But we live in shocking times. And we are under attack – from our president.He has called us “the enemy of the American people.” He disparages our work as “fake news.” At his rallies, he verbally abuses us. Not surprisingly, some of his supporters have taken it to the next step, threatening violence. Last week, he tweeted about the press: “They purposely cause great division & distrust. They can also cause War! They are very dangerous & sick!” Enough. This isn’t OK.

We can’t sit here and be silent. The notion that we are the enemy fomenting division domestically and abroad is absurd. When someone says something that wrong, that egregious, we can’t just let it go – especially when that person is the president.

Journalists are trying to do a job. We’re not trying to tear down our nation. We’re trying to strengthen it. For we believe in the foundational premise behind the First Amendment – that our nation is stronger if its people are informed”.

 

“The Mercury News: Presidente Trump, non siamo il nemico della nazione. Ne abbiamo abbastanza. Non possiamo sederci in silenzio. Questi attacchi alla stampa sono un attacco alla democrazia del nostro Paese

Non siamo il nemico. È scioccante che in questo paese, le cui fondamenta poggiano su una stampa libera, si dicano queste cose. Ma viviamo in tempi scioccanti. E siamo sotto attacco – da parte  del nostro stesso presidente. Ci ha chiamati nemici  del popolo americano. Egli denigra il nostro lavoro come fake news. Ai suoi raduni, ci insulta verbalmente. Non sorprende che alcuni dei suoi sostenitori lo abbiano portato al prossimo passo, minacciando violenze. La scorsa settimana ha twittato sulla stampa: “Provocano grandi divisioni e sfiducia di proposito. Possono anche causare la guerra! Sono molto pericolosi e malati! ” Ne abbiamo abbastanza. Questo non va bene. Non possiamo sederci qui e stare zitti. L’idea che noi siamo il nemico che fomenta le divisioni è assurda. Quando qualcuno dice qualcosa di sbagliato, egregio, non possiamo lasciarlo andare, specialmente quando quella persona è il presidente. I giornalisti stanno cercando di fare un lavoro. Non stiamo cercando di abbattere la nostra nazione. Stiamo cercando di rafforzarla. Poiché crediamo nella premessa fondamentale del Primo Emendamento – che la nostra nazione è più forte se la sua gente viene correttamente  informata”.

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“Denver Post decries Trump’s attacks on journalist

Journalists in The Denver Post newsroom spend their days in pursuit of the truth. There’s no political filter or agenda belying their printed words, just a desire to inform the public.

It’s true that sometimes a news story leaves much to be desired. Larry Bailey recently told us he has been a longtime subscriber to The Post but feels there is a slant against Trump. “If you haven’t told the whole truth then you haven’t told the truth,” he said. Bailey reached out to The Post when he learned this board was participating in a nationwide campaign among more than 200 editorial boards to publish editorials Thursday decrying Trump’s attack on the press.

He’s right — errors of omission do occur. Sometimes there’s simply not space to print all the news or time to get all the reporting done. And yes, sometimes stories or facts are bypassed due to the natural bias that everyone carries with them. Journalists are fallible, but the reporters and editors who work to bring you your news are not conspiring to misinform “.

“Il Denver Post denuncia gli attacchi di Trump ai giornalisti

I giornalisti della redazione di Denver Post passano le loro giornate all’inseguimento della verità.

Non c’è alcun filtro politico o agenda che smentisca le loro parole stampate, solo il desiderio di informare il pubblico. È vero che a volte una notizia lascia molto a desiderare. Larry Bailey recentemente ci ha detto che è un nostro abbonato da tanto tempot, ma ritiene che ci sia un nostro pregiudizio  nei confronti di Trump. “Se non hai detto tutta la verità, allora non hai detto la verità”,

Bailey ha contattato The Post quando ha appreso che questo forum partecipava a una campagna nazionale per denunciare l’attacco di Trump alla stampa.

Ha ragione Bailey –  alcune volte si verificano errori di omissione. Altre volte semplicemente non c’è spazio per stampare tutte le notizie o il tempo per riportarle. E sì, a volte storie o fatti vengono aggirati a causa del pregiudizio naturale che ognuno porta con sé. I giornalisti sono fallibili, ma i giornalisti e gli editori che lavorano per portarti le tue notizie non stanno cospirando per disinformare “.

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“Miami Herald: President Trump, we’re not ‘enemies of the people.’ End your war on our free press

No American president, or any city council member, for that matter, has ever unreservedly delighted in the way he or she was presented in the press. “I so appreciate the accuracy of their reporting on my perceived flaws!” said no official ever. “And good for them for holding me accountable.”

But President Donald Trump has veered into unfamiliar and perilous territory with his unceasing all-out assault on the free press and the First Amendment. Of course, the irony of Trump’s attacks on the “SICK!” and “very dishonest people” in “the fake media” he accuses of purveying, yes, “fake news” is that he himself is a product of the New York tabloids. He’s as savvy about manipulating his coverage as he is adept in undermining it.

But today the consequences of the president’s perpetual battle against journalists extend far beyond the Manhattan gossip pages. And the animus you see directed at CNN’s Jim Acosta isn’t just reserved for the White House press corps. Everywhere in the country, any matter that an official doesn’t want to talk about or that a reader doesn’t want to hear about is “fake news” now”.

 

“Miami Herald Presidente Trump, non siamo “nemici del popolo”. Abbandona la tua guerra contro la stampa libera

Nessun presidente americano, o alcun membro del consiglio comunale, del resto, si è mai mostrato deliziato per il modo in cui è stato presentato alla stampa. “Apprezzo molto l’accuratezza dei loro rapporti sui miei difetti percepiti!” disse in forma non ufficiale. “E’ un bene  per loro avermi ritenuto persona affidabile.”

Ma il presidente Donald Trump ha virato in territori sconosciuti e pericolosi con il suo incessante assalto alla stampa libera e al Primo Emendamento. Certo è evidente  l’ironia degli attacchi di Trump nei confronti di “SICK!” e di “persone molto disoneste” dei “falsi media” che accusa di avere “notizie false” quando lui stesso è un prodotto dei tabloid di New York. È abile nel gestire  la sua immagine ma è anche un esperto nel confutare qualsiasi notizia.

Ma oggi le conseguenze della battaglia perpetua del presidente contro i giornalisti si estendono ben oltre le pagine dei pettegolezzi di Manhattan. E l’acredine  diretta verso Jim Acosta della CNN non è solo riservata al personale dell’ufficio stampa della Casa Bianca. Ovunque nel paese, qualsiasi questione di cui un funzionario non vuole parlare o che un lettore non vuole sentire sono “fake news” ora”.

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Noi nel nostro piccolo certamente aderiamo all’appello e invitiamo le istituzioni del giornalismo e i colleghi a darne notizia.

 

(Incontriamoci a #digitTorino il nostro prossimo appuntamento live il 5 ottobre presso Toolbox Coworking Via Agostino da Montefeltro 2, l’evento è gratuito e aperto a tutti, per i giornalisti è d’obbligo la prenotazione su Sigef)

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