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Sparisce la critica teatrale, agli spettatori le recensori del futuro?

I social media possono rovesciare la tendenza dei giornali a cancellare dal loro timone la critica teatrale? E’ quello che tenta di fare Non cancelliamo la critica teatrale, una pagina Facebook realizzata da Erica Culiat, una giornalista che collabora col Messaggero Veneto. La notizia dell’ iniziativa è emersa nel corso di un incontro a Trieste dal titolo ‘’La critica teatrale e musicale al tempo dei social network e del web 2.0: dalla carta stampata a…’’.   

 

‘’L’obiettivo – ha spiegato – è arrivare a 2000-3000 mi piace per poi presentare ai direttori dei giornali una proposta perché venga ripristinato questo importante settore del giornalismo’’.   

 

di Fabio Dalmasso

 

Critica teatrale addio? Perché i quotidiani dedicano sempre meno spazio alle recensioni degli spettacoli? Un incontro a Trieste ha cercato di capire le ragioni dietro la scomparsa dei giornalisti – critici.

 

Giovedì 30 gennaio, nella Sala Maggiore della Camera di Commercio di Trieste, si è tenuto un incontro dal titolo La critica teatrale e musicale al tempo dei social network e del web 2.0: dalla carta stampata a….

 

I lavori sono stati aperti da Stefano Curti, direttore organizzativo del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, il quale ha sottolineato come sui quotidiani lo spazio dedicato agli spettacoli sia progressivamente diminuito: «Al massimo ci sono due pagine e per la maggior parte delle volte si parla di cinema o musica, mentre il teatro ricopre un ruolo sempre più marginale, se non è scomparso del tutto». In questa moria di spazi, inoltre, la critica degli spettacoli, cioè le recensioni, sono quasi del tutto scomparse: portando come esempio la situazione del Friuli Venezia Giulia,

 

Curti ha sottolineato come i quotidiani Il Piccolo e il Messaggero Veneto abbiano abolito quasi del tutto le recensioni, mentre compaiono ancora su Gazzettino e Primorski dnevnik,  quotidiano della minoranza di lingua slovena del Friuli Venezia Giulia e pubblicato a Trieste.

 

Critica scomparsa

Una tendenza che è riscontrabile anche su quotidiani nazionali: alcune delle più famose testate, infatti, relegano le recensioni degli spettacoli teatrali a poche righe che escono una volta alla settimana, mentre sempre più spesso è la parte pre-spettacolo a farla da padrone, con annunci, interviste e articoli-comunicati stampa che puntano tutto sulla ‘’celebrità’’ senza dare, però, un giudizio critico, serio e competente sullo spettacolo.

 

Un fenomeno che ovviamente non è solo italiano, ma che in altri paesi assume dimensioni più contenute: in Inghilterra o negli Stati Uniti, infatti, le recensioni sono i veri metri di giudizio per gli spettatori e condizionano il successo o il flop di uno spettacolo.

 

Parallelamente alla scomparsa della critica, però, è cresciuta l’ offerta di siti internet sui cui trovare recensioni di quasi tutti gli spettacoli teatrali in scena in Italia, dai più grandi e famosi teatri fino alle piccole rappresentazioni provinciali. Una sorta di citizen journalism che trasforma il lettore-spettatore in critico, ma che non può essere una garanzia sulla reale professionalità e competenza di chi scrive. Quale il futuro dunque?

 

«Il teatro non fa notizia»

Una domanda a cui è difficile rispondere, ma sulla quale si può riflettere alla luce dell’aneddoto raccontato dall’ attore Moni Ovadia, presente all’incontro: «Il direttore di un giornale italiano ha detto al proprio critico teatrale che la sua collaborazione era molto interessante, ma che per il giornale il teatro non fa notizia. No news».

 

Antonio Calenda, regista teatrale e direttore dello Stabile triestino, ha quindi ricordato alcuni grandi nomi di giornalisti – critici del passato, come Flaiano e Chiaromonte, in grado di fornire un giudizio non basato unicamente sulla soggettività e sul mi piace o non mi piace, ma ricco di competenze e nozioni culturali e che oggi non sembrano trovare degni eredi nel giornalismo italiano.

 

Umberto Bosazzi, storico giornalista dell’ emittente locale Tele4 e apprezzato critico, ha ammesso che alla propria rete televisiva le recensioni non interessano nulla: «A causa della riduzione del budget da due anni inoltre non ho più a disposizione un operatore per le riprese – ha detto Bosazzi – ,ma io insisto a fare le recensioni perché mi piace farlo e  perché penso che la critica abbia un suo ruolo per lo spettatore». Il giornalista ha inoltre sottolineato come il resoconto di una serata teatrale sia anche cronaca e debba riportare anche le sensazioni del pubblico, se ha apprezzato o meno ciò che è andato in scena: «La gente che va a teatro merita maggiore attenzione da parte del giornalismo».

 

Teatro e social media?

Secondo Erica Culiat, giornalista collaboratrice del Messaggero Veneto, la mancanza della critica sui giornali è anche dovuta all’attuale situazione di crisi che questi attraversano: «Agli editori interessa sempre meno la qualità – ha detto Culiat – i giornalisti sono sempre meno e devono fare più cose assieme. Inoltre tenere aperta una redazione per aspettare la recensione dopo lo spettacolo ha un costo che gli editori non vogliono più sostenere. Una situazione che forse è poco nota al di fuori delle redazioni».

 

Per cercare di scongiurare il fenomeno Culiat ha creato una pagina Facebook denominata Non cancelliamo la critica teatrale: «L’obiettivo è arrivare 2000-3000 mi piace per poi presentare ai direttori una proposta perché venga ripristinata questa parte del giornalismo». Sulla sempre maggior offerta di siti che offrono critiche, o pseudo tali, la giornalista ha ricordato come non sempre la qualità sia alta e trovare siti seri e qualificati sia un percorso spesso complicato: «Ci vorrebbe una sorta di edicola dei siti – ha concluso Culiat – dove poter vedere cosa c’è a disposizione e poter così scegliere».

 

Slovenia, un altro mondo

Diversa la situazione in Slovenia, secondo la testimonianza di Rossana Paliaga, ufficio stampa del Teatro Stabile Sloveno di Trieste e critico per il quotidiano Primorski dnevnik: «In Slovenia il teatro figura al primo posto dell’ agenda e ogni spettacolo viene adeguatamente seguito sia prima della messa in scena che dopo, con recensioni e critiche competenti che, spesso, cercano più i difetti che i pregi di una rappresentazione. Meno importante è invece il ruolo del web».

 

E proprio di web, blog e critica ha parlato infine Omar Scala, fondatore del blog Casa dello Spettatore Triestino, in cui vengono pubblicate recensioni e critiche di giovani appassionati di teatro: «Sempre più gente vuole scrivere e fare recensioni – ha detto Scala – manca però un dibattito, non ci sono commenti da parte dei lettori, ma forse cambierà con il tempo, il web è ancora giovane e muterà»

 

Il futuro?

 

Il futuro della critica sarà quindi sul web? Gli spettatori saranno i recensori del futuro? Forse sì, vista l’attuale tendenza dei media tradizionali a snobbare il teatro per la sua scarsa notiziabilità. Ma questo cosa comporterà? Saranno giornalisticamente validi i giudizi espressi o sarà un semplice elenco di mi piace/non mi piace senza che venga approfondita la valenza dello spettacolo? Davvero il ruolo del giornalista–critico è destinato a scomparire dalla carta stampata? Il dibattito è aperto.

 

 

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