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La piramide della competenza giornalistica (Poynter Institute)

Cosa deve sapere un neo-giornalista, una volta uscito da università e scuole di formazione? E come definire nello specifico la “competenza giornalistica”?

 

Domande più importanti che mai nell’era digitale, e intorno a cui ruotano le molteplici attività del trentennale Poynter Institute di St. Petersburg (Florida).

 

Le risposte sono esplicitate nell’ omonima piramide, le cui basi vennero gettate nella preparazione della prima conferenza dell’ Istituto nel febbraio 1998.

 


 
Ampiamente rivista per i nostri giorni, la struttura include 10 ‘mattoni’, e nella fondamenta troviamo capacità di giudizio e di storytelling, approccio critico e prove concrete.  Al centro rimane la tecnologia mentre al vertice, appena sopra cultura e senso civico, compaiono la mission e lo scopo dell’ impegno giornalistico (cioè il codice etico).

 

Come sintetizza Roy Peter Clark, veterano del Poynter Institute e affermato professionista, «la nostra (o forse meglio la “mia”) possibile risposta è che una delle virtù più importanti nel giornalismo contemporaneo è la versatilità. Ciò non vuol dire che il giornalista dev’ essere un esperto in tutti questi campi, ma deve saper ‘parlare’ con tutti i colleghi delle varie discipline e ‘senza accento’. Competenza non è sinonimo di abilità».

 

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