Deontologia e valore della persona al centro dell’ impegno della stampa cattolica

Ucsi-copLa stampa cattolica ha svolto, da sempre, un ruolo estremamente importante nel variegato mondo del giornalismo italiano: la sua presenza e il suo radicamento sul territorio sono elementi che la caratterizzano sin dalla nascita e che ne hanno fatto, negli anni, anche la fortuna.
 
Una fitta rete di giornali locali che ha rappresentato, e in alcuni casi rappresenta tuttora, l’unica fonte di informazione in grado di raccontare gli avvenimenti di una determinata zona che, per ragioni diverse, non trovano spazio sulla stampa nazionale.

 

 
Da più di 50 anni l’ UCSI – Unione Cattolica Stampa Italiana (www.ucsi.it) -, è l’associazione cattolica che riunisce giornalisti e comunicatori professionali.

 

All’articolo 1 del suo Statuto si legge infatti che “l’UCSI è un’Unione professionale ed ecclesiale che trova ispirazione nel servizio alle persone, nel Vangelo e nel Magistero della Chiesa”. Una storia, quella dell’ Ucsi, nata intorno ai grandi cambiamenti e alle grandi domande che il Concilio Vaticano II ha posto al mondo cattolico, ma non solo.

 

Un’ epoca di grandi cambiamenti all’interno della Chiesa che ha generato questa associazione di professionisti la quale, dopo una fase di politicizzazione, è riuscita a crearsi un proprio spazio autonomo all’ interno del quale perseguire quelli che sono i propri scopi dichiarati, cioè, tra gli altri, “elevare il livello spirituale, morale, culturale e professionale dei soci” e “promuovere la loro attiva testimonianza cristiana tra gli operatori della comunicazione, favorendo l’applicazione di principi di deontologia professionale e di salvaguardia della persona umana”.

 

Importante, dal punto di vista del giornalismo, la necessità dell’ Ucsi di contribuire “allo sviluppo di una cultura e di un’ etica della comunicazione, mediante la formazione e interventi diretti a stimolare la gestione dei mezzi di comunicazione in un’ottica di responsabilità e di conoscenza, al servizio del sistema dei media e del sistema paese”. Tra le ultime novità dell’ Ucsi molto importante è quella introdotta nel 2012 che sancisce la possibilità di aderirvi da parte di “tutti coloro che si occupano di comunicazione a livello professionale, anche come oggetto di studio e ricerca, e anche se non sono iscritti all’Ordine dei Giornalisti”.

 

Un scelta che, come spiega Andrea Melodia, presidente dell’ Unione Cattolica Stampa Italiana intervistato da Lsdi, rappresenta una piccola rivoluzione che deriva da uno sguardo lucido e attento verso il mondo della comunicazione, un mondo in continua evoluzione e cambiamento che, per forza di cose, non può più avere dei limiti e paletti prefissati, ma che, anzi, richiede un approccio “unitario e ad ampio spettro sui fenomeni comunicativi, anche per preservare la qualità dell’informazione sui vecchi e sui nuovi media, le cui connessioni sono ogni giorno più fitte”.

 

 

Ucsi1Intervista a cura di Fabio Dalmasso

 

Presidente Melodia, qual è la storia dell’Unione Cattolica Stampa Italiana?

 

L’ Ucsi è nata 54 anni fa, infatti stiamo per festeggiare i 55 anni della fondazione. È nata come Organizzazione Giornalistici Cattolici nel periodo del Concilio Vaticano II,  nell’epoca delle grandi novità conciliari. In una prima fase l’ Organizzazione è stata molto importante proprio in relazione a quello che stava avvenendo con il Concilio. È seguita una fase più politicizzata con Flaminio Piccoli come presidente. Tale fase è stata successivamente superata, in modo deciso: adesso, infatti, per Statuto, è stata fissata l’ incompatibilità delle cariche all’ interno dell’ Ucsi con attività politiche. Il rilancio di questi ultimi dieci anni è legato ai temi dell’ etica professionale e della formazione.

 

Dal 2012 avete aperto le porte anche ai non iscritti all’ Ordine dei Giornalisti…

 

 Esatto, si è trattato di una decisione presa in un’ ottica in grado di abbracciare l’ attività professionale della comunicazione in senso generale, perché sui temi dell’ etica, soprattutto, questo ampliamento di orizzonti è inevitabile data la sempre più sovrapposizione di ruoli e confini incerti. Per fare parte dell’ Ucsi il limite è solo l’attività professionale nel campo della comunicazione, non abbiamo altri limiti, anche se la maggioranza degli iscritti è ancora formata da giornalisti iscritti all’ Ordine.

 

Quanti sono gli iscritti all’Ucsi?

 

Il numero degli iscritti varia a seconda degli anni, direi comunque che sono circa 3.000.

 

L’ Ucsi sottolinea spesso l’ importanza, soprattutto per i giovani comunicatori, della consapevolezza e della competenza: cosa significano per voi questi due termini?

 

 Competenza significa fondamentalmente conoscenza dei linguaggi specifici, conoscenza dei meccanismi delle varie forme di comunicazione. Un approccio con la formazione classica che noi perseguiamo anche attraverso i nostri corsi e la scuola nazionale di Fiuggi. Per quel che riguarda la consapevolezza dei problemi si tratta di un percorso di maturazione etico – professionale, cioè rendersi conto della rilevanza delle professioni che si svolgono, sempre nell’ambito della comunicazione, rispetto alla società, al bene comune, al politica e alla democrazia. Un vero e proprio percorso di maturazione e consapevolezza.

