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Il bello e il brutto dei nuovi (grandi) siti di informazione Usa

Negli ultimi tempi c’ è stata una notevole effervescenza in campo digitale negli Stati Uniti e sono nati diversi, importanti, siti di informazione (anche se qualcosa non riesce a funzionare, come il Progetto Thunderdome).

Digiday ha chiesto ad alcuni grafici esperti di media un giudizio su cinque di essi e sulla loro impostazione, sia dal punto di vista grafico che per la efficacia nella presentazione dei contenuti.

 

Quello più apprezzato sembra l’ ultimo in ordine di nascita, Vox. Ecco le cinque schede.

 

1. Vox

 

E’ l’ ultimo in ordine di apparizione (è partito domenica scorsa) ed è stato messo a punto da Ezra Klein, ex del Washington Post, autore di un fortunato blog di politica, Wonkblog.

 

Klein ha promesso una versione next-gen delle notizie, combinando la tecnologia multimediale di Vox con un giornalismo molto esplicativo. Il sito – commenta Dididay – risulta immediatamente accessibile con le sue slide in stile Wiki che spiegano argomenti complessi come l’ Ucraina o Bitcoin. Questi ‘’cartelli’’ si adattano bene agli smartphone, con cui probabilmente molti dei lettori accedono al sito. Joe Zeff, fondatore di Joe Zeff Design, dice che il sito lo fa sentire “intelligente”. “Vox fa un ottimo lavoro per imporre l’ identità della testata, indipendentemente dal fatto se ti piace il giallo brillante o un carattere tipografico ornato’’, ha detto. “Posso immaginare una serie infinita di cartelli che mi aiutano a capire un sacco di cose”.

 

2 . FiveThirtyEight

Il nuovo sito di giornalismo data-driven messo su da Nate Silver ha avuto giudizi contrastanti. Qualcuno ha criticato la mancanza di una (chiara) ideologia e qualcun altro ha detto che esso era troppo inaccessibile per il lettore  occasionale (ma troppo ‘’leggero’’ per quello esperto). Per quanto riguarda il design, l’ inserimento dei feed di Twitter nella colonna accanto agli articoli è discutibile dal punto di vista dell’ uso dello spazio e poi ci vuole un sacco di scrolling per arrivare al pezzo che si cerca. Ma c’ è anche del buono da dire. Anche se sembra un po’ freddo, il look è semplice e la home page consente di vedere un sacco di roba in un solo colpo d’ occhio.  “Non ci sono stronzate … è accessibile e leggibile “, secondo Joe Stewart, di Work & Co

 

 

3 . The Intercept
Il primo sito di First Look Media, che fa capo al fondatore di eBay, Pierre Omidyar, è animato da Glenn Greenwald, ex commentatore del Guardian, che prevede di utilizzarlo come una piattaforma che controlli governi e grandi corporation. Nonostante un mandato così pesante, il sito, lanciato a febbraio, somiglia sorprendentemente a un blog classico, essenziale, con un articolo sopra l’ altro. Ma i titoli molto grandi non fanno al sito un buon favore. ‘’Se pensi a quanto devono lavorare i tuoi occhi, è proprio una fatica’’, commenta Stewart .

 


4 . Re / code

Walt Mossberg e Kara Swisher hanno fondato questa nuova testata di informazione sulla tecnologia sulle ceneri di All Things D, che il Wall Street Journal ha chiuso all’ inizio di quest’ anno. Il sito, progettato da Sub Rosa, riesce a raccontare bene al lettore cosa c’ è di nuovo e di importante. Ma l’ uso pesante di linee e caratteri piccoli lo rende difficile da leggere . “Sembra una macchinetta di gomme masticanti’’ dice Zeff . “Tutto ha la stessa dimensione e la stessa forma, e il risultato è che uno non sa dove guardare per cominciare”

 

5. The Information
Il sito di tecnologia creato dall’ ex reporter del Journal Jessica Lessin  ha suscitato molto scetticismo, tanto che qualcuno si chiedeva come avrebbe fatto a convincere la gente a pagare un pesante abbonamento annuo, 399 dollari. Nonostante il prezzo premium, i contenuti del sito non sembrano all’ altezza. Se si può apprezzare il design pulito scelto da Upperquad di San Francisco, alcuni dicono che la sua presentazione tipo-blog e la sua linea da illustrazioni stock art ne comprometterà gli obbiettivi editoriali. « Non riesco a immaginare gente che arriva sul sto e dice: ne avevo proprio bisogno” ha detto Kevin Kearney , CEO di Hard Candy Shell.

 

 

Digiday propone di votare per uno dei cinque siti: abbiamo partecipato scegliendo Vox e in quel momento (h16 del 9 aprile) la classifica era questa:

 

 

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