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Il sorriso di Hollande e l’ Afp: ma allora la caricatura fotografica esiste!

L’ AFP ritira dal circuito una foto del presidente francese Hollande dopo che la Rete l’ aveva ampiamente ripresa e diffusa caricandola di valenze satiriche  e caricaturali. Sulla vicenda una interessante riflessione di André Gunthert, coordinatore di Culture Visuelle.

Piuttosto che un errore di distrazione da parte dell’ agenzia, ‘’bisogna probabilmente parlare di un problema di interpretazione. La vocazione caricaturale di una immagine fotografica  è una questione di lettura e di contesto, e la didascalia iniziale dell’ AFP mostra che questo potenziale non era stato identificato’’, spiega Gunthert. Aggiungendo:  ‘’E’ la ri-diffusione dell’ immagine e l’ accumulazione di commenti sprezzanti nella Rete che ha messo in evidenza la sua componente satirica’’.

Poi, il ritiro della foto non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco.

 

 

Avremmo fatto meglio a non eliminare quella foto visto il buzz che la nostra decisione ha scatenato, hanno commentato mercoledì pomeriggio i dirigenti dell’ AFP, l’ agenzia di stampa francese, dopo il clamore suscitato dal ‘’mandatory kill’’ decretato contro una foto del presidente Hollande colto con una espressione particolarmente ridicola e imbarazzante (e quindi politicamente inopportuna) in occasione della presentazione della rentrée, il ritorno a scuola,  in un istituto del Nord della Francia.

 

Si tratta di una fotografia scattata da Denis Charlet, che – racconta ora Culture Visuelle in una riflessione dedicata specificamente alla vicenda – gli addetti al reparto fotografico dell’ AFP hanno lasciato passare in rete nonostante che il sorriso del presidente si contorcesse in una brutta smorfia. L’ aria ridicola di Hollande in smiley viene immediatamente annusata da qualche frequentatore di twitter e da alcuni siti che ne  approfittano per un rilancio caricaturale dell’ immagine presidenziale, spingendo quindi l’ agenzia a ritirare l’ immagine in serata, assieme a un “mandatory kill” in cui invitava i propri clienti a fare altrettanto.

 

Non ci mancava altro per scatenare un “effetto Streisand“, in pratica un aumento di rilievo per una cosa che invece si voleva nascondere.  E la Rete ha ampiamente commentato, facendolo diventare un avvenimento mediatico, il ritiro della foto. Arrivando a denunciare persino una censura su ordine di una autorità fiacca e incapace di farsi rispettare, tutte le occasioni sono state buone per riprodurre quell’ immagine, diffondendola in maniera virale.

 

La decisione del ritiro dal circuito di quella immagine – aggiunge André Gunthert – porta una conferma preziosa: quella dell’ esistenza della caricatura fotografica, genere dall’ esistenza problematica. Come afferma Philippe Massonnet, dell’ AFP: “si decide di pubblicare una fotografia per il suo valore informativo, mai per la sua violenza o, nel caso, per la carica di ridicolo che essa può determinare”.

 

In realtà, secondo Culture Visuelle, il ritratto fotografico, che non ha alcun valore informativo all’ infuori dell’ attestazione di presenza, è molto spesso utilizzato per editare un articolo. Ci viene da ricordare, ad esempio, la lunga serie di prima pagine dedicate al processo a DSK, in cui l’ espressione del viso dell’ imputato era sistematicamente scelta per rappresentare l’ evoluzione della vicenda. Così come la riprovazione morale suscitata dalle affermazioni xenophobe di Nicolas Sarkozy dopo il discorso di Grenoble era stata spesso illustrata attraverso l’utilizzo di una smorfia o  di una allusione al saluto nazista.

 

 

Ma questo trucco iconografico non viene ammesso pacificamente dai professionisti, che non amano la sottolineatura dei trucchi e degli effetti, in contraddizione con la rivendicazione di neutralità ed oggettività del genere. Più ancora – continua Gunthert – la caricatura fotografica, usata volentieri dalle testate satiriche o militanti, non fa parte delle pratiche ammesse dai media di informazione. Format e generi sono strettamente delimitati:  Le Monde non potrebbe impunemente ricorrere a un trattamento satirico in stile Canard enchaîné.  Ed è per questo che eventuali scarti rispetto alla regola, voluti sulla base di una scelta editoriale, comportano udelle smentite risentite – o un silenzio imbarazzato.

 

Genere non ammesso, la caricatura fotografica prospera negli archivi specializzati. Mentre uno scatto sbagliato in passato veniva gettato, ora viene accuratamente archiviato per una riutilizzazione successiva, in attesa di qualche occasione che consentirà di sfruttare questa risorsa preziosa.

 

 

La messa in rete di Hollande in smiley inizialmente era parsa un errore di distrazione. Bisogna invece interpretarla come una mancanza di autorità del potere, come suggerisce Bruno Roger-Petit, secondo cui una disavventura del genere non sarebbe mai capitata a Nicolas Sarkozy? Basta però una rapida verifica – precisa Gunthert – per trovare numerosi ritratti poco lusinghieri dell’ ex presidente nell’ archivio dell’ agenzia, che non è quindi così scrupolosa come pensa l’ editorialista del Nouvel Obs.

 

Il problema non è quindi quello di un rispetto presidenziale imposto forzosamente ai media, secondo il filo rosso di una tradizione di tipo monarchico. Il presidente dopo tutto non è che un  people come un altro – osserva Gunthert – e può quindi essere tranquillamente vittima della critica. D’ altro canto la caricatura visiva è un’ arma la cui potenza non può essere utilizzata senza giustificazioni e senza tatto.

 

Piuttosto che un errore di distrazione, bisogna probabilmente parlare di un problema di interpretazione. La vocazione caricaturale di una immagine fotografica  è una questione di lettura e di contesto, e la didascalia iniziale dell’ AFP mostra che questo potenziale non era stato identificato  («In occasione di una visita alla scuola Michelet a Denain, il 3 settembre 2013, François Hollande sorride, presiedendo una tavola rotonda sulla riforma dei ritmi scolastici messa a punto dal governo»). E’ la ri-diffusione dell’ immagine e l’ accumulazione di commenti sprezzanti che ha messo in evidenza la sua componente satirica.

 

La reazione del ritiro della foto dal circuito attesta nello stesso tempo che la France Presse riconosce l’ uso caricaturale del ritratto e che lo ritiene inappropriato o prematuro.  Meno coinvolgente sul piano politico, la confessione è più interessante sul piano mediatico – conclude Gunthert – . E’ il contesto generale e le difficoltà incontrate in questo momento da Hollande che spingono l’ agenzia a rifiutare l’ accusa di gettare benzina sul fuoco. Ma non era il momento di aggiungerne altra.  Come dire, che iella.

 

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