 

 

Tra le vostre iniziative c’è la scuola nazionale di Fiuggi, “rivolta ai giovani giornalisti e a quanti sono interessati ad un approccio etico e competente alla professione”, e l’Osservatorio di Mediaetica.

 

Si, stiamo lavorando su un progetto molto importante che è l’Osservatorio di Mediaetica: si tratta di un percorso, o meglio, di una serie di percorsi di natura tematica che affrontiamo attraverso riunioni periodiche con un gruppo di lavoro abbastanza ampio che è ancora in via di radicamento e completamento e al quale vengono invitati anche i non cattolici in quanto è nostro desiderio confrontarci con tutto il mondo professionale. Un percorso di ricerca tematica, di confronto con quello che avviene all’ estero sui temi riguardanti l’ etica dei media, ma anche, in alcuni casi, convegni, e soprattutto sostegno alle attività editoriale che svolgiamo attraverso la rivista “Desk” e la collana dei “Libri di Desk”.

 

 

 Ucsi2Che cos’è la rivista Desk?

 

 “Desk” è una rivista che, da un anno a questa parte, è diventata monotematica e nella quale affrontiamo sostanzialmente temi legati ai percorsi di ricerca che svolgiamo. Abbiamo fatto numeri sul servizio pubblico, un tema importante legato alla sua salvaguardia e alla sua rimotivazione; sull’ informazione politica, anche con un convegno presso la Federazione Nazionale della Stampa nella scorsa primavera; un numero poi sull’ informazione religiosa e ora ne stiamo preparando uno sull’ intrattenimento e il gioco come servizio al pubblico, un tema abbastanza anomalo rispetto al mondo giornalistico, ma comunque interessante, e un altro invece più classico su come cambia l’ informazione all’epoca della rete.

 

Abbiamo poi un’altra serie di temi che ci stanno molto a cuore sui quali ci promettiamo di lavorare: tra i molti posso citare le regole della professione e l’ Ordine dei Giornalisti, un tema sul quale stiamo preparando un libro di Francesco Occhetta, nostro consulente, gesuita di “Civiltà Cattolica”, relatore alla celebrazione dei 50 anni dell’ Ordine qualche mese fa in Senato, una persona quindi di cui è riconosciuta la competenza e la lungimiranza su questi problemi anche al di fuori del mondo cattolico; poi legalità e informazione, visto che noi abbiamo un rapporto con Libera Informazione (www.liberainformazione.org), la struttura sull’ informazione nell’ambito di Libera; e ancora donne e media; tutela dei minori; pubblicità, produzione di fiction in Italia, informazione medico-scientifica; ruolo delle relazioni esterne e degli uffici stampa. Temi importantissimi. Forse ci può essere il rischio di un ingolfamento perché non si può fare tutto, siamo consci dei nostri limiti, ma speriamo di dare vita ad attività di ricerca e dare loro un minimo di continuità, fare cioè un tentativo per professionalizzare questi percorsi creando nuclei di persone che, in modo continuo, li seguano, coinvolgendo in questo anche le sedi regionali dell’Ucsi alcune delle quali hanno competenze specifiche su questi temi.

 

Un altro aspetto importante è il nuovo portale dell’Osservatorio di Mediaetica, che è ancora in fase di lavoro, ma che sarà attivo in futuro e che intendiamo fare crescere come portale presente anche nei social network proprio per diffondere questi temi e creare un dibattito anche con il pubblico.

 

 

Voi collaborate all’ elaborazione del Rapporto sulla Comunicazione, di cui è uscito, pochi giorni fa, l’11ª edizione (https://www.lsdi.it/2013/l-evoluzione-digitale-della-specie-all-insegna-della-biomedialita/): secondo lei dove sta andando la comunicazione?

 

 

La comunicazione sta andando verso un mondo in cui tutti comunicano, ma in cui c’è sempre più bisogno che ci sia in mezzo qualcuno che lo faccia professionalmente, con le competenze necessarie, anche dal punto di vista etico. Ho l’impressione che ci siano in giro troppi professionisti che si muovono con un po’ di faciloneria. Secondo me uno dei limiti seri della società italiana è quello di avere una comunicazione non strutturata secondo metodi che ne garantiscano un minimo di salvaguardia qualitativa: abbiamo editori che fanno altri mestieri prima di fare l’ editore, abbiamo un servizio pubblico radio-televisivo troppo politicizzato e troppo privo di autonomia e che, quindi, attraversa una sorta di dequalificazione professionale che negli ultimi anni risulta abbastanza evidente, anche se ci sono segni di ripresa. Ritengo che tutto questo porti alla creazione di una società che non è molto pronta alla modernità.

 

 

E in tutto questo qual è il ruolo della stampa cattolica?

 

La stampa cattolica, in questo momento, sta facendo un buon lavoro, soprattutto per quel che riguarda il rapporto con il territorio. È in una fase di trasformazione e di crescita per quel che riguarda gli aspetti nazionali e generali che sono importanti. Una fase di trasformazione che caratterizza un po’ anche tutta la Chiesa.