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RIP San Francisco Bay Guardian

Oggi mercoledì 15 ottobre esce l’ultimo numero dello storico free weekly della Bay Area di San Francisco, fondato nel 1966 da Bruce Brugmann e dalla moglie Jean Dibble.

Una delle prime voci alternative e indipendenti del West americano, in questi 48 anni il San Francisco Bay Guardian ha cambiato in buona parte il volto della città – informando puntualmente su una varietà di questioni bollenti al crocevia tra cultura, società e politica, appoggiando con forza i candidati amministrativi progressisti e avendo effetti di lunga portata anche sullo scenario nazionale.

 

Notizia tanto triste quanto giunta improvvisa nella tarda mattinata di martedì, prima su Twitter (il cui account dovrebbe rimanere nelle mani degli editor) e poi con la homepage che offriva soltanto un breve saluto di commiato, come anche quella di Facebook. Chiusi gli account email dei redattori, tutti licenziati e shoccati dalla decisione repentina. Intanto gli arretrati restano disponibili su Issuu, come anche il numero finale odierno, dedicato all’annuale classifica “Best of the Bay“.

 

Tra i commenti in continuo aumento, soprattutto su Twitter, primeggia la tristezza e il disappunto, oltre alla preoccupazione per i licenziati. C’è chi parla di “fine di un’era” e chi rilancia le copertine indimenticabili per l’attivismo locale progressista. Non a caso il Bay Guardian è diventato famoso per le sue battaglie anti-corporation, in particolare contro la Pacific Gas & Electric Co. e la speculazione edilizia in centro, nonché a favore delle comunità gay e LGBT.

 

Va detto che le difficoltà economiche del settimanale erano note da tempo, soprattutto per il netto calo di inserzioni personali e pubblicità,  fonti primarie di reddito, con la circolazione settimanale ridottasi a 50.000 copie. «È la decisione più ardua che abbia mai dovuto prendere in 20 anni di carriera giornalistica», ha spiegato Glenn Zuehls, editore della San Francisco Media Co., struttura che nel 2012 aveva inglobato la storica testata, nel tentativo di salvarla dalla bancarotta, nella scuderia che già pubblica il quotidiano San Francisco Examiner e il SF Weekly (altro settimanale gratuito).

 

Sembra infine che la redazione stia cercando nuovi acquirenti o altre soluzioni praticabili, come specifica il direttore (ormai ex) Steven T. Jones: «Ci stiamo rivolgendo alla nostra community per vedere cos’è possibile fare».

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