Il NYT alla ricerca della massima profondità di narrazione giornalistica

NYT

Per oltre un anno una giornalista e una fotografa hanno seguito per il  New York Times la vita di Desani, una ragazzina americana di 11 anni che sopravvive con i suoi sette fratelli e i genitori tossicodipendenti in uno scalcinato e drammatico asilo per senzatetto di Brooklyn, realizzando – con la collaborazione di altre 18 persone –Invisible Child,  un altro, grande esempio di  snowfalling.

 

Ormai è così che – racconta Mario Tedeschini Lalli sul suo Giornalismo d’ altri – viene definito il nuovo genere di narrazione giornalistica multimediale che il NYT ha inaugurato poco meno di un anno fa con Snowfall  e proseguito poi con altre produzioni (come A Game of Shark and Minnow ,ottobre scorso). Si tratta di un nuovo tipo di prodotto giornalistico digitale, diverso da quelli del web classico, e adatto probabilmente ai tablet, che il quotidiano americano sta cercando di mettendo a punto.

 

E che, osserva Tedeschini Lalli, non coincide con l’ idea ‘’scoopistica’’ del giornalismo di inchiesta come lo intendiamo correntemente.

 

Invisible Child racconta la vita di una dei 22.000 bambini senza casa della città di New York, il numero più alto dai tempi della Grande Depressione. Comincia  dai primi giorni di scuola in prima media della ragazzina e finisce con il primo mese della seconda media (settembre 2012-settembre 2013).

 

Tedeschini  Lalli analizza l’ esperimento segnalando le novità tecnologico/narrative che esso propone e  riconoscendo comunque anche le ‘’costanti del grande giornalismo d’ inchiesta americano’’.

 

In particolare, secondo Tedeschini Lalli:

 

  • Il tema dimostra come “giornalismo d’inchiesta” non voglia dire per forza solo grandi notizie e grandi scoop: questa è una storia “qualsiasi”, esemplificativa di tante altre storie simili. Raccontata da vicino.
  • E’ sempre più evidente che il New York Times sta raffinando i suoi strumenti e stabilendo una organizzazione del lavoro per produrre un numero sempre maggiore di “racconti multimediali” che escono dagli schemi classici del sito web. Sono probabilmente destinati a nuovi prodotti digitali, per esempio sotto forma di applicazioni per tablet.
  • La straordinarietà dell’impresa non sta tuttavia negli strumenti tecnici adoperati, quanto nel lusso che una testata come il New York Times si permette di investire tanto tempo e tante risorse in un giornalismo originale che fa la differenza.
  • Questo lusso, abituale in certe grandi testate internazionali da ben prima del digitale, è ciò che è indotto ad invidiare  chi è cresciuto in culture professionali che rintengono di non poterselo permettere. Non le tecnologie.