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Quotidiani: senza risorse sufficienti dal digitale, mediocrità e declino

Stampa e digitale insieme stanno accrescendo il pubblico per i giornali, a livello globale, ma i ricavi digitali non tengono il passo, creando un rischio per le imprese editoriali e per le società a cui si rivolgono. È quanto spiega il Rapporto annuale World Press Trends, presentato a Torino nell’ ambito del 66° Congresso mondiale dei quotidiani  promosso dall’Associazione mondiale degli editori di giornali (Wan-Ifra).

“Se non riusciamo a risolvere il problema delle entrate, e raccogliere risorse sufficienti per fare in modo che i giornali possano svolgere il loro ruolo sociale, la democrazia sarà inevitabilmente indebolita”, ha detto  Larry Kilman, segretario generale della WAN-IFRA.

 

“Il ruolo che i giornali svolgono nella società non può essere sottovalutato, e non è mai stato più importante”, ha aggiunto. “Se le aziende editoriali di quotidiani non possono produrre entrate sufficienti dal digitale, se non possono produrre offerte emozionanti e coinvolgenti, sia per i lettori che per gli inserzionisti, finiranno per offrire prodotti mediocri, senza nessuna caratteristica che li potrà differenziare dalla massa di  con niente per differenziarli dalla massa di notizie false o inutili. Trovare dei modelli di business sostenibili per i mezzi di informazione digitale è importante quindi non solo per le imprese, ma anche per la salute futura del dibattito nella società democratica”.

 

Ma ecco i punti salienti dell’ indagine annuale:

– La diffusione della stampa è cresciuta del 2% a livello globale nel 2013 rispetto all’anno precedente, ma è diminuita del 2%  nell’ arco di cinque anni. Circa 2,5 miliardi di persone in tutto il mondo leggono i giornali a stampa e 800 milioni su piattaforme digitali.

– La diffusione della stampa continua a salire nei paesi con una classe media in crescita e relativamente bassa penetrazione della banda larga, ma cali strutturali di lungo termine proseguono nei mercati maturi, dato che il pubblico si sposta dalla stampa al digitale. La diffusione  è aumentata dell’ 1,45 per cento in Asia nel 2013 rispetto all’ anno precedente e il 2,56% in America Latina; mentre è scesa del 5,29% in Nord America, del 9,94% in Australia e Oceania, del 5,20% in Europa e dell’ 1% in Medio Oriente e in Africa.

– Su cinque anni, la diffusione dei giornali è aumentata del 6,67% in Asia, 6,26% in America Latina e del 7,5% in Medio Oriente e in Africa; ma è scesa del 10,25% in Nord America; del 19.59% in Australia e Oceania; e del 23.02% in Europa.

– La pubblicità sui giornali su carta è diminuita a livello mondiale del 6% nel 2013 rispetto all’ anno precedente ed è calata invece del 13% in cinque anni. La pubblicità digitale per i quotidiani è aumentata dell’ 11%  nel 2013 e del 47% nell’ arco di cinque anni, ma resta una parte relativamente piccola della spesa pubblicitaria globale su internet. Gran parte dei ricavi della pubblicità digitale va a una manciata di aziende, e la maggior parte viene rastrellata da Google.

– La pubblicità sui quotidiani cartacei è cresciuta del 3,9% in America Latina nel 2013 rispetto a un anno prima, ma è scesa in tutte le altre regioni: meno 3,2% in Asia e nel Pacifico, -8,7% in Nord America, -8,2% in Europa; e – 1,8% in Medio Oriente e in Africa.

– In cinque anni la pubblicità sui gioornali cartacei è aumentata del 3,3% in Asia e nel Pacifico, e del 49,9% in America Latina. E’ scesa invece del 29,6% in Nord America, del 17,9% in Europa e del 21,1% in Medio Oriente e in Africa.

– Anche se la pubblicità digitale è in continua crescita, essa rappresenta ancora solo una piccola parte del fatturato complessivo giornale. Globalmente, il 93% di tutte le entrate dei giornali continuano a venire dalla carta.

– I ricavi a livello globale dei giornali su carta da vendite e pubblicità sono rimasti stabili anno su anno a circa 163 miliardi di dollari nel 2013. Ma si tratta di un livello parecchio più basso rispetto ai 187 miliardi del 2008.

– La diffusione a pagamento dei giornali online è cresciuta del 60% lo scorso anno e di più del 2.000% negli ultimi cinque anni, anche il punto di partenza era molto basso.

“Il pubblico capisce sempre di più che uno ottiene quello che paga e c’ è una crescente disponibilità a pagare per i contenuti dei giornali su piattaforme digitali”, secondo Kilman. “Con tutte le offerte gratuite che ci sono in giro, le persone sono ancora disposte a pagare per le informazioni professionalmente scritte e curate, per le notizie indipendenti, divertenti e coinvolgenti. In pratica, per quello che i giornali hanno offerto per 400 anni, e continuano ad offrire, su piattaforme emergenti e su quelle esistenti, indipendentemente dal modo con cui viene diffuso”.

Il Rapporto World Press Trends include dati provenienti da più di 70 paesi, che rappresentano oltre il 90 per cento del valore globale di tutto il settore.

Mentre i giornali attirano una parte significativa dell’ insieme del pubblico internet, la più grande sfida per gli editori continua ad essere come aumentare il coinvolgimento del pubblico sulle piattaforme digitali. Mentre il 46% della popolazione digitale visita i siti web dei giornali, questi ultimi costituiscono una piccola parte del consumo totale di Internet, con solo il 6% di visite totali, lo 0,8% delle pagine viste e l’ 1,1% del tempo totale speso sulle piattaforme digitali.

I giornali hanno cominciato a lavorare per aumentare il tasso di coinvolgimento e lo stanno facendo in diversi modi, che l’ indagine elenca:

• Aumentando la loro presenza sui social media per interagire con il pubblico e costruire i loro brand;
• Promuovendo il materiale il materiale in uscita e fornendo incentivi attraverso il database marketing;
• Migliorando la navigazione nel sito e ristrutturando le pagine basandosi sugli interessi del pubblico per favorire l’aumento di pagine viste;
• Sviluppando la conoscenza analitica del pubblico sulla base delle visite precedenti per migliorare la loro esperienza di lettura e aumentare il tempo dedicato.

” C’ è ancora molto da fare, ma la buona notizia è che ci sono le prove che si stanno facendo progressi”, ha aggiunto Kilman. “Ed è essenziale per la nostra industria continuare a riunirsi per scambiare idee, imparare ciò che gli altri stanno facendo, trovare ispirazione su cosa si può fare in modo che, alla fine, si possa continuare a fornire una informazione giornalistica accurata e credibile, le notizie di cui i cittadini hanno bisogno, e per cui da tanto sono ricorsi a noi, per prendere delle decisioni consapevoli in una società democratica’’.

“Questo è l’obiettivo finale e la sfida – ha aggiunto – I vostri successi, e le vostre sconfitte, avranno un impatto profondo non solo sulle vostre aziende attuali, ma sui vostri figli, sulla forma della società nel futuro”.
L’indagine ha inoltre rilevato:

• La televisione continua a mantenere la quota maggiore dei ricavi pubblicitari globali, con il 40,1%, seguita da internet con 20,7%, i quotidiani al 16,9%, i magazine con il 7,9%, quella ‘’outdoor’’  con il 7%, la radio con il 6,9%, e cinema con lo 0,5% .

• Il valore del settore dei quotidiani è di 163 miliardi di dollari l’ anno di ricavi da vendite e pubblicità, in confronto al fatturato del’ editoria libraria, pari a 102 mld, agli 87 mld di ricavi nel cinema e ai 50 miliardi di fatturato nel campo musicale.

• A livello di continenti, il 36% del valore di mercato dei giornali è in Asia, il 34% in Europa, Medio Oriente e Africa, il 21% in Nord America e il 9% in America Latina.

• Mentre le vendite dei giornali nelle edicole sono scese del 26% dal 2008, quelle attraverso abbonamento sono cadute solo dell’ 8%, un dato che indica una maggiore fedeltà e relazioni più forti con i lettori abbonati.

Ma ecco qui sotto, riprese da Lastampa alcune delle tabelle ricavate dai dati del Rapporto:

 

 

 

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