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J’aime l’info, una piattaforma di crowdfunding per le testate online

Nata due anni fa grazie a una sovvenzione dello Stato, J’aime l’info è una piattaforma di crowdfunding destinata alla raccolta di fondi per finanziare la stampa on line indipendente. Ad oggi vi aderiscono 130 siti e blog di informazione.

 

Nel 2012, una trentina di loro hanno raccolto quasi 100.000 euro, in gran parte versati da imprese. Ma non mancano i problemi.

 

di Andrea Paracchini

 

I siti di crowdfunding per freelance interessati a finanziare un progetto multimedia o un reportage non mancano e nuovi ne nascono. Ma una piattaforma che permetta ai lettori di finanziare il loro media on line preferito è cosa più rara.

 

E’ questa la missione di J’aime l’info, sito lanciato nel marzo del 2011 da Laurent Mauriac, direttore generale e fondatore del pure-player francese Rue89, e dallo Spiil, il sindacato della stampa indipendente di informazione on line.

 

Nuove forme di finanziamento partecipativo

 

Creato grazie ad una sovvenzione dello stato, J’aime l’info è oggi un’associazione indipendente senza scopo di lucro che si finanzia attraverso una commissione del 10% su ogni contributo. Lo statuto associativo consente di offrire ai donatori la possibilità di dedurre una parte dei loro doni (cosa che non sarebbe possibile se questi fossero versati direttamente ai media). Così accade che chi sostiene titoli della stampa riconosciuti d’ informazione politica e generale (IPG) beneficia di una riduzione fiscale pari al 66% del montante donato.

 

Non tutte le testate iscritte alla piattaforma beneficiano però di questo statuto. Anzi, proprio per mantenere le sue porte aperte ai blog, J’aime l’info non richiede un’ attestazione della Commission paritaire des publications et agences de presse (il registro francese delle pubblicazioni). I siti devono semplicemente rispondere a pochi criteri: produrre regolarmente informazione originale, inchieste e analisi e possedere un editore la cui ragione sociale sia la produzione di informazione.

 

Possono ugualmente iscriversi le testate che dispongono di una pubblicazione cartacea a patto di dimostrare che il loro sito non è la semplice riproposizione dell’ edizione cartacea.

 

 

Risultati positivi ma non entusiasmanti

 

Nel 2012, 33 dei 143 siti e blog (erano 80 alla creazione) iscritti alla piattaforma hanno ricevuto un dono sulla piattaforma da parte dei loro lettori. Le somme versate hanno raggiunto i 14.411 €, pari a otto volte l’importo raccolto durante l’ anno precedente. Il numero dei donatori è tuttavia sensibilmente calato rispetto al 2011, passando da 226 a 142.

 

Laurent Mauriac analizza così la performance della piattaforma:


“I siti che hanno ottenuto i risultati migliori sono quelli che hanno saputo mobilitare i loro lettori e la loro comunità sul web, costruendo vere e proprie campagne di finanziamento partecipativo”
.

E’ il caso ad esempio del mensile ecologista Terra Eco o del sito Causeur.fr. Lionel Halfon, direttore marketing di quest’ ultimo spiega:

 

“Grazie a J’aime l’info abbiamo potuto raccogliere quasi 7.500 € da settembre a oggi. Non è una somma colossale, ma è abbastanza per aiutarci a funzionare”

 

Il finanziamento opaco delle imprese

 

Non tutti i doni ricevuti da Causeur.fr sono tuttavia passati attraverso la piattaforma: dal 2012 J’aime l’info permette infatti ai donatori che intendono versare importi superiori ai 1.000 euro di inviarli tramite assegno o bonifico all’associazione che gestisce la piattaforma.

 

Laurent Mauriac giustifica così questa novità:

 

“Si trattava di rispondere a una richiesta da parte di alcuni siti che volevano in particolare poter ricevere dei doni di un importo elevato da parte di imprese”

Il numero di imprese è in effetti esploso fra il 2011 e il 2012 passando da 2 a 52, per un totale di doni raccolti schizzato da 3.100 a 85.520 euro.

 

L’ importo complessivo degli aiuti riversati da J’aime l’info ha così sfiorato nel 2012 i 96.000 euro. Un apporto di finanziamento complementare coerente con la visione del mercato della stampa sostenuta dallo Spiil e con la sua avversione al finanziamento pubblico. Ma che suscita qualche perplessità per la scarsa trasparenza. Non esiste infatti un registro dei donatori, e la tabella con l’ ammontare dei doni versato ad ogni testata (che LSDI aveva chiesto di consultare) non è pubblica. Senza contare che questi contributi non danno luogo a una contropartita visibile dal lettore, come nel caso di una pubblicità o una sponsorizzazione. Finché le somme in gioco restano ridotte, nessun problema. Ma che ne sarebbe della rigorosa indipendenza che ha decretato il successo dei tanti siti iscritti alla piattaforma – Mediapart in testa – se al finanziamento pubblico si dovessero sostituire le generose elargizioni di imprese private?

 

 

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