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Vajont, un crowdsourcing della memoria civile

Il Corriere delle Alpi ha creato un memoriale della tragedia del Vajont, con una particolarità: ognuna delle 1.910 persone che vi persero la vita è stata inserita in un data base con una propria scheda.

Il data base è consultabile secondo diversi parametri, ma – specialmente – è aperto ai contributi dei parenti, degli amici e dei conoscenti per ricostruire per quando possibile la storia e la vita di ciascuno.

 

‘’E’ la bellezza del digitale – commenta Mario Tedeschini Lalli -: non più solo numeri aggregati, ma elementi discreti – in questo caso persone! – che assumono significato… un crowdsourcing della memoria civile’’.
Ogni aiuto a pubblicizzare e far circolare questa iniziativa, spiegano al Corriere delle Alpi, aiuterà la costruzione del memoriale.

 

C’ è un altro elemento importante, dal punto di vista del giornalismo – osserva ancora Tedeschini Lalli – : è un esempio di “data journalism” da parte di testate tradizionali che si aprono alla comunità, ma è anche un esempio di “open data”. L’ intero database è infatti scaricabile da chiunque per essere riutilizzato.

 

Intorno al memoriale vero e proprio – cioè il database – c’è anche un bello speciale giornalistico, che ovviamente ha la storia di Tina Merlin in primo piano.

La caratteristica particolare di questo speciale è che non si tratta solo di un insieme di articoli in sezioni, ma di informazioni inserite in una matrice contenutistico-temporale: l’ utente può cioè seguire un’unica storia nei suoi diversi elementi cronologici, oppure scegliere di seguire “orizzontalmente” tutte le storie in una determinata fase cronologica, leggere cioè tutto quello che accade “Prima”, “Durante”, “Dopo” e ciò che accade oggi.

 

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