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Scienze della Comunicazione chiude a Trieste, ma non sa comunicarlo

Giornalismo e università: un tema attorno al quale si dibatte da tempo. Sulla necessità o meno di una formazione post diploma il riferimento più immediato è Scienze della Comunicazione, il corso che – in mancanza di una laurea specifica in Giornalismo – meglio di altri dovrebbe fornire gli strumenti teorici per poter affrontare il mondo del giornalismo. Un obiettivo che, dal prossimo anno accademico, non sarà più possibile perseguire all’ Università degli Studi di Trieste in quanto il corso di studio non sarà nuovamente attivato. La decisione ha suscitato le reazioni degli studenti che lamentano una scarsa comunicazione proprio all’interno del corso di laurea ad essa dedicato.

 

di Fabio Dalmasso

 

Una studentessa, Jessica Poloni, ha così deciso di scrivere una lettera al Il Piccolo, il quotidiano di Trieste, che viene pubblicata il 28 gennaio e nella quale chiede di avere quelle risposte che, stando a quanto dice, sembra impossibile avere dall’università. Studentessa – lavoratrice al quarto anno, primo fuori corso, di Scienze della Comunicazione, curriculum giornalistico, Poloni sottolinea come la cancellazione della facoltà non sia stata comunicata agli studenti in alcun modo: «Nessuno ci ha avvisati che sarebbe successo – dice Jessica Poloni a Lsdi –  io l’ho saputo da Facebook tramite altri compagni di università che avvisavano della pubblicazione di un articolo sul quotidiano locale in cui si diceva che la nostra facoltà sarebbe stata cancellata». La prima domanda che gli studenti si sono posti è stata: che ne sarà di noi? Potremo concludere e laurearci tranquillamente o abbiamo un termine ultimo per completare gli esami? «Domande banalissime, ma a cui nessuno risponde».


Mancano professori e il manager didattico

 

Un altro problema segnalato da Poloni è la mancanza di docenti per alcuni corsi, quasi come se ci si trovasse di fronte a una fuga generale in vista della futura chiusura della facoltà: «Molti corsi sono sprovvisti di professore: alcuni studenti, non sapendolo, scrivono comunque ai professori e ricevono come risposta “Non sono più professore della vostra facoltà, avrebbero già dovuto avvisarvi con il nominativo del mio sostituto”. Cosa che non è ovviamente avvenuta».

 

La confusione aumenta quando alcuni professori suggeriscono di rivolgersi al manager didattico, fantomatica figura di riferimento per gli studenti: «Il manager didattico non esiste più perché pare che il contratto sia scaduto e non c’è un nuovo bando. Al momento non c’è – sottolinea Poloni – sono passati mesi e tutti ci rimandano a questa persona per fare domande e avere risposte».

 

Stando a quanto riferisce la studentessa, le cose non vanno meglio quando ci si rivolge ad altre persone: la direttrice del Dipartimento di Studi umanistici, dipartimento al quale fa riferimento Scienze della Comunicazione, avrebbe infatti suggerito agli studenti di “avere pazienza e di essere più attivi nell’elezione dei proprio rappresentanti per far valere le loro voci e i loro diritti”. «Sembra tutto uno scaricabarile – conclude Jessica Polonio –  Sembra che nessuno si prenda la responsabilità di dare informazioni. La mia non è una battaglia: vorrei solo avere delle risposte per capire se riusciremo a finire gli studi o meno. Inoltre a domenica 26 gennaio non era ancora stato pubblicato il calendario degli appelli di febbraio: quando abbiamo chiesto informazioni hanno detto che ci stavano lavorando, ma è un po’ impossibile gestirsi se non si conoscono le date».

 

 

Nessun problema per gli iscritti

 

Scienze della (non) comunicazione quindi, come ha intitolato la lettera Il Piccolo? Per capire come stiano le cose Lsdi ha sentito la professoressa Marina Sbisà, direttrice del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Trieste. La stessa direttrice ha deciso di rispondere alla lettera di Jessica Poloni anche con una missiva pubblicata su Il Piccolo il 1° febbraio.

