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Giornalismo: studio sulla formazione accademica in Spagna

Prima che gli insegnanti o i mezzi che mettono a disposizione le università, è il programma di studio l’ elemento più importante per migliorare la formazione e la carriera di un giornalista. E’ una delle principali conclusioni dello studio ‘’Il giornalista e la sua formazione’’ (qui il PDF), diffuso nei giorni scorsi in Spagna e realizzato dal Centro studi Benito Berceruela nell’ ambito del Corso di giornalismo sociale organizzato dalla Fondazione del Rey Juan Carlos University in collaborazione con Servimedia.

 

Lo studio ha messo in rilievo come la formazione accademica ricevuta sia il dato a cui viene assegnato il valore più rilevante (3,2 punti in media, in una scala 0-5), seguita dagli insegnanti (3 punti); mentre gli strumenti a disposizione degli studenti e, soprattutto, il piano di studi seguito ottengono risultati più bassi (2,9 e 2,6 punti, rispettivamente).

 

Inoltre – aggiunge il sito spagnolo 233grados – , alla domanda su quale sia la generazione di giornalisti migliore, la minoranza opta per quelle più recenti, mentre la maggioranza è convinta che i migliori sono quelli che si formano negli anni Ottanta (37 per cento) e Novanta (20,7 per cento).
Un altro elemento che la ricerca ha rilevato è  la necessità di una maggiore collaborazione tra il mondo accademico e il mondo del lavoro. Lo sostengono il 73,7% degli intervistati. Lo studio segnala anche che molti ritengono ‘’poco pratica’’ la formazione accademica dei futuri giornalisti, ma che chi auspica una maggiore correlazione fra università e aziende sottolinea la necessità che gli studenti non si trasformino in manodopera a basso costo.

 

Infine da segnalare che il 69% del campione crede che l’ essenza del giornalismo sia cambiato negli ultimi tre decenni, cosa che, secondo lo studio, ‘’impone di analizzare in che senso questo cambiamento si è verificato”.

 

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