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Fotogiornalismo: il problema delle immagini senza contesto

La foto di un soldato francese in azione nel Mali con la maschera di un teschio sul volto, che sembra imitare uno dei personaggi del popolare videogioco di guerra  ‘Call of Duty’, ha scatenato polemiche e proteste.

La foto , scattata il 20 gennaio da un reporter  della France Presse, Issouf Sanogo,  ha fatto il giro dei social network, soprattutto in Francia, suscitando soprattutto la preoccupazione che quell’ immagine potesse essere politicamente negativa per la Francia, come osserva 233grados.com.

 

 

“La maschera è una sorta di talismano con cui si sfida la morte. Quel soldato ha riprodotto un simbolo inscritto nell’ inconscio collettivo che sembra dire: sono lo sterminatore, non ho paura di niente’’, ha commentato su le Monde uno specialista in terrorismo, François Bernard Huyghe, precisando che quella immagine potrebbe ‘’essere sfruttata dalla propaganda yihadista”.

 

Mentre nell’ esercito stanno indagando per individuare il militare che indossa quella maschera, il portavoce delle forze militari francesi imepgante nel paese africano, il colonnello Thierry Burkhard, sostiene comunque che quella immagine ‘’non è assolutamente rappresentativa dell’ azione della Francia in Mali’’.

 

Una ‘’assoluzione’’ per il soldato viene da un blog dell’  AFP in cui l’ autore dello scatto ha spiegato che la scena si era svolta in maniera casuale e innocente. ‘’In quel momento un elicottero che stava atterrando aveva alzato grandi nuvole di polvere (foto sotto, ndr) … e istintivamente tutti i soldati presero le loro sciarpe per coprirsi bocca e naso. Vidi che uno di loro si era messo uno strano panno e scattai la foto.  In quel momento – continua Sanogo – non c’ era nulla di particolarmente inusuale  o sorprendente. Il militare non era in posa, non c’ era niente di organizzato. Stava lì proteggendosi il viso dalla polvere e nessuno mi impedì di scattare quella foto’’.

 

 

Sanogo ritiene che quanto è accaduto con quella immagine sia un esempio della ‘’influenza dei media’’ e sottolinea quindi l’ importanza che le foto giornalistiche siano accompagnate da una didascalia che ‘’spieghi il contesto’’ e ‘’riduca la polisemia dell’ immagini’’.

 

Insomma, tutto il contrario di quello che è successo in questo caso con la diffusione dell’ immagine sulle reti sociali.

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