 

Nella lettera comparsa sul quotidiano, Sbisà rassicura la studentessa dicendo che la mancata attivazione di Scienze della Comunicazione per il prossimo anno non è un “suo” problema in quanto agli studenti già iscritti che frequentano il corso di laurea in questione non succede proprio niente e potranno sostenere gli esami e la tesi di laurea senza problemi. Sulla mancanza di professori lamentata da Poloni, Sbisà riferisce il caso di un unico trasferimento, ma di un corso, Papirologia, che nulla ha a che fare con Scienze della Comunicazione, “mentre se i docenti a contratto sono ridotti all’indispensabile è una ovvia questione di spendig review, tanto più che le docenze a contratto non necessarie contribuiscono di fatto a diminuire la capacità dell’ateneo di assumere nuovi docenti di ruolo”.

 

Dopo aver confermato che “non è stato né è possibile in alcun modo rinnovare il contratto” del manager didattico, Sbisà si dispiace delle difficoltà riscontrate dagli studenti ad accedere alle necessarie informazioni: “stiamo cercando di prendere in considerazione tutte le esigenze, a partire dalle più urgenti, impegnandoci il più possibile a migliorare gli aspetti organizzativi”.

 

 

Le risposte sui giornali?

 

Sotto l’ intervista a Marina Sbisà. Intanto ci chiediamo se forse non sarebbe stato meglio rispondere direttamente agli studenti quando questi chiedevano informazioni piuttosto che attendere che fosse una lettera al quotidiano locale a scatenare quello che la stessa Sbisà definisce “panico del tutto irragionevole”. Forse sarebbe stato sufficiente dare a tempo e debito le informazioni necessarie a chi le chiedeva piuttosto che fornirle solo ora attraverso una lettera e un’intervista. In fondo si chiama Scienze della Comunicazione, no?

 

 

D -Nel prossimo Anno Accademico 2014-2015 non ci sarà più Scienze della Comunicazione, conferma? Perché questa decisione?

R – Non abbiamo proposto l’attivazione del primo anno di Scienze della Comunicazione triennale. La decisione va inquadrata nel complesso quadro normativo della università italiana ed è dipesa da molteplici fattori, fra i quali le risorse umane interne disponibili.
 
La lettera dice che non c’è stata comunicazione su come comportarsi per chi sta frequentando questa facoltà.

Non c’è nessuna  conseguenza sugli iscritti e non si vede perché dovrebbe esserci. Gli iscritti continuano a studiare le discipline previste dalla offerta formativa del loro anno.
 
Chi è al primo, secondo o terzo anno potrà finire il corso di studi? Ci sarà un termine ultimo?

Ogni ciclo iniziato deve andare a termine e ogni iscritto fuori corso continua a avere il diritto di sostenere gli esami che gli o le mancano, e la tesi di laurea. Questa domanda appare dettata da totale ignoranza del sistema universitario e delle sue regole.
 
È vero che molti corsi sono senza docente? Sono già stati nominati i nuovi docenti? Se no, quando lo saranno?

È falso. Salvo che per un docente, che è ammalato. È già stato sostituito per il primo semestre da un supplente e ora è aperto il bando per la sua sostituzione nel secondo semestre.

 

Manager didattico, quali sono i suoi compiti? Chi è? È vero che il posto è vacante e che il bando per nominarne uno nuovo non è ancora stato fatto?

Non so rispondere su questa figura, introdotta dalla facoltà di Scienze della Formazione prima del passaggio al dipartimento a funzioni didattiche, che è avvenuto l’anno scorso. Per ragioni legali nella situazione presente è impossibile ribandire un tale contratto.

 

Conferma di aver suggerito agli studenti di avere pazienza e di essere più attivi nell’elezione dei proprio rappresentanti per far valere le loro voci e i loro diritti?

Il riferimento alla mia esortazione a partecipare democraticamente alla vita dell’ateneo e del
dipartimento è stato presentato dalla autrice della lettera a Il Piccolo in modo fuorviante. In realtà ho espresso questa esortazione durante una manifestazione di studenti rispondendo alla
domanda: “Come possiamo avere più voce in capitolo?”. Checché si pensi della democrazia rappresentativa (evidentemente la studentessa in questione non ne ha gran considerazione), la mia risposta era appropriata e tecnicamente corretta.
 
Viene inoltre sottolineato che a domenica 26 gennaio non erano ancora stato pubblicato il calendario degli appelli di febbraio, perché?

Già da dicembre il sito web della ex facoltà di Scienze della Formazione annunciava che sarebbe stato necessario agli iscritti cercare gli appelli d’esame nel sito web di ateneo mediante votofast.
il sistema usato da tutti gli altri studenti. Solo gli studenti di Scienze della Comunicazione non sanno usare internet?

 